Gli Emirati Arabi avvertono Israele sul piano di annessione in Cisgiordania: "Rischia di compromettere Accordi di Abramo e la creazione dei due stati"

Prosegue il piano di Israele per l’annessione di terre in Cisgiordania, come annunciato ieri dall’Amministrazione civile del Ministero della Difesa, sono stati dichiarati come statali 45 ettari di territorio, nel quale si amplieranno gli insediamenti che potrebbero essere legalizzati come demaniali con la costruzione di nuovi impianti produttivi, e circa 15mila nuove unità abitative entro la fine del 2025.



Il progetto, fortemente voluto dal Ministro delle Finanze Smotrich, sta proseguendo con l’obiettivo di regolarizzare gli avamposti in Giudea e Samaria, compreso quello di Havat Gilad, che si trova proprio adiacente alle aree appena acquisite, ma l’intenzione, come dichiarato sarebbe quella di riconoscere almeno l’82% dei territori, in particolare la zona che comprende il cosiddetto corridoio E1, un’area dove nel tempo sono sorti villaggi palestinesi considerati abusivi e che potrebbe di fatto limitare l’attuazione della soluzione dei due stati. Così come nella stessa superficie diventata già statale, nella quale non risultano proprietà private, che nel caso potrebbero essere rivendicate entro 45 giorni.



Palestinesi a Jenin (Cisgiordania) durante un funerale (Ansa)

Emirati Arabi avvertono Israele sul piano di annessione della Cisgiordania: “Potrebbe compromettere gli Accordi di Abramo”

Dopo la dichiarazione di aver reso statali 45 ettari di terre in Cisgiordania, e alla luce dei progetti più ampi che il governo israeliano potrebbe mettere in pratica nell’area, sono arrivate le critiche da parte degli Emirati Arabi Uniti, in particolare dal viceministro per gli Affari Politici Lena Nusseiba, che ha rilasciato una dichiarazione a Reuters nel merito della discussione sulla nascita di uno stato indipendente, affermando: “L’annessione della Cisgiordania danneggia  gravemente lo spirito degli Accordi di Abramo, che hanno portato alla normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi“.



Aggiungendo anche che l’accordo stesso rappresenta uno strumento per continuare a sostenere il popolo palestinese ed il loro legittimo diritto ad avere uno Stato”. La stessa opinione contraria era stata espressa già anche dall’Arabia Saudita, nonostante la condanna di Hamas, con adesione alla richiesta di consegnare le armi all’Autorità Palestinese, aveva definito il piano di controllo israeliano una violazione al diritto all’autodeterminazione dei palestinesi.