Chi era Ken Miles? Il dramma a Riverside due mesi dopo la ‘maledetta’ Le Mans
Ken Miles è stato un pilota automobilistico statunitense, finito nel 2001 nella Motorsports Hall of Fame of America grazie ad una carriera incredibile e ricca di successi. Ha vinto quasi tutto: la 24 Ore di Daytona 1965, la 24 Ore di Daytona 1966, la 12 Ore di Sebring 1966, mentre arrivò secondo con l’iconica Ford GT40 Mk II, in coppia con Denny Hulme, nella celebre 24 Ore di Le Mans 1966, dopo aver rallentato per attendere i due compagni di scuderia e tagliare il traguardo appaiati. I commissari assegnarono la vittoria a Bruce McLaren in quanto al momento della partenza si trovava più lontano e dovette allora percorrere maggior strada.
Il peggio doveva ancora venire per il pilota, che pochi mesi dopo la beffa di Le Mans perse tragicamente la vita a Riverside. L’uomo si trovava al volante della J-car quando alla fine della pista di 1,6 km, percorrendo la discesa ad una velocità di circa 200 miglia all’ora (320 km/h circa) perse improvvisamente il controllo della vettura, schiantandosi mortalmente.
Ken Miles, il pilota spigoloso e appassionato: la sua è stata una vita tremendamente affascinante
L’incidente si rivelò dunque fatale per Ken Miles. Lo schianto costò la vita al quarantasettenne pilota americano, uno dei personaggi più complessi e spigolosi della sua epoca, ma indubbiamente anche un vero talento, un campione tormentato dal suo sogno – che non riuscì a realizzare – di vincere a Le Mans. Un carattere difficile, dicevamo, ma soprattutto un eccellente pilota, già in sella ad una moto all’età di quindici anni.
La sua passione per le corse e la meccanica, infatti, si sviluppò fin da giovanissimo, quando capì di possedere un gran talento. Nel 1933 si innamorò di Mollie, che divento sua moglie. La donna non fu di certo non l’unica ad apprezzarlo e comprenderlo fino in fondo. Nella squadra americana Ken Miles era affettuosamente conosciuto come “Teddy Teabag” per la sua abitudine tutta inglese di bere del tè o “Sidebite” per la sua abitudine di parlare con un lato della bocca. Shelby era “innamorato” di lui, sapeva che era il pilota che poteva dare un vero valore aggiunto alla squadra.