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Home » Economia e Finanza » Economia UE » Bce & Euro » IL NO DELLA BCE AL PRESTITO ALL’UCRAINA/ Una scelta che va oltre la difesa dell’euro

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IL NO DELLA BCE AL PRESTITO ALL’UCRAINA/ Una scelta che va oltre la difesa dell’euro

Paolo Annoni
Pubblicato 3 Dicembre 2025 - Aggiornato alle ore 17:37
Bce

La sede della Bce a Francoforte (Ansa)

Secondo quanto riportato dal Financial Times, la Bce ha deciso di negare la sua garanzia al prestito che l'Ue vuol dare all'Ucraina

La Banca centrale europea si è rifiutata di dare la propria garanzia al prestito da 140 miliardi di euro che l’Unione Europea intende erogare all’Ucraina. Secondo la Bce, la garanzia violerebbe i trattati dell’Ue, perché equivarrebbe a un finanziamento diretto agli Stati. La notizia è stata data ieri dal Financial Times dopo mesi in cui ci si interroga sulla possibilità di usare i fondi russi attualmente congelati dall’Europa.


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Il prestito da 140 miliardi di euro proposto da diversi politici europei ha infatti come “sottostante” gli asset russi congelati dopo lo scoppio della guerra. Qualche settimana fa il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato una conversazione con Valérie Urbain, direttore generale di Euroclear, l’ente europeo, con sede in Belgio, che custodisce depositi per 42,5mila miliardi di euro, 14 volte il Pil francese, per conto delle principali Banche centrali e dei principali investitori finanziari globali. Tra questi 43mila miliardi ci sono 193 miliardi di euro di proprietà della Banca centrale russa oggi congelati.


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Secondo Urbain, sequestrare questi beni è fuori questione perché “la cosa più importante per Euroclear è la credibilità e la fiducia”. Il problema non è “solo” il rischio che la Russia si rivalga sugli asset degli europei. L’ipotesi di confisca degli asset russi è “allarmante per molte persone”; Urbain spiega che le controparti arabe e cinesi “stanno osservando attentamente l’evoluzione di questa vicenda”. Se la credibilità europea venisse compromessa, continua il direttore di Euroclear, “ci sarebbero meno investimenti in Europa da parte di questi investitori globali”.


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Chistine Lagarde (Ansa)

Il Belgio è direttamente coinvolto perché ospita la sede di Euroclear. Il suo primo ministro, Bart De Wever, spiegava a Le Monde che non è chiaro se il sequestro degli asset russi da parte dell’Europa sia legale perché non ci sono precedenti. De Wever ricordava che gli asset delle Banche centrali non sono stati confiscati “nemmeno durante la Seconda guerra mondiale”.

Il problema ha molto sfaccettature. Se le sanzioni contro la Russia venissero revocate non è chiaro chi risponderebbe delle somme confiscate. La Russia, in quel caso, potrebbe bussare alle porte di Euroclear e chiedere la restituzione degli asset. A quel punto l’ente guidato da Valérie Urbain si troverebbe a gestire un problema di credibilità “strutturale” e tutti i partner si dovrebbero chiedere se il custode sia ancora affidabile.

Inoltre, ammettere il principio per cui si possono confiscare asset altrui sulla base di divergenze politiche, per quanto gravi, pone su un piano molto scivoloso e crea tentazioni a cui è difficile resistere. I partner “cinesi e arabi” non rimarrebbero indifferenti. Lo stesso si potrebbe dire di tutti gli altri.

Gli Stati europei potrebbe offrire la propria garanzia, ma a quel punto bisognerebbe aggiornare i calcoli sul debito. Per i Paesi più importanti dell’Europa si tratterebbe di cifre misurate con l’ordine di grandezza delle decine di miliardi di euro in una fase in cui gli investitori si dimostrano molto attenti a deficit e debiti pubblici.

Il direttore di Euroclear dichiarava nell’intervista a Le Monde di ottobre di discutere del tema con il presidente della Bce Christine Lagarde. Questo forse spiega la posizione della Bce che è in linea con quella di tutti gli altri Paesi. Nessun altro, dagli Stati Uniti al Giappone, ha infatti anche solo ammesso di considerare l’ipotesi; ciò per non compromettere la “credibilità e la fiducia” dei rapporti commerciali tra gli stati e le loro imprese.

La posizione di Euroclear è quindi nota ed è stata esplicitata senza lasciare dubbi sui principali organi di informazione europea. Sembra chiara, almeno secondo il FT, anche la posizione della Bce, che si preoccupa degli effetti che una confisca avrebbe sull’euro. Per la valuta continentale, forse persino di più che per le altre, la fiducia e la credibilità sono tutto. La politica europea, Merz e Macron inclusi, sembra invece molto più possibilista; occorre solo risolvere il “dettaglio” della garanzia di questo prestito che nessuno sembra voler davvero sottoscrivere.

Oggi, lo dimostra la corsa dell’oro, la sfiducia sulle valute è massima. L’ultima cosa che si dovrebbe fare è alimentarla ulteriormente. La Bce sembra aver deciso che se i Governi vogliono dare 140 miliardi di euro all’Ucraina prendendoli dalla Russia devono essere pronti a pagare di tasca propria evitando di compromettere l’euro e le istituzioni finanziarie europee.

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Tags: Friedrich MerzEmmanuel Macron

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