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Home » Cinema e Tv » Film e Cinema » LA BATTAGLIA DEL DOTTOR SEMMELWEIS/ Il film che ricorda il coraggio di un medico coscienzioso

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LA BATTAGLIA DEL DOTTOR SEMMELWEIS/ Il film che ricorda il coraggio di un medico coscienzioso

Chiara Pajetta
Pubblicato 12 Agosto 2025 - Aggiornato alle ore 08:12
Una scena del film

Una scena del film

Il film “La battaglia del Dottor Semmelweis” ci porta nella Vienna ottocentesca, quando le donne morivano di parto

È una bella storia vera, quella che ci racconta con immagini smaglianti e commoventi il cineasta ungherese Lajos Koltai, pure ottimo fotografo che ha lavorato per esempio anche per il nostro Giuseppe Tornatore. Nel film La battaglia del Dottor Semmelweis ci racconta l’avventura incompresa del medico-scienziato Ignác Semmelweis (1818-1865), figura osteggiata dalla medicina tradizionale del suo tempo, ma instancabile ricercatore di modi nuovi per curare le sue pazienti.


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Brillante ostetrico dell’Allgemeines Krankenhaus der Stadt Wien, il più importante ospedale europeo dell’epoca e istituzione di fama indiscussa, di fronte ai numerosi decessi delle partorienti per febbre puerperale cercava con tenace e autentico spirito di ricerca la causa di tante morti, che lo gettavano nello sconforto.


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Per il pubblico italiano il dottor Semmelweis è un emerito sconosciuto, ma non lo era affatto in passato, se addirittura Céline, prima di diventare il famoso scrittore che conosciamo, dedicò nel 1924 alla sua figura e alle sue scoperte la sua tesi di laurea in medicina.

Il medico ungherese infatti contribuì in modo fondamentale allo studio sulle trasmissioni batteriche da contatto e alla prevenzione della febbre puerperale, tanto da essere definito “salvatore delle madri”. Lontano dai pregiudizi sulle donne della Vienna ottocentesca, in cui erano marcate le differenze sociali e le madri sole incinte venivano colpevolizzate e abbandonate letteralmente “sulla strada”, Semmelweis non faceva distinzione di classe nella cura che rivolgeva a ogni mamma in attesa, risolvendo anche i casi più difficili.


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Lui stesso d’altra parte, come altri capaci medici ungheresi, conosceva per esperienza la discriminazione che interi gruppi etnici (quello ungherese per esempio) e sociali (comprese le donne povere, appunto) subivano nella Vienna austroungarica. Aveva dunque difficoltà a proporre scoperte e metodi che si allontanavano dalla pratica consolidata della clinica in cui lavorava senza risparmiarsi.

Riconoscevano invece il suo valore le tante mamme salvate con i loro piccoli, le sempre più numerose donne in attesa, che volevano essere seguite solo da lui, e le infermiere più serie, che assistevano ai suoi brillanti risultati.

Dopo un’attentissima analisi delle condizioni reali di cura dell’ospedale, Semmelweis appurò che l’infezione puerperale poteva essere drasticamente ridotta con un semplice accorgimento attuato con scrupolo assoluto: la disinfezione accurata delle mani, soprattutto dei medici, che erano di fatto i portatori inconsapevoli della malattia che colpiva così tante pazienti.

Molti di loro e lui stesso, infatti, erano impegnati anche nella dissezione dei cadaveri proprio per comprendere i motivi letali di patologie sconosciute. Operavano poi per la cura dei malati, ma non sapevano che un frettoloso lavaggio delle mani non bastava per scongiurare contaminazioni. Solo nel 2013 l’Unesco ha deciso di inserire alcuni documenti sulla scoperta di Semmelweis nel registro della Memoria del mondo e l’Università di Budapest è stata rinominata Università di Semmelweis in suo onore.

Dunque il film La battaglia del Dottor Semmelweis ha il pregio di riportare alla luce i meriti indiscutibili del medico ungherese, grazie alla cui nuova teoria, sconvolgente per i tempi, il grande Pasteur in seguito potrà proseguire la sua ricerca. Il dottore ungherese, burbero di carattere e dai modi ruvidi e sbrigativi, per provare la sua ipotesi assunse un atteggiamento severo e quasi ossessivo, anche se era caparbiamente osteggiato dal direttore dell’ospedale, Johann Klein.

Questi lo accusava di emanare disposizioni igieniche che non gli competevano (il cambio delle lenzuola, con relativo lavaggio in candeggina, per esempio, oneroso per l’ospedale) e la disinfezione delle mani per tutti i medici, considerato offensivo per il personale.

Decise infine di non rinnovargli il contratto, pur dovendo in realtà riconoscere la validità delle teorie del giovane dottore. Teorie che non si diffusero però facilmente, anche perché i suoi colleghi, al crescere delle febbri puerperali nella famosa clinica, rifiutavano l’idea che gli stessi medici fossero “untori” e preferivano accettare spiegazioni fantasiose e prive di alcun fondamento scientifico.

Qualcuno anzi, come il collega Kollàr, predestinato successore del direttore Klein, per invidia e smania di potere, addirittura lo danneggiò subdolamente con l’inganno, che tuttavia venne scoperto, ma questo non facilitò la carriera del medico ungherese. Qui finisce il film.

Solo dopo molti anni la scoperta di Sommelweis verrà accettata e applicata, grazie alla dimostrazione della contaminazione batterica, elaborata dal famoso Louis Pasteur.

Neppure quando tornerà in patria, il lungimirante e combattivo dottore-scienziato ungherese sarà riconosciuto dalla comunità scientifica, che ancora una volta si scaglierà invece contro di lui: come genio incompreso, tragicamente finirà per essere ricoverato in manicomio, dove morirà per setticemia, dovuta proprio alle carenze in quella profilassi la cui importanza lui aveva sottolineato tutta la vita.

Sconfitto dal pregiudizio, Ignàc Semmelweis è stata la dimostrazione vivente del vero compito del medico coscienzioso e dello scienziato coraggioso, più che valido anche in tempi come i nostri, quasi indifferenti al valore della vita e della maternità.

Il film La battaglia del Dottor Semmelweis, oltre a essere ben realizzato nella sua ricostruzione storica, ha il merito di aprire un dibattito su temi importanti, quali le presunte certezze assolute della medicina ufficiale – pensiamo all’odierno mancato riconoscimento reale dell’embrione o alla stessa maternità,  misconosciuta da aver portato il nostro Paese quasi alla crescita zero.

Anche il rapporto con le donne è indagato con attenzione e delicatezza, in particolare con la figura dell’infermiera diplomata Emma Hoffman, che affiancò coraggiosamente il medico sempre più isolato e incompreso nella sua battaglia nella clinica viennese, definita dalla gente ”fabbrica della morte” per i numerosi decessi.

Bravi tutti gli attori ed encomiabile l’intento di celebrare il valore della maternità in un tempo, non così diverso dal nostro, in cui sembrava prevalere il disprezzo della vita umana; per di più accompagnato da una forte dose di cinismo, indispensabile invece per salvaguardare gli interessi dei potenti.

La pellicola La battaglia del Dottor Semmelweis sarà nelle sale italiane dal prossimo 14 agosto 2024, distribuita da Unicorn, casa di produzione e distribuzione che ha l’obiettivo di proporre contenuti di qualità. E questo film ne è sicuramente un esempio valido e interessante.

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