A Milano il Tribunale del riesame ha tolto dalle misure cautelari due indagati dell'inchiesta urbanistica. Prima di parlare di "sistema", serve prudenza
Milano ai naviganti della giustizia. L’inchiesta di Milano segna meno due. Il Tribunale del riesame ha escluso due personalità dall’inchiesta sulle licenze facili nella giunta di Beppe Sala. Un professionista membro della famigerata Commissione comunale paesaggio, che avrebbe dato con disattenzione le licenze per i grattacieli, ovvero Alessandro Scandurra, ed un imprenditore, Andrea Bezziccheri.
Ora la cosa in sé deve rallegrare. Il sistema funziona e le pozioni individuali, valutate dal Riesame, sono risultate non degne di provvedimenti cautelari. In pratica sono indagati a piede libero e la cosa conta parecchio sul piano delle vite dei due indagati, ma lancia anche un segnale a chi su questa inchiesta ha puntato parecchio per dare, o restituire a seconda delle posizioni, le carte in mano alla magistratura.
Non è bello che la vita di pochi sia così messa sotto pressione come effetti collaterali di un conflitto, ma questi anni ci hanno lasciato un’evidente lezione. I casi eclatanti contano, le inchieste da prima pagina orientano l’opinione pubblica e la politica.
Se a Milano andranno tutti assolti la magistratura avrà perso. Se tutti saranno condannati, il partito dei giudici si rialzerà per guidare di nuovo la giostra della politica italiana. Vi sono tifoserie e interessi che premono sulle inchieste in modo spesso subdolo e collaterale, dando la sensazione – a volte la certezza – che i nomi e cognomi che finiscono nel tritacarne mediatico-giudiziario contino meno della battaglia che sulle loro vite si combatte.
Perciò andrebbe sempre richiamato il principio di prudenza, e di silenzio, a cui dovrebbero conformarsi i magistrati, ed i loro fan, quando affrontano le inchieste.
A Milano è apparso a tutti chiaro che si sta parlando troppo di un “sistema” di gestione del potere piuttosto che di responsabilità personali. Una pericolosa deriva che rischia di fare apparire colpevoli, ben prima della sentenza, chi ne viene colpito.
Ora che due indagati vengono messi da parte dal sistema delle misure cautelari, ovvero non andranno ai domiciliari o in carcere, sappiamo che non tutti sono responsabili allo stesso modo e che forse tornare alle “basi”, ovvero agli accertamenti rigorosi sulle singole responsabilità, invece che invocare teoremi o dipingere sistemi criminali, è l’unica via per evitare che un accertamento di responsabilità penale si trasformi in un episodio politico. Altrimenti dovremmo dire che, visti gli esiti del riesame, l’inchiesta scricchiola e con lei la credibilità di chi indaga. Ma è presto per dirlo. Per ora.
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