L'indennità di disoccupazione dei rimpatriati non può essere accettata nel regime agevolato, lo afferma l'Ade.
Indennità disoccupazione rimpatriati: la risposta Ade
L’indennità di disoccupazione non può essere acconsentita a chi ha aderito al regime rimpatriati. A questo dà una spiegazione ben dettagliata l’agenzia fiscale, dimostrando che l’associazione dei due redditi non è compatibile.
La NASpI è un contributo economico che prevede la tassazione completa e basata sull’intero importo percepito dal lavoratore, a differenza del regime agevolato garantito a chi rientra in Italia dopo un periodo all’estero.
Cosa prevede il regime degli impatriati
La circolare pubblicata dall’Ade prende in esempio un lavoratore che è rientrato in Italia, e nel mese di aprile di 3 anni fa (2022), per poco più di un anno (con esattezza fino a settembre ’23), è stato assunto da un’azienda del nostro territorio.
Per quell’arco di tempo ha potuto beneficiare del regime agevolato sugli impatriati, e così al termine dell’attività (dunque allo scadere del contratto), il contribuente ha fatto domanda di poter ottenere la fatidica NASpI.
Tuttavia, per i cittadini che rientrano nel Bel Paese e trasferiscono la loro residenza fiscale in Italia prima del 31 dicembre del 2023, dovranno considerare la normativa precedente.
Perché la NASpI è esclusa?
La NASpI è un’indennità che viene garantita – spiega l’Agenzia delle Entrate – ai lavoratori già residenti in Italia, che hanno perso il lavoro e nel periodo di licenziamento hanno modo di poter sostentare alle spese vive.
Mentre il regime agevolato degli impatriati è un modo per incentivare il ritorno in Italia ma finalizzato alla produzione di redditi tassati nel territorio (indipendentemente che si tratti di una forma autonoma oppure da dipendenti).