L'inflazione negli Usa ha raggiunto un nuovo massimo che non si vedeva dal 1982. In prospettiva l'Europa può arrivare ben oltre
Ieri il dipartimento del lavoro americano ha comunicato il dato sull’inflazione di febbraio che ha fatto segnare il massimo dal gennaio 1982 con la media dei prezzi saliti del 7,9% rispetto al febbraio 2021. Si segnala un incremento del 25% dei costi energetici e di quasi il 40% della benzina. Il peso degli incrementi sulle classi medie e medio basse è sicuramente più duro perché l’inflazione tocca voci di spesa che spesso sono inevitabili.
L’inflazione più alta degli ultimi 40 anni è indipendente (e precedente) dalla crisi ucraina che è scoppiata alla fine del mese e che farà sentire tutti i suoi effetti solo nelle prossime settimane. Significa che questi record sono destinati a essere battuti a breve e nemmeno di poco negli Stati Uniti la cui dipendenza dalla Russia è una frazione di quella europea. Ieri il Presidente americano ha attribuito la colpa di questi rialzi a “Putin” che, dal punto di vista dell’inflazione, può essere responsabile solo di quello che è successo dopo l’invasione e non prima.
Il dato americano apre la questione dell’Europa perché il Vecchio continente subirà gli impatti della crisi, e dei rincari, in misura molto superiore. L’Europa, a differenza degli Stati Uniti, non ha gas o petrolio, né grano e mais, se non in parte, e molte alte materie prime per cui dipende dalla Russia e dal commercio internazionale. Dopo la notizia del blocco alle esportazioni di grano dall’Ungheria, ieri è stato il turno dell’Egitto. Improvvisamente, si pone per gli Stati la questione della sicurezza alimentare e delle forniture strategiche; le reazioni di questi ultimi giorni segnalano un cambio di paradigma totale. Proprio perché i prezzi sono esplosi, gli incentivi a vendere fuori dal Paese sono massimi; gli Stati si attrezzano impedendo le esportazioni. Per l’Europa, che è un oggetto costruito per un tempo di pace, si pongono problemi vitali.
L’indice dei prezzi della produzione di gennaio dell’Italia, comunicato ieri, ha fatto segnare un incremento del 41,8% rispetto a gennaio 2021. Questo è un dato vecchissimo perché precede di un mese la crisi Ucraina. Sono numeri irreali che si scaricheranno sui prezzi al consumo con incrementi che fino a tre mesi fa sarebbero stati ritenuti inimmaginabili. Gli sviluppi delle prossime settimane sono già dentro la situazione attuale. Non serve fare stime o avventurarsi in ragionamenti particolarmente complicati. È tutto dentro quello che è già successo e che è stato deciso nelle ultime due settimane. Non se ne parla, forse, perché l’impatto politico è destabilizzante sia in termini interni che di percezione di quello che sta succedendo fuori. È difficile immaginare le reazioni a incrementi di prezzi molto oltre la doppia cifra e a scaffali vuoti.
In questo scenario non è chiaro come reagiranno le banche centrali che non si trovano di fronte il problema di un’inflazione del 5/10%; è vero che i rialzi dei tassi non risolvono il problema, ma allo stesso tempo possono, forse, contenerlo. Da ultimo segnaliamo che di fronte a questi sviluppi non si parla di nuove trivellazioni, ma nemmeno si dirottano i soldi per l’alta velocità per rilanciare la produzione nazionale di prodotti agricoli. L’Italia, per esempio, non dipendeva dall’estero per il mais con cui si nutrono i capi di bestiame, ma oggi dipende per il 50%. Mentre la Cina da anni si preoccupa di ricostruire la propria sicurezza alimentare l’Europa e anche l’Italia hanno abbassato i dazi all’importazione massacrando l’industria nazionale. È il caso, per esempio, della produzione di riso ma non solo.
Per quanto riguarda l’indipendenza energetica l’Italia si rivolge a dittature mediorientali oppure ai Paesi del Nord Africa che subiranno l’inflazione alimentare come e, forse, più di noi con risvolti politici imponderabili. Ciò che fa più paura è la mancanza di qualsiasi proposta per garantire la sicurezza energetica e alimentare dell’Italia che per quanto possibile dovrebbe partire proprio dalle produzioni italiane. Ci rendiamo conto che sono discorsi fuori moda, ma il mondo è irriconoscibile e non occorre il lanternino per trovare le notizie che descrivono il processo in atto. Anzi, è già successo tutto, solo che non se ne parla.
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