Sul clamoroso addio di Kevin Durant è arrivato anche il commento di Joe Lacob, co-proprietario e CEO dei Golden State Warriors, che negli anni di Durant hanno vissuto il momento più glorioso della loro storia con la conquista dei titoli e di imprese indimenticabili: “Tre anni fa eravamo entusiasti per l’arrivo di Kevin Durant, un giocatore NBA rivoluzionario e uno dei migliori di sempre. Ha offerto ai nostri tifosi e alla nostra franchigia numerosi highlights nel corso della sua permanenza qui — due Titoli NBA, due premi di MVP delle Finals, tre viaggi alle Finali [NBA], impareggiabile efficienza — e si è comportato con classe e dignità dentro e fuori dal campo. Il suo attaccamento alla nostra comunità è stato evidente ogni giorno, compresa la scorsa stagione, quando il suo sforzo filantropico gli è valso l’annuale NBA Community Assist Award. Oggi, all’inizio di un nuovo capitolo della sua incredibile carriera, lo ringraziamo per tutto il suo contributo, e per essere stato un elemento fondamentale di una delle cavalcate più prolifiche nella storia NBA. Gli auguriamo il meglio per il prosieguo del suo viaggio verso la Hall of Fame. Finché sarò co-proprietario di questa squadra, nessun giocatore indosserà più la maglia #35 degli Warriors.” (agg. di Fabio Belli)
BOSTON NON RESTA A GUARDARE
Nella giornata che potrebbe cambiare la storia della NBA recente, anche se permangono alcuni dubbi circa l’operazione che porterà Kevin Durant dai Golden State Warriors ai Brooklyn Nets, visto che l’ex MVP dovrà stare ai box per almeno un anno, sono diversi i movimenti interessanti anche se è evidente che a monopolizzare tutto è stata la franchigia che a Est ha sfruttato la finestra dei free agent per firmare non solo l’ex compagno di Curry, ma pure il suo amico DeAndre Jordan e l’ex Celtics Kirye Irving. E la compagine di Boston non è rimasta a guardare e, dando seguito ai rumors che oramai si rincorrevano da tempo, ha messo sotto contatto Kemba Walker, al suo primo cambio di casacca in carriera e destinato a rimpiazzare un Irving che ha deluso. Il playmaker che fino a ieri giocava per i Charlotte Hornets ha accettato infatti il quadriennale dei verdi per una cifra di 141 milioni totali. “Ho scelto i Celtics per cominciare a vincere” sono state le prime parole del 29enne originario di New York e che dal 2011 ad oggi ha giocato ininterrottamente per la franchigia della Carolina del Nord. (agg. di R. G. Flore)
NETS SCATENATI: ECCO ANCHE IRVING E JORDAN
Se da una parte una dinastia sembra, anche per scelta propria visto l’addio di Iguodala, vedere calare il sipario, dall’altra c’è chi come i Brooklyn Nets, dopo alcune stagioni sotto tono, sembra voglia invece fare la guerra ai grandi della NBA: infatti la compagine non solo piazza un colpo ad effetto firmando per ben 4 anni Kevin Durant (che ricordiamo si è gravemente infortunato nel corso delle ultime Finals) ma pure Kirye Irving e DeAndre Jordan: certo, sarà difficile vederli presto assieme ma l’impressione è che per il futuro questo quintetto potrebbe fare la voce grossa a Est dove intanto pure i Boston Celtics, lasciato andare proprio Irving, si sono rinforzati puntando su Walker. La cosa interessante di queste operazioni sui free agent dei Nets è che, per stare all’interno del tetto salariale, è stato chiesto proprio a Durant, uno dei tre giocatori più forti del pianeta, e a Irving, di rinunciare a qualche milione di ingaggio proprio per consentire alla dirigenza di Brooklyn di mettere a segno questo triplo colpo. (agg. di R. G. Flore)
ADDIO IGUODALA: FINE DELLA DINASTIA WARRIORS?
Una rivoluzione che ha il sapore dell’oblio: le prime ore della free agency danno l’idea di una dinastia Warrios al tramonto. Se ne ha l’impressione non solo osservando il rumoroso addio di Kevin Durant, accasatosi ai Brooklyn Nets, ma forse soprattutto alla luce dell’addio di Andre Igoudala, sacrificato sull’altare di D’Angelo Russell. Una separazione che segna un punto nella storia di Golden State: “Iggie” è sempre stato un elemento carismatico e di riferimento all’interno dello spogliatoio. La sua capacità di mettersi a disposizione del gruppo, anche accettando di stare in panchina senza mai polemizzare, sono stati per anni una delle chiavi del successo dei Warriors. Più di quello di Durant, abituato a non mettere le tende in nessuna franchigia, è dunque l’addio di un senatore come Igoudala a dare l’impressione di una ricostruzione trasformata in demolizione. Se già qualcuno sospettava la fine di un’era dopo la sconfitta subita nelle Finals Nba da Toronto, adesso il dubbio che i Warriors continuino ad essere i Warriors è quasi una certezza. (agg. di Dario D’Angelo)
KEVIN DURANT A BROOKLYN
Kevin Durant firmerà con i Brookyln Nets: si accende il mercato del basket NBA e, nella notte tra domenica e lunedì, è successo davvero di tutto con la geografia della Lega che cambia drasticamente. Uno dei grandi colpi è quello di Brookyin: quadriennale da 164 milioni di dollari per l’MVP delle Finali 2017 e 2018, che dunque andrà a formare i nuovi “Big Three” con Kyrie Irving e DeAndre Jordan. Per liberare spazio salariare, i Nets hanno spedito D’Angelo Russell a Golden State: finisce l’era dei Golden State Warriors che hanno mandato Andre Iguodala ai Memphis Grizzlies e ripartono dunque da Steph Curry e Klay Thompson (che ha scelto di rifirmare) ma adesso non sono più la squadra da battere. Durant invece cambia la terza franchigia da quando è entrato nella Lega con la seconda scelta assoluta (era il 2007): nove stagioni tra Seattle e Oklahoma City, appena tre agli Warriors. Si era vociferato che il suo futuro potesse essere a New York e così è stato, ma sia lui che Irving hanno deciso per Brooklyn invece che Manhattan. I Knicks si “consolano” con Reggie Bullock e Julius Randle, ma ovviamente si tratta di qualcosa di diverso. Bisogna comunque mettere un asterisco: la rottura del tendine d’Achille subita nel corso delle finali farà stare fuori Durant per tutta la prossima stagione, e dunque intanto bisognerà vedere come i Nets si comporteranno senza di lui.
DURANT A BROOKLYN: COME CAMBIA LA GEOGRAFIA NBA
La firma di Kevin Durant ai Brooklyn Nets cambia inevitabilmente la NBA: adesso forse la Eastern Conference, che si è già presa il titolo 2019 con i Toronto Raptors, è pronta a lanciare una sfida reale alla Western. Da Philadelphia (che ha preso Al Horford) a una Boston che ha perso due pedine fondamentali ma acquisito Kemba Walker, passando per la stessa Toronto che con la conferma di Kawhi Leonard (conteso dai Los Angeles Clippers) sarebbe ancora la favorita. Durant ancora una volta sceglie di non legarsi a una franchigia, rendendo chiara la sua idea: ha voglia di nuove sfide, non necessariamente legate all’aspetto economico ma al desiderio di confrontarsi con altre realtà e provare a vincere in contesti diversi, anche se la decisione di legarsi a Irving e Jordan rinverdirà le polemiche di chi aveva già aspramente criticato il suo trasferimento a Oakland nel 2016. A questo punto però si apre un interessantissimo punto interrogativo: cosa faranno i Los Angeles Lakers? Alla corte di LeBron James è arrivato Anthony Davis, c’è lo spazio salariale per firmare un big ma, a meno che non sia Leonard – difficile adesso – i migliori si sono già tutti accasati (Damian Lillard per esempio ha rifirmato con Portland). Dunque si profila l’idea di un roster formato da veterani con contratto minimo e magari un terzo violino o giocatore di sistema (Marcus Smart?), ma per il momento i gialloviola hanno appena tre giocatori sotto contratto e devono crearsi tutto un roster per andare all’assalto di un titolo che manca da nove anni.