Isabella Internò condannata per l’omicidio di Denis Bergamini: la Corte parla di “messinscena”. Stasera il caso su Rai 1 a “Cose Nostre”

Sarà al centro della seconda puntata di “Cose Nostre”, in onda questa sera, lunedì 26 maggio alle 23:30 su Rai 1, la figura di Isabella Internò fidanzata di Denis Bergamini, condannata in primo grado per l’omicidio volontario del calciatore: una vicenda giudiziaria lunga oltre trent’anni, che ha interessato l’Italia intera e che ora – secondo quanto emerso dal processo – ruoterebbe intorno a una verità occultata per più di trent’anni secondo la quale, la Corte d’Assise di Cosenza ha ritenuto che la morte di Bergamini, avvenuta il 18 novembre 1989 lungo la statale 106 Ionica, non fu un suicidio come raccontato fin dall’inizio, ma il risultato di un’azione violenta e pianificata.



La fidanzata di Denis Bergamini, Isabella  Internò, all’epoca dei fatti ventenne, si trovava con lui nel momento della tragedia e sin da subito dichiarò che Denis si fosse gettato volontariamente sotto un camion, una versione che ha ripetuto per 35 anni, ma che oggi, alla luce di nuovi elementi, viene considerata dagli inquirenti completamente falsa; nel 2017, grazie alla perseveranza della famiglia Bergamini e in particolare della sorella Donata, il caso è stato riaperto e gli accertamenti investigativi hanno condotto a un processo e, infine, alla condanna di Isabella Internò a 16 anni di reclusione.



Nelle oltre 500 pagine di motivazioni depositate – prima ancora della scadenza dei termini previsti – i giudici descrivono dettagliatamente le modalità della morte di Denis Bergamini, secondo cui, il fidanzato di Isabella Internò, sarebbe stato prima narcotizzato o reso inoffensivo in qualche modo, poi soffocato e infine posizionato già cadavere sotto il camion guidato da Raffaele Pisano: il suicidio – affermano i giudici – fu solo una messa in scena studiata per coprire un omicidio premeditato, portato a termine con la complicità di persone tuttora sconosciute.

Chi è Isabella Internò, ex fidanzata di Bergamini: “Personalità incline al delitto”, per i giudici fu omicidio passionale

Nel ricostruire il movente, la Corte ha ribadito come Isabella Internò, indicata più volte come la “fidanzata” di Bergamini nei resoconti dell’epoca, fosse mossa dalla fine del loro rapporto e gli atti processuali la descrivono come una donna proveniente da un ambiente familiare basato su valori rigidi e antiquati, incapace di accettare la chiusura di una relazione che, a quanto pare, considerava irrinunciabile; la motivazione alla base dell’omicidio, spiegano i giudici, fu passionale, una vendetta privata travestita da tragedia.



Isabella Internò avrebbe agito con lucidità e freddezza, pianificando l’omicidio per dare una lezione al ragazzo che, pur avendola amata, non voleva più legarsi a lei né sposarla dopo un’interruzione di gravidanza vissuta anni prima a Londra; in aula, il giorno del processo, si è parlato chiaramente di un delitto eseguito con metodo e determinazione: gli inquirenti hanno definito la sua condotta come compatibile con una “personalità incline al delitto”.

Gli elementi emersi durante il processo hanno smentito la tesi del suicidio su più fronti; i giudici hanno rimarcato che Denis Bergamini – giovane, realizzato, stimato dai tifosi e amato nella sua città – non mostrava segni di depressione o disagio psicologico e inoltre, le modalità della morte, la posizione del corpo, la dinamica dell’investimento, sono tutte risultate incompatibili con un gesto volontario; a confermare i sospetti anche le dichiarazioni ritenute decisive di due testimoni, Roberta Alleati e Tiziana Rota – quest’ultima amica intima dell’Internò – le cui parole hanno contribuito a far emergere un contesto relazionale teso, ossessivo e carico di conflitti.

Il Tribunale ha poi disposto la trasmissione degli atti alla Procura per la valutazione di possibili responsabilità penali di altri soggetti per falsa testimonianza, tra cui alcuni familiari della Internò e il camionista coinvolto; il programma “Cose Nostre” approfondirà stasera l’intera vicenda, tra verità riemerse e domande ancora aperte, cercando di raccontare con chiarezza cosa è accaduto davvero quella sera del 1989.