Liliana Segre, chi è e sua storia/ “Leggi razziali? Diventai una bambina invisibile”

- Alessia Miceli

La tragica storia di Liliana Segre: le leggi razziali, l'arrivo ad Auschwitz, il lavoro forzato e il ritorno a casa dai parenti che avevano già pianto la sua morte...

Liliana Segre e Fabio Fazio web 2023 640x300.jpeg Liliana Segre e Fabio Fazio (foto: web)

La tragica storia di Liliana Segre, la bambina invisibile

Era il 30 gennaio 1994 quando Liliana Segre partì per Auschwitz. Un viaggio che ha segnato per sempre la sua vita e di cui parlerà stasera, venerdì 27 gennaio 2023, in occasione della Giornata della Memoria. Accompagnata da Fabio Fazio nell’evento televisivo “Binario 21“, guiderà i telespettatori in un viaggio al Memoriale della Shoah partendo proprio dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano, luogo da cui partì il treno che la condusse, allora tredicenne, al campo di sterminio di Auschwitz. Liliana Segre è nata a Milano nel 1930, perse la madre quando aveva solo un anno e da allora visse insieme al padre Alberto e ai nonni paterni. A causa delle sue origini ebraiche e all’entrata in vigore delle leggi raziali in Italia, a soli 8 anni subì l’espulsione dai banchi di scuola.

Questo fu uno degli eventi che segnò l’inizio di tutto e che Liliana Segre ricorda così: “Chiesi subito perché. A me piaceva andare a scuola. Io che non avevo la mamma rivedevo nella maestra un po’ quella figura materna, mio padre la invitò a casa per farmi spiegare da lei che non avevo fatto nulla di male e quando arrivò, mentre io mi aspettavo un abbraccio mi disse: ‘Non le ho fatte mica io le leggi raziali’ e tutta seccata se ne andò senza abbracciarmi. Io da quel momento diventai la bambina invisibile”.

Liliana Segre: Auschwitz, il ritorno a casa e la “memoria”

Dopo l’espulsione dalla scuola, nel 1443 Liliana Segre e il padre tentarono di fuggire in Svizzera ma in quell’occasione le guardie di frontiera li rimandarono indietro procedendo al loro arresto a Varese nel carcere di San Vittore; dopo 40 giorni vengono condotti ad Auschwitz e Liliana che aveva solo 13 anni, dopo essere entrata nella sezione femminile del campo di concentramento insieme ad altri 776 bambini, non rivide mai più il padre.

Alla piccola Liliana Segre venne tatuato al braccio il suo numero di matricola “75190” e dopo un anno di lavori forzati fu trasferita in Polonia a causa della chiusura del campo per poi essere liberata l’uno maggio del 1945. “Sono stata aiutata dagli americani, a cui io sarò sempre riconoscente, durante i 4 mesi di attesa di rimpatrio. Mangiavo tutto il giorno, ho cominciato ad avere coscienza che ero viva. Quando sono tornata è stato molto difficile per i miei parenti convivere con una ragazzina reduce dall’inferno”, ha raccontato. Dopo anni di silenzio, negli anni ’90 Liliana Segre ha deciso di raccontare la sua storia, consapevole dell’importanza di mantenere viva la memoria. Sotto il governo Ciampi è stata nominata Commendatore della Repubblica italiana, nel 2004 ha ricevuto due lauree ad honorem una in Legge e una in Scienze pedagogiche e nel 2018 è diventata senatrice a vita.







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