Aumenta la preoccupazione nei confronti dell’aviaria, alla luce delle varie segnalazioni degli ultimi mesi, e proprio per questo il governo federale degli Stati Uniti ha chiesto a Moderna di sviluppare un nuovo vaccino a mRNA, la stessa tecnologia utilizzata per il famoso vaccino anti covid.
Nella giornata di ieri, venerdì 17 gennaio 2025, il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani ha annunciato di aver stanziato 590 milioni di dollari di finanziamento in favore appunto dell’azienda Moderna, destinati per la maggior parte all’individuazione di un nuovo vaccino mirato per colpire appunto il virus che causa l’influenza aviaria. Si tratta di una somma che va ad aggiungersi ai già 176 milioni di dollari in precedenza stagnati dall’HHS sempre per la stessa casa farmaceutica lo scorso mese di luglio, e sempre con lo stesso scopo.
AVIARIA, SI PUNTA A VACCINO MRNA: PERCHE’ E’ MIGLIORE DI QUELLI TRADIZIONALI
Il governo federale degli Stati Uniti ha già due candidati vaccini contro l’influenza aviaria che si basano sulla tradizionale tecnologia vaccinale, ma richiedono più tempo per essere prodotti rispetto a quelli a tecnologia mRNA; di conseguenza sarebbero più rischiosi in un’ottica di una nuova pandemia. Ecco perchè si sta spingendo sulla tecnica della mRNA, che garantirebbe una risposta più rapida, e permetterebbe inoltre di creare un vaccino più facilmente aggiornabile per far fronte a eventuali nuovi ceppi.
“Quando penso ai vantaggi di questa tecnologia – le parole di Dawn O’Connell, assistente segretaria per la preparazione e la risposta presso l’HHS, riportate dalla NBC – penso alla vulnerabilità che il paese ha nelle prime fasi di qualsiasi minaccia emergente. Poiché può essere prodotta rapidamente, se iniziassimo a vedere qualcosa diffondersi rapidamente nel paese, ci consentirebbe di muoverci rapidamente, per dare la prima linea di protezione al popolo americano”.
AVIARIA, AUMENTANO I CASI NEGLI USA FRA LE MUCCHE
Secondo i CDC; i Centers for Disease Control and Prevention, non è necessario un vaccino di questo tipo visto che lo scenario attuale non fa presagire nulla di preoccupante. I virus dell’aviaria, infatti, non infettano generalmente gli esseri umani, salvo coloro che hanno dei contatti con gli animali infetti, ed inoltre, non si trasmettono da uomo a uomo. Tuttavia gli scienziati si stanno sempre più preoccupando vedendo i numerosi casi fra gli animali oltre oceano, tenendo conto che oltre al pollame l’aviaria ha colpito anche 928 mandrie in 16 diversi stati, soprattutto in California.
Nell’uomo, invece, i casi confermati sono stati 67, fra cui un deceduto, un anziano della Louisiana, e quasi tutti hanno avuto contatti con mucche o pollame. Stando a Robert Johnson, direttore del programma di contromisure mediche presso la Biomedical Advanced Research and Development Authority dell’HHS, non vi sono ancora tempistiche in merito alla disponibilità di un vaccino mRNA contro l’aviaria, e molto dipenderà dalla scienza ma anche dai dati.
AVIARIA, L’IMPORTANZA DI UN VACCINO MRNA SECONDO GLI ESPERTI
“È davvero importante che prendiamo in esame la piattaforma mRNA non solo contro l’H5, ma anche contro altri ceppi di influenza”, ha detto lo stesso. Attualmente i casi di aviaria vengono trattati con gli antivirali come il Tamiflu, che viene somministrato a coloro che contraggono il virus, ma anche a coloro che hanno avuto contatti con gli animali infetti come profilassi. Obiettivo, individuare eventuali altre contromisure, ed è per questo che all’inizio di gennaio i National Institutes of Health hanno stanziato 11 milioni di dollari di finanziamenti.
“Vogliamo essere preparati nel caso in cui si verifichino episodi o una trasmissione sostenuta da uomo a uomo”, le parole del dott. Michael Ison, capo di malattie respiratorie all’interno della divisione di microbiologia e malattie infettive presso l’NIH. “In tal senso, l’approccio migliore è la vaccinazione”. Quindi ha precisato e concluso: “L’ideale sarebbe avere vaccini che non necessitino di aggiornamenti e che forniscano una protezione incrociata indipendentemente dal virus che emerge”.