Il professor Massimo Galli, direttore delle malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, è intervenuto durante l’edizione serale del Tg4 con parole sarcastiche e poco incoraggianti nei confronti dell’app Immuni, disponibile e diventata già la più scaricata dagli italiani per cercare di contenere e monitorare il contagio da coronavirus: “Per fortuna l’Italia è piena di persone curiose, io non l’ho ancora scaricata e non so se mi è utile farlo, sono ancora in un reparto pieno di pazienti e mi suonerebbe in continuazione. Non so se sarà indicata per chi lavora in ospedale ma mi informerò, sarei ancora più lieto se gli italiani accettassero di buon grado di fare il test proposto dalla Croce Rossa per il test epidemiologico nazionale che ritengo molto utile. Posso dire orgogliosamente che stiamo finendo la rilevazione a Castiglione d’Adda con una grande partecipazione della popolazione.” Sul virus Galli invita comunque all’estrema prudenza: “Non si poteva che passare ad un’ulteriore fase ma bisogna continuare a fare molta attenzione. Il presidente Conte ha detto una cosa molto vera, gran parte della possibilità di rimanere fuori dai guai con distanziamento e mascherina che sono in realtà i due provvedimenti centrali, sta sulle spalle degli italiani e della loro capacità di rimanere attenti.”
PROF. GALLI: “IL VIRUS COVA SOTTO LE CENERI”
Il professor Galli era entrato anche in polemica con il professor Zangrillo, che dall’ospedale San Raffaele aveva parlato di “virus clinicamente morto”. Ha spiegato Galli al Tg4 (guarda il video): “Ovviamente questa è un’affermazione che faccio fatica ad ammettere, in Sudamerica, in Russia e negli Stati Uniti sta imperversando lo stesso virus. Quindi cos’è accaduto, il coronavirus è diventato così bonario e pacioso da noi mentre è ancora così aggressivo da altre parti? Io credo di no, semplicemente noi abbiamo concluso la prima fase di un’epidemia che il grosso sacrificio compiuto dagli italiani chiudendosi in casa è riuscito ad arrestare. Il virus però è sempre lì, cova sotto la cenere e se facessimo errori grossolani potrebbe risaltare fuori. Affermiamo l’ovvio: se abbiamo riaperto lo abbiamo fatto perché si stanno svuotando le rianimazioni, con una pressione molto inferiore rispetto al precedente periodo sia nel pronto soccorso sia nel ricovero di pazienti gravi. E’ stata questa tendenza, confermata dopo un ulteriore mese, a farci riaprire. I pazienti oggi ricoverati un mese fa non sarebbero riuscite neppure ad entrare in ospedale e che abbiamo avuto modo di trattare prima e trattare meglio. Gran parte dei pazienti potenzialmente a rischio, cioè le persone molto anziane e con altre patologie intercorrenti da un certo punto in poi si sono barricati in casa e si sono infettati molto meno.”