SPILLO/ Così Biden finanzia la Russia col petrolio venezuelano

- Arturo Illia

Sembra che Biden sia pronto a trattare con il Venezuela per forniture di petrolio. Forse dimentica che dietro il regime di Maduro c'è anche la Russia

petrolio gas impianto 1 lapresse1280 640x300 Impianto di estrazione del gas (LaPresse)

L’attuale crisi mondiale fomentata dalla guerra in Ucraina ha messo in evidenza un fatto che ormai è sotto gli occhi di tutti: l’incapacità politica di gestirla e il pericolo che ciò può portare. Sia la Russia, che l’Ue e anche gli Stati Uniti mancano di figure adatte a intraprendere non solo un dialogo, ma anche decisioni serie al riguardo. Verrebbe quasi da dire, romanamente parlando, “arridatece Kennedy e Kruscev!”. Come poi si potrebbe replicare, ma ahimè da molto tempo, per quanto riguarda l’Italia quel “arridatece Fanfani!” che ci fa tornare indietro a una Prima Repubblica della quale abbiamo ogni giorno in più una grande nostalgia.

Pur con tutti i suoi difetti, la vecchia classe politica possedeva una cultura e una preparazione che appare stellare se confrontata con l’attuale. Ma anche nel resto del mondo c’è da stare poco allegri: sopratutto l’Ue sta dimostrando quello che in molti sostengono (ci potrei mettere pure Altiero Spinelli se ancora fosse tra noi) e cioè che questa aggregazione di Stati sia ben lontana da quell’unione dei popoli auspicata dai tanto lodati (mai abbastanza) padri di quel “Manifesto di Ventotene” che, se confrontato con l’attuale realtà, appare come un libro dei sogni irrealizzabile.

Ma anche gli Usa stanno veramente messi molto male: Biden si sta dimostrando uno dei Presidenti più incapaci, al punto da far rimpiangere, a detta di molti, pure una figura tanto discussa come Trump.

In questi giorni, poi, si è parlato di un fatto che, se citato solo un mese fa, avrebbe potuto essere preso come una boutade o una barzelletta, e invece purtroppo è reale: gli Usa hanno deciso di chiedere al Venezuela di sopperire al petrolio russo. Avete capito bene: invece di rivolgersi a Putin, Biden farebbe pressioni sul “democratico” dittatore Maduro per metterlo nell’orbita Usa e eleggerlo a fornitore di petrolio.

C’è da dire che il Venezuela ha sì i giacimenti più grandi del mondo di “oro nero”, ma la sua produzione, pur con il prezzo del greggio a livelli stellari, non ha raggiunto dei risultati degni di questo nome perché la compagnia petrolifera di Stato, PVSA, una volta presa in mano dal regime chavista, si è in pratica distrutta per incompetenza delle varie gestioni che si sono succedute, così come in gran parte dell’economia del Paese caraibico.

Che Biden si rivolga a un Paese il cui regime si regge solo grazie agli aiuti, non proprio disinteressati, che Cina e soprattutto Russia gli forniscono da anni dimostra una certa cecità politica: pretendere che Maduro, pur con tutta la sua volontà di riempirsi le tasche di dollari, possa costituire un partner fidato ha del grottesco, visto che il suo regime militare è pienamente supportato dalle intelligence sia cubana che russa (che poi sono la stessa cosa).

Ora viene da chiedersi il perché di una manovra del genere, ma sicuramente le garanzie che gli Usa pretenderanno per portare a termine la curiosa operazione saranno talmente alte da rischiare di mandare a monte l’attuale alleanza venezuelana con Russia e Cina, cosa che sarebbe impossibile da ottenere. A meno che sia la fuga dall’Afghanistan che la scarsa partecipazione Usa nel conflitto ucraino, più in là di roboanti dichiarazioni rese sulla questione, non nasconda un piano che miri a spodestare i giganti russo e cinese dal continente latinoamenricano, cosa che, tra l’altro, lascerebbe l’Europa in una situazione di debolezza ancor più grave dell’attuale, confinante con una “potenziale” Urss resuscitata e sotto il comando di Putin, con tutti i rischi che ne deriverebbero.

Insomma, un mondo ricostruito in modo totalmente differente dall’attuale, ma anche il pericolo che, sotto la spinta del populismo che imperversa in diversi Paesi europei, si realizzi la fine della democrazia, sostituita da un fantoccio che di democratico avrebbe solo una parvenza nelle elezioni dei vari leader, nominati dal popolo. 

È il pensiero unico che avanza, o preferite chiamarlo “politically correct” (termine tanto caro agli attuali Dem non solo Statunitensi, vedi il Pd nostrano)? La risposta questa volta non ce la daranno i posteri, per cui Manzoni può stare tranquillo.

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