L’innalzamento del livello dei mari costituisce una seria minaccia in molti Paesi, a cominciare da quelli dell’Asia. A rivelarlo è un report dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), nel quale viene evidenziato che i centri abitati più popolosi sono Mumbai, Shanghai, Dhaka, Bangkok e Jakarta, oltre a Maputo, Lagos, il Cairo, Londra, Copenhagen, New York, Los Angeles, Buenos Aires e Santiago del Cile. Di conseguenza, ci sono almeno 900 milioni di persone residenti in zone costiere in tutto il pianeta e che sono destinate a subire le conseguenze del fenomeno.
“Se le temperature aumentano di 2 gradi centigradi, l’innalzamento del livello dei mari potrebbe raddoppiare”, è stato l’avvertimento del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che poi ha aggiunto: “In qualsiasi scenario, Paesi come Bangladesh, Cina, India e Paesi Bassi sono tutti a rischio. L’Omm ci dice che anche se il riscaldamento globale sarà per miracolo limitato a 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali, ci sarà comunque un considerevole innalzamento del livello dei mari, per cui ogni frazione di grado conta“.
INNALZAMENTO DEI MARI, LE AREE PIÙ MINACCIATE E LA DATA LIMITE
Come scrive l’agenzia di stampa giornalistica “Agi”, secondo precedenti studi sono almeno 15 milioni le persone in Asia che saranno colpite dalle inondazioni costiere entro il 2030. In più, si legge, “si calcola che sono oltre 1.800 i chilometri quadrati di terra che rischiano di essere sommersi per effetto dell’innalzamento dei mari. La cifra di persone colpite sale però a quasi 600 milioni se si considerano tutte le regioni costiere del continente dove vive gran parte della popolazione asiatica a seguito della rapida urbanizzazione degli ultimi decenni”.
Da parecchio tempo in Indonesia il governo ha varato un piano per spostare la capitale nella città di Nusantara, perché Jakarta è già per il 40% sommersa. Inoltre, il problema dell’innalzamento dei mari “non si limita a sommergere le costruzioni cittadine: a Mumbai, dove l’80% della città potrebbe finire sott’acqua entro il 2050, è compromessa anche la sicurezza alimentare perché l’aumento della salinità ha ridotto la produzione ittica”.