Ieri è stata presentata la Relazione annuale dell'Inail, con i dati aggiornati sugli infortuni sul lavoro avvenuti nel nostro Paese
L’Inail nasce nel marzo 1933, dall’unificazione della Cassa nazionale infortuni e delle Casse private di assicurazione.
Due anni dopo vengono introdotti nella nostra legislazione i principi cardine che determinano il carattere pubblicistico dell’assicurazione infortuni e malattie professionali: la “costituzione automatica del rapporto assicurativo, l’automaticità delle prestazioni, l’erogazione di prestazioni sanitarie, la revisione delle rendite e una nuova disciplina nell’assistenza ai grandi invalidi”.
L’ente trova poi nuovo fondamento nella Costituzione repubblicana che riconosce a ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere il diritto al mantenimento e all’assistenza sociale, precisando che i lavoratori hanno diritto che siano previsti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. E, infine, che gli inabili e i minorati hanno, in ogni caso, diritto all’educazione e all’avviamento professionale.
In questo quadro la missione dell’Inail si esplica, oggi, nel rendere effettive le garanzie che l’ordinamento riserva alle lavoratrici e ai lavoratori, attraverso il miglioramento continuo della qualità delle prestazioni assicurative a favore degli infortunati e dei tecnopatici, nonché mettendo in campo le azioni più idonee a prevenire infortuni o malattie collegati al lavoro.
Fra queste iniziative vi è, ad esempio, quella di monitorare costantemente l’andamento degli infortuni sul lavoro. Un’attività che si concretizza nell’elaborazione di report come quello appena pubblicato.
Dalla Relazione annuale emerge che le denunce di infortunio nel 2024 sono state 593 mila, in aumento dello 0,4% rispetto alle 590 mila del 2023 (oltre 2.500 casi in più), così ripartite: 515 mila denunce per lavoratori, in calo dell’1% rispetto alle 519 mila dell’anno precedente e ben 78 mila denunce per studenti, in aumento del 10,5% rispetto alle 71 mila dell’anno precedente, di cui 2.100 nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto, l’ex alternanza scuola-lavoro).
Sono state, quindi, 1.202 le denunce di infortunio con esito mortale, in aumento di un caso rispetto alle 1.201 del 2023, così ripartite: 1.189 denunce per lavoratori, 4 in meno rispetto alle 1.193 dell’anno precedente e 13 denunce per studenti, 5 in più rispetto alle 8 dell’anno precedente, di cui una nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.
Per i lavoratori, le denunce in occasione di lavoro segnano nel 2024 un calo rispetto all’anno precedente: -1,9% (da 421.533 a 413.517). Viceversa, gli infortuni in itinere, da casa a lavoro, sono aumentati: +3,1% (da 97.939 a 101.000). Il 22,8% degli infortuni denunciati nel 2024 (117 mila) si è verificato, quindi, “fuori dall’azienda” ossia “in occasione di lavoro con mezzo di trasporto” o in itinere: il valore più alto del quinquennio sia in termini assoluti che di incidenza sul totale.
Per i casi mortali nel 2024 si registra fortunatamente, rispetto al 2023, un calo delle denunce in occasione di lavoro (-3,5%, da 918 a 886), mentre quelle in itinere aumentano (+10,2%, da 275 a 303). Il 42,3% (503) dei casi si è verificato “fuori dall’azienda”, con un’incidenza inferiore solo a quella registrata nel 2022 (45,7%).
Rimangono, insomma, ancora troppe le morti bianche specialmente per un Paese che basa la sua democrazia “sul lavoro”.
Agli enti dedicati come l’Inail, ma, soprattutto, a ogni lavoratore e impresa che opera nel nostro Paese è chiesto di fare il possibile perché sia un diritto per tutti quello di tornare sano e vivo a casa dopo il lavoro. Il lavoro, che sembra crescere nel nostro Paese, deve essere, infatti, possibilmente anche buono e sicuro per i lavoratori.
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