Come I film aumentano la disuguaglianza di genere
Un flusso di film, da Iron Man a Ex Machina, avrebbe contribuito a rafforzare la disuguaglianza di genere sistemica nel settore dell’intelligenza artificiale. I ricercatori, in tali film, vengono mostrati quasi esclusivamente come uomini. La predominanza numerica degli uomini come principali ricercatori di intelligenza artificiale nei film ha plasmato la percezione pubblica del settore, secondo gli autori di un recente studio. Così, questa visione, rischia di contribuire alla drammatica mancanza di donne nella forza lavoro tecnologica.
La rappresentazione nei film ha un impatto devastante sull’equilibrio di genere. Lo studio inoltre solleva preoccupazioni circa gli effetti a catena di tale predominanza. “Dato che è stato ripetutamente dimostrato che gli ingegneri uomini progettano prodotti che sono più adatti e adattati agli utenti maschi, impiegare più donne è essenziale per affrontare la codifica di pregiudizi e stereotipi peggiorativi nelle tecnologie di intelligenza artificiale“, scrivono gli autori dello studio dell’Università di Cambridge. Gli studiosi hanno esaminato più di 1.400 film usciti tra il 1920 e il 2020, facendo una scrematura e arrivando ad analizzare i 142 film più influenti con intelligenza artificiale. La loro analisi ha identificato 116 professionisti nelle pellicole, di cui solo nove erano donne. Nei film, cinque lavoravano per un uomo o erano figlie o compagne di un ingegnere più anziano.
Nei film l’intelligenza artificiale è un affare solo per uomini
Lo studio mette in evidenza film come Iron Man, che restituisce lo stereotipo di genio maschio solitario che da solo riesce a risolvere problemi in poco tempo. Nel film Ex Machina di Alex Garland del 2014, invece, vediamo un altro genio solitario, Nathan Bateman, che supera le norme dell’etica e della legge per sottoporre un dipendente alla violenza mentre si diverte con i sexbot. Il primo film con una donna che lavora con l’intelligenza artificiale è Austin Powers del 1997. La dott.ssa Kanta Dihal, coautrice dello studio e ricercatrice senior presso il Leverhulme Center for the Future of Intelligence, ha spiegato che parte del pregiudizio maschile era una spirale di “arte che imita la vita”.
La mancanza di donne ingegneri di intelligenza artificiale sullo schermo potrebbe anche essere collegata alla carenza di donne dietro la telecamera. Infatti, secondo uno studio in Public Understanding of Science, nessun film di spicco sull’intelligenza artificiale nel secolo scorso è stato diretto esclusivamente da una donna. La professoressa Judy Wajcman, professoressa emerita di sociologia presso la London School of Economics e ricercatrice principale per il progetto Women in Data Science and AI presso l’Alan Turing Institute, ha affermato: “Le immagini dominate dagli uomini nella cultura popolare sono destinate a dissuadere le donne dall’entrare nel campo dell’ingegneria. La chiave qui è il modo in cui i leader hi-tech sono rappresentati come visionari geniali che rafforzano l’idea che le donne non sono tagliate per il campo”.