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Home » Esteri » Ucraina » INCONTRO TRUMP-PUTIN/ I calcoli che premiano (per ora) l’ipotesi di un cessate il fuoco

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INCONTRO TRUMP-PUTIN/ I calcoli che premiano (per ora) l’ipotesi di un cessate il fuoco

Marco Zacchera
Pubblicato 14 Agosto 2025
Il presidente americano Donald Trump (Ansa)

Il presidente americano Donald Trump (Ansa)

Mancano poche ore al vertice Trump-Putin di Anchorage sull'Ucraina. Ieri Trump ha promesso alla Russia "gravi conseguenze" se non ci sarà la tregua

A poche ore dal già “storico” incontro tra Putin e Trump sono tali e tante le illazioni da rischiare di far perdere il filo del discorso.

Si susseguono dichiarazioni, prese di posizione, telefonate incrociate e spesso frasi ovvie vengono vendute come chissà quali novità, mentre si è concluso il 1266esimo giorno di guerra.


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Di fatto il summit di Anchorage si terrà domani in una base militare USA tra le due superpotenze del mondo, con i leader europei e Zelensky che sgomitano per essere al tavolo, una richiesta che è stata cordialmente respinta.

Stiamo ai fatti, quindi. L’aspetto principale dell’incontro sarà cercare di capire se Putin vorrà effettivamente decidere di giocare la carta del “cessate il fuoco”, dietro compensazioni territoriali e altre garanzie (come la rinuncia dell’Ucraina ad entrare nella Nato) che solo Trump gli può fornire, o se invece, sulla base degli elementi che saranno sul tavolo, deciderà di attendere sviluppi ancora più favorevoli per lui nell’immediato futuro. In tal caso il summit sarà soltanto un po’ di scena per i media del mondo.


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In realtà il momento è molto favorevole al leader russo: mai avrebbe potuto pensare un anno fa che l’amministrazione USA si sarebbe così sbilanciata in suo favore o che la comitiva europea rimanesse solo sullo sfondo, con uno Zelensky indebolito che sta affrontando un momento difficile sia all’interno che sul piano internazionale.

Se Putin farà emergere la razionalità del suo carattere, giocare adesso la carta della tregua sarebbe probabilmente un suo diretto interesse, un “vedo” al tavolo del poker.

Intanto perché in tal modo farebbe contento Trump, che venderebbe l’accordo come una sua vittoria personale, ma soprattutto perché fermare le truppe sul fronte di oggi significherebbe per Putin congelare i nuovi confini e dimostrare al mondo – e alla sua opinione pubblica interna – di aver conquistato gli oblast che fino al 2022 appartenevano all’Ucraina; sperando che, come è avvenuto spesso nella storia, il “provvisorio” possa diventare definitivo. E chiudendo una volta per tutte la questione Crimea.


TAIWAN/ Tokyo con Taipei come l’Ue con Kiev, non è in grado di aiutarla senza Trump (che può cedere a XI)


Leader Ucraina e Germania, Zelensky e Merz, alla video call sul vertice in Alaska (ANSA-EPA 2025)

Zelensky lo ha capito e teme l’accordo, ma ha bisogno anche lui di uno stop almeno temporaneo. Per questo ha implorato di essere presente, ma Trump – pur con un trattamento molto più cordiale di quello riservatogli durante il loro incontro di febbraio – è stato irremovibile, in questo probabilmente accogliendo una precisa richiesta, non negoziabile, posta da Putin.

Anche se non ufficialmente, l’Ucraina corre così solo il girone B delle decisioni importanti, insieme ai Paesi europei, che con la loro perdita di potere negoziale pagano non solo e non tanto la mancata visibilità della prima fila, ma il loro aperto schieramento, a tutt’oggi, contro la Russia.

Trump sembra propenso a chiudere un accordo, pronto a riconoscere almeno una buona parte delle pretese di Mosca più che a far pesare le maggiori responsabilità dell’aggressore.

Intanto si moltiplicano le call tra i leader, si rilasciano a vantaggio dei teleschermi volti corrucciati con dichiarazioni che si accavallano, ma il succo del discorso è che l’Europa oggi conta poco, leader compresi, e la vigilia di Anchorage lo conferma.

Va poi aggiunto che Trump sa benissimo di non potere umiliare gli europei. Di conseguenza una dichiarazione come quella di ieri sera, riferita alle “gravi conseguenze se Putin non ferma la guerra dopo il summit” – parole accolte, come è ovvio, dal gelo di Mosca – sembrano più una concessione tattica ai Paesi europei che una vera minaccia alla Russia. Parole in perfetto metodo-Trump, che potrebbero essere state pronunciate per riequilibrare il ”vantaggio Putin”, rendere collaborativo Zelensky e preparare il terreno ad una tregua ottenuta con un negoziato “vero”.

L’obiettivo principale potrebbe essere quello, tipicamente trumpiano, di non fornire punti di riferimento. Anche perché se Putin “vedesse” il gioco, allora avrebbe convenienza a non firmare intese in attesa di giorni (per lui) ancora migliori.

l’Europa, in ogni caso, non è fonte di preoccupazione per Trump. È lui ad avere in mano il gioco su armi, economia, NATO e dazi. Per ogni ulteriore considerazione bisognerebbe sapere cosa si siano detti in questi giorni gli “sherpa” delle due parti che hanno preparato il terreno. Dunque impossibile sbilanciarsi.

L’incontro di Anchorage avrà poi anche altri risvolti. Ci sarà quasi sicuramente almeno un briefing sulla questione di Gaza e sui vantaggi reciproci di Russia ed USA nel tornare a parlarsi direttamente e decidere lasciando di fatto fuori dalla porta altri concorrenti.

Come implora Papa Leone XIV, come minimo si spera di raggiungere almeno il “cessate il fuoco”, dando così tempo alle diplomazie di muoversi ma anche, purtroppo, ai due schieramenti di ricostituire gli arsenali. Sperare di più, ora, è utopia.

([email protected])

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Tags: Donald TrumpVladimir PutinVolodymyr Zelensky

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