ANNOZERO/ Santoro, Travaglio e Celentano: tanto rumore, ma poche soluzioni

- Maestro Yoda

La puntata di Annozero di ieri sera ha analizzato diversi problemi, anche quello della precarietà dei giovani, senza però, spiega YODA, far intravvedere soluzioni

Santoro_TavoloR400 Michele Santoro (Foto Imagoeconomica)

L’anteprima di Annozero inizia con uno sfottò di Santoro sulla memoria di Berlusconi e sulle sue confusioni riguardo alla storia. Prosegue con uno sfottò verso il flop di Sgarbi, il cui programma subito fermato non era colto, ma semplicemente malfatto. L’introduzione è una sorta di lettera aperta a Berlusconi che stigmatizza il suo modo di intendere la democrazia.

Dopo la pubblicità si comincia con il rosario delle disgrazie per i lavoratori che stanno avvenendo in Italia negli ultimi giorni. Teleperformance che licenzia 1300 dipendenti, in cambio di lavoratori a progetto a 3,50 euro all’ora. Poi si passa al dramma di Fincantieri, che ha annunciato chiusure e migliaia di esuberi. “Sono nato con il lavoro e voglio morire con il lavoro” è l’amara dichiarazione piena di dignità di un operaio saldatore. Tutti si preoccupano del presente, ma soprattutto del futuro dei propri figli.

Interpellato sui servizi appena visti, Lupi sostiene che quella è solo una parte dell’Italia, che certamente “interroga” la sua coscienza, ma ce n’è un’altra che è positiva e che non viene raccontata. Santoro ne conviene, e passa la parola a Vendola, che ricorda subito che la stessa Cei, in mattinata, ha parlato di “rabbia dei poveri”, affermazione del tutto stridente con l’ottimismo di Berlusconi sulla situazione economica a Porta a Porta. Ricorda che fa molta impressione chiamare poveri gli operai.

Santoro mostra una tabella in cui si dimostra che i giovani disoccupati sono per oltre il 50% figli di operai, e solo per il 9,5% figli di benestanti. Davanti alla sede del Cnr, a Roma, in diretta, i precari dell’Istat testimoniano l’impossibilità di avere un futuro. A sorpresa parla un’anestesista anch’essa precaria, che spiega come nel suo ospedale i medici precari siano il 60%, con gli stessi orari, la stessa responsabilità dei dipendenti, ma senza nessuno dei loro diritti.

Interpellato sull’argomento, Tabacci sostiene che la situazione è drammatica perché “l’ascensore sociale” si è rotto. E che in Italia solo un giovane su quattro trova lavoro, mentre in Europa lo trova uno su due, quindi non è vero che siamo i più virtuosi d’Europa. L’eroico Lupi afferma di comprendere la drammaticità della situazione, ma poi la butta sulle generali. Eroico perché ha accettato di venire a difendere il governo di fronte a situazioni oggettivamente difficili.

Non poteva mancare un collegamento con la Innocenzi in mezzo agli “indignados” spagnoli, con lo scopo di saldare il dramma dei due paesi. Travaglio ricorda le multe dell’Agcom a varie testate, Tg1 in testa. Elenca le domande “sdraiate” fatte dai giornalisti che hanno intervistato il Presidente del Consiglio. Poi si mostra Berlusconi che fa ritardare il G8 per dire a Obama che in Italia c’è il problema della dittatura della magistratura.

Santoro annuncia che D’Alessio, che doveva cantare a Milano per la Moratti, non viene più, non si sa se per veti della Lega o per pressioni camorristiche. Salvini in diretta smentisce che la Lega c’entri, e giustamente chiede di continuare a parlare di precariato. Comunque se Pisapia fa cantare Elio e le Storie Tese, e la Moratti Gigi D’Alessio, qualche dubbio sulle scelte musicali e culturali complessive del sindaco uscente non può non nascere.

Dopo la pubblicità, c’è Celentano al telefono. Che dichiara di votare Pisapia e dialoga con Lupi, con disperazione di Santoro perché sa che quando Lupi acchiappa il microfono non lo molla facilmente. Celentano sostiene che la campagna elettorale di Pdl e Lega ha offeso i milanesi perché li ha considerati poco intelligenti puntando su questioni marginali, di colore e non attinenti alle questioni amministrative.

Dalla Spagna una giovane precaria ribadisce le sue aspirazioni a un futuro decente, e così Annozero si offre di fare da ponte per saldare il movimento spagnolo con le piazze italiane. E i precari italiani si agganciano subito. Vendola osserva che tutti si debba concordare nel riconoscere l’impossibilità dell’ammettere la liceità del precariato a vita. Un appello purtroppo generico.

Ancora una puntata con il racconto di molti drammi, molte piazze rumorose, molte dichiarazioni di voto per Pisapia, e nessuna soluzione all’orizzonte. Aspettando la settimana prossima per riconvocare nell’arena vincenti e perdenti dei ballottaggi, oramai più attesi della finale della Coppa del mondo di calcio.





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