Gli incentivi all'autoimpiego previsti dal Decreto Coesione dello scorso anno sono da pochi giorni disponibili on line
Il mercato del lavoro è tradizionalmente diviso in due macro settori: il lavoro dipendente e il lavoro autonomo. A partire dagli anni Sessanta si è sempre più rafforzata l’idea di un lavoratore “tipico” a tempo indeterminato, dipendente e con molte garanzie da vari punti di vista. Si è consolidato, insomma, un vero e proprio “mito”, quello del posto fisso a tempo indeterminato e, tendenzialmente, nella Pubblica amministrazione.
Questo tipo di lavoro si è sempre affiancato a un lavoro di natura autonoma: imprenditori, più o meno piccoli, liberi professionisti, più o meno di successo, e poi tanto piccolo lavoro nel commercio, nei servizi e nell’artigianato. Un mercato di lavoro che funziona potremmo, quindi, dire che deve “camminare” su due gambe: quella “classica” del lavoratore dipendente e quella, per certi aspetti anche più “antica”, del lavoro autonomo.
Non tutti, infatti, nascono predisposti per essere artefici del proprio destino professionale, dei propri successi, ma, ahimè, anche dei possibili insuccessi. Spesso anche quando vi è una predisposizione, e magari vi è anche un’idea imprenditoriale, mancano gli strumenti e le risorse per poter poi far diventare concreto un progetto imprenditoriale.
In questa prospettiva negli anni sono stati messi in campo sempre nuovi, e diversi, incentivi per l’autoimpiego. Strumenti che dovrebbero, o che perlomeno si propongono, di aiutare il futuro imprenditore, almeno, inizialmente piccolo, a realizzare la propria idea.
Si pensi, ad esempio, alla possibilità dell’anticipo, in un’unica soluzione, della Naspi per chi decide, dopo un periodo di lavoro dipendente, di mettersi in proprio.

Nello specifico si tende poi a incentivare in particolar modo alcune fasce della popolazione che, storicamente, hanno maggiori difficoltà a entrare nel mercato del lavoro dipendente, ma anche ad avviare una propria impresa. Ci si riferisce, in particolare, ai giovani, alle donne e alle persone che vivono in zone, in particolare nel nostro Mezzogiorno, in cui aprire una propria attività non è sempre semplice, anche per il contesto socio economico in cui si va a operare.
In questa prospettiva, nei giorni scorsi, è stata aperta sul sito di Invitalia un’area riservata agli incentivi previsti dal Decreto “Coesione” del 2024.
Queste misure di sostegno sono dedicate, in particolare, ai giovani tra i diciotto e i trentacinque anni che non lavorino, che siano inseriti nel programma Goal finanziato con i fondi del Pnrr o che siano lavoratori dipendenti ma a basso reddito, i cd “working poors”.
Chi chiede l’aiuto può scegliere, nello specifico, o un voucher a fondo perduto leggermente superiore per chi decide di operare nel Mezzogiorno o in settori particolarmente innovativi o in alternativa un contributo che verrà calcolato in base all’investimento iniziale fino a duecentomila euro. All’incentivo economico sì affiancano anche misure formative e di tutoraggio che dovrebbero accompagnare il giovane dall’idea progettuale alla concreta apertura della nuova impresa.
Gli incentivi da soli, tuttavia, non creano lavoro per i giovani, ma possono rappresentare un aiuto almeno in una fase iniziale. Il lavoro si crea anche semplificando, con buon senso, regole spesso troppe volte farraginose che scoraggiano i futuri imprenditori a lanciare il cuore oltre l’ostacolo, ma anche, se non soprattutto, sul piano culturale, valorizzando la figura di chi si mette in gioco, di chi ci prova, che, troppo spesso, invece, è considerato un lavoratore figlio di un dio minore.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
