“Infinito è il traguardo che desidero per la mia azienda”. Una frase che potrebbe racchiudere la più scontata retorica dell’impresa, ma che in questa occasione ha tutte le caratteristiche per dimostrare un valore che diventa realtà.
Angelo Corigliaro, 61 anni, presidente dell’Itex, che lui stesso definisce una piccola multinazionale di servizi, con sede a San Donato Milanese, ha comprato una pagina del Corriere della Sera per comunicare insieme un dramma e una speranza. Il dramma è quello di una grave malattia che lo ha colpito, la speranza è quella di poter far crescere la sua azienda in modo che sia questa stessa azienda a poter continuare la sua opera e la sua missione. Creando cinquanta posti di lavoro a tempo indeterminato entro l’anno “per cavalcare le opportunità con le competenze e le risorse umane che servono”.
Da un punto di vista umano non c’è che da rendere omaggio ad una persona che di fronte ad una grave malattia decide di gettare il cuore oltre l’ostacolo puntando tutti i suoi mezzi e le sue energie nel futuro della propria azienda anche “per dare un piccolo contributo al rilancio del nostro paese”. Siamo di fronte alla più concreta dimostrazione di come quegli “spiriti animali”, che Keynes poneva alla base della crescita economica, esistano realmente nel Dna di un vero imprenditore.
Ma in questa prospettiva vi dovrebbero essere tutte le possibilità per sperare che lo spirito dell’imprenditore, la sua volontà di rischiare e di costruire una realtà aziendale sempre più solida, possa e debba nascere anche nella quotidianità della dinamica sociale. Come dire: tanto di cappello a chi reagisce a un dramma personale spingendo al galoppo la propria impresa, ma cercare di vincere la sfida della crisi e mantenere un percorso di crescita dovrebbe essere nella normalità della società e dell’economia. Anche se bisogna riconoscere che un piccolo e medio imprenditore si trova a dover affrontare uno scenario esterno che definire “normale” può apparire temerario tante sono le difficoltà, i vincoli, gli oneri impropri che si trova giorno per giorno di fronte.
Vorremmo non aver bisogno di eroi, come afferma Galileo nell’opera di Bertolt Brecht, ma quando ci sono dobbiamo far sì che la loro testimonianza non resti nell’ambito delle cose eccezionali, ma aiuti gli altri a fare un passo in più nella loro potenzialità.
L’Italia è per fortuna ricca di imprenditori che vogliono continuare a puntare sul proprio lavoro, che crescono a piccoli passi, che nei momenti di crisi investono il proprio patrimonio pur di sostenere l’azienda e chi vi lavora. Vivendo fino in fondo la propria realtà. Perché, come hanno sottolineato molte testimonianze a fine agosto al Meeting di Rimini, accettando e condividendo la realtà in tutte le sue forme si può entrare in rapporto con l’infinito.