L’industria italiana del settore carta è in ginocchio dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e il successivo aumento spropositato dei costi dell’energia, già cominciato ad inizio 2022 e schizzato dopo l’esplosione del conflitto. Tante aziende non riescono più a far fronte ai costi, diventanti insostenibili. La produzione è già scesa del 30% dopo solo poche settimane e diverse aziende cartarie hanno deciso di fermare gli stabilimenti. Tante, comunque, le imprese che nei prossimi giorni potrebbero seguire l’esempio dei colleghi e allo stesso modo chiudere.
Il prezzo del gas naturale ha raggiunto livelli esorbitanti, arrivando a toccare i 340 euro per megawattora, per poi tornare a 170 euro Mwh. Come sottolinea però il Corriere della Sera, solo 15 mesi fa il costo era di 18-20 euro Mwh. Dopo l’esplosione della guerra, i prezzi sono volati ancor di più perché Russia, Ucraina e Bielorussia forniscono legno ai grandi produttori di carta. Il settore della carta è tra i più a rischio e in tutta Europa le cartiere stanno soffrendo. Solo pochi giorni fa è arrivata la notizia dello stop di 6 cartiere per il gruppo veneto ProGest, uno dei più grandi d’Italia. Ad essere fermata per prima è stata la produzione di carta ad uso domestico, cioè tovaglioli, rotoloni e carta igienica.
Industria carta in crisi in Italia e non solo
L’Italia è uno dei principali produttori di carta in Europa: ogni anno produce tra i 9,5 e i 10 milioni di tonnellate di carta. Con 1,5 milioni di tonnellate, la penisola è prima per produzione di carta igienica. Il settore della produzione ogni anno ha un fatturato di 8 miliardi di euro, con circa 20 mila addetti. Tutta la filiera fa contare 18 mila imprese, tra produttori e trasformatori. Parliamo di circa 22 miliardi di euro annui, pari all’1,3% del Pil. Numeri importantissimi per uno dei principali settori in Italia.
Massimo Medugno, direttore generale di Assocarta e di Federazione Carta e Grafica, ha parlato della delicata situazione al Corriere della Sera: “La carta è un’industria importantissima, siamo all’origine di molte catene produttive, noi non ci siamo mai fermati, neanche durante il lockdown, ma ora i costi così alti mettono a rischio la produzione, già scesa del 30% e molte aziende hanno deciso lo stop. Siamo tra i più virtuosi d’Europa, ma se la carta si ferma è un problema per tutti”. L’obiettivo è quello di trovare strade alternative per la produzione di carta: “Bisogna rompere questa catena. Il gas non sta mancando, ma aumenta di prezzo, questo è il tema su cui lavorare, perché bisogna trovare più strade, non ce n’è una sola”.
Industria italiana carta, come combattere la crisi?
Le aziende della carta potrebbero infatti utilizzare il biometano prodotto dalle aziende agricole, che tra le altre cose non produce CO2. “Le aziende della carta utilizzano il biometano prodotto dalle aziende agricole, che non produce CO2 e così si aiuta anche la decarbonizzazione. E questo significa però anche dare risorse a settori del made in Italy con ricadute nazionali e locali, significa fortificare nel nostre aziende sul territorio: se produco carta, mi appoggio a produttori di biometano nella mia zona” ha proseguito Medugno. In Italia sulla materia c’è un decreto ministeriale che però ancora non è stato approvato. Servirebbe un’accelerazione.
Medugno conclude poi con una richiesta al Governo: anticipare i benefici per le aziende che stipulino contratti a lungo periodo per il gas nazionale: “Per ampliare la capacità di estrazione ci vorranno almeno 15 mesi, ma nel frattempo le aziende che stipulano contratti a lungo termine potrebbero usufruire fin da ora di un prezzo calmierato: si tratta di una misura che darebbe anche un buon segnale al mercato, e ridurre i costi per le aziende fin dall’origine aiuterebbe anche a ridurre la spinta inflattiva”.