La "svolta" in arrivo per la guerra contro Hamas e i nuovi scioperi in Israele: Hamas accetta la tregua ma è "parziale". Ecco quali scenari a Gaza

IL COMMENTO DEL GOVERNO NETANYAHU AL “SÌ” DI HAMAS SUL CESSATE IL FUORO TEMPORANEO

Quella cominciata la scorsa domenica con le prime attività di evacuazione e sfollamento dei civili presenti a Gaza City è l’anticamera di una «vera svolta in arrivo» per Israele nella guerra contro Hamas: a parlare è il comandante dell’IDF Eyal Zamir, pure se scettico in origine sul piano di occupazione della città al centro della Striscia. La svolta è rappresentata dalla preparazione dell’assedio contro Hamas dentro Gaza City, illustrata in una conferenza ieri con il Premier Bibi Netanyahu e il Ministro della Difesa Katz.



«Stiamo approvando tutti i piani», ha detto ancora il capo di Stato maggiore al Governo di Israele, chiedendo che vengano ora predisposti tutti gli sviluppi operativi che poi le orze militari dovranno mettere in pratica nei prossimi mesi. Il piano di evacuazione dei civili dovrebbe durare appena 60 giorni, spiegano ancora dal gabinetto di guerra, al termine dei quali si procederà con l’assedio vero e proprio contro ciò che rimane delle strutture islamiste dentro Gaza.



Vertici militari Israele: il Ministro Katz con il Premier Netanayhu e il capo IDF Zamir (ANSA 2025)

In merito al via libera dato da Hamas al piano di cessate il fuoco su 2 mesi messo in campo da Egitto a Qatar, la “replica” di Netanyahu è netta: «emerge che sono sotto pressione», non sbilanciandosi di fatto sull’accettare o meno la tregua richiesta ora dalla frangia terrorista palestinese. Dopo lo scontro diplomatico e geopolitico tra Israele e Australia nelle scorse ore – con il Premier che accusa il Presidente Albanese di aver tradito Israele riconoscendo lo Stato di Palestina – la linea del Governo israeliano non cambia: accordi parziali con liberazione di non tutti gli ostaggi in mano ad Hamas non veniva e ora non viene tanto più accettata dallo Stato ebraico.



INTANTO ISRAELE CHIUDE CON L’EGITTO UN MAXI ACCORDO SUL GAS PER IL 2040

Con un lungo comunicato del leader Taher al Nunu, Hamas sottolinea di aver «anteposto l’interesse nazionale accettando l’ultima proposta di tregua»: secondo la sigla palestinese, che interromperà il conflitto solo dopo l’approvazione di Israele, sarebbero state garantite le richieste USA per far terminare il conflitto in Medio Oriente.

Al netto della pressione che gli Stati Uniti, con gli alleati arabi Qatar ed Egitto, stanno esercitando su Israele, permane la condizione fissata dall’intero Governo Netanyahu: non si può avere un accordo parziale con la liberazione di “soli” 10 ostaggi, e perciò resta alquanto difficile il sopraggiungere di un accordo di tregua finché Hamas non modificherà le proprie intenzioni.

Sciopero in Israele per la liberazione degli ostaggi a Gaza (ANSA-EPA 2025)

Mentre intanto sembrano essersi sbloccate molte strutture per la distribuzione degli aiuti alla popolazione civile, a Tel Aviv e Gerusalemme tornano in piazza i manifestanti per chiedere la fine delle ostilità e la liberazione di tutti gli ostaggi: il peso dell’opinione pubblica in Israele è ormai nettamente contro le azioni del Premier, specie con l’ultimo piano di occupazione a Gaza che vedrà impegnate le forze IDF ancora per diversi mesi, se non cambia qualcosa con l’ultima proposta di cessate il fuoco.

Da segnalare sul fronte degli accordi geopolitici e commerciali tra mondo arabo e Stato ebraico, pur nel pieno del caos per gli scenari su Gaza, Israele e l’Egitto hanno appena chiuso un maxi accordo da circa 130 miliardi di metri cubi di gas entro il 2040, con una spesa di circa 35 miliardi di dollari. Vengono così di fatto triplicate le esportazioni del Cairo da Israele da qui e fino al 2028, aggiornando il già precedente ingente accordo siglato nel 2019 da Netanyahu e dal Presidente egiziano Al Sisi.