LA CONVERSIONE DELL’ECONOMISTA GAEL GIRAUD: “DA WALL STREET A PRETE”
Da Wall Street a teologo e prete e poi ancora economista per “smontare” le truffe delle banche e investire sulla transizione ecologica: questo e molto altro è Gael Giraud, ex consigliere ombra del presidente socialista François Hollande e già capo economista e direttore esecutivo dell’Agenzia francese di sviluppo. Giraud ha 53 anni eppure una vita già pienissima, racconta nell’ultima intervista al “Corriere della Sera” dopo il libro scritto a 6 mani con Carlo Petrini e Stefano Arduini, con tanto di prefazione di Papa Francesco (gesuita come lui).
«A 11 anni scelsi un lavoro che mi consentisse di ascoltare Bach tutti i giorni. Quindi, organista o sacerdote. A 19 ero sulle Alpi con mio zio Martin Kopp, vicario generale della Svizzera centrale. Mi disse: “Devi imparare a pregare”. M’indicò un direttore spirituale, un gesuita francese. A 25 la svolta, in Ciad», racconta l’economista autentico “enfant prodige” delle banche mondiali. La vera conversione è arrivata però in Africa, sulla via di N’Djamena: «Nella savana, tra i bimbi di strada. Ero laggiù per il servizio civile. Vidi con i miei occhi che il modello economico-alimentare in cui siamo immersi conosce il prezzo di tutto e il valore di niente, lo dice anche Francesco nella prefazione». Secondo il prete-economista, «La tenerezza di Dio è l’unica cosa che conta. Senza, non possiamo fare nulla. La matematica è un utensile. E i soldi solo un mezzo: ho fatto voto di povertà».
GIRAUD: “TENTARONO DI INCASTRARMI CON UNA MODELLA NEL LETTO”
Gael Giraud ha vissuto da vicino la crisi finanziaria del 2008 accanto al fratello Aurele, trader presso Bnp Paribas (poi scomparso tragicamente pochi mesi più tardi): «Se venissero proibiti petrolio, gas e carbone, le prime 11 banche d’Europa fallirebbero. Loro ne sono consapevoli da anni, non hanno aspettato me per capirlo». Parole durissime che negli anni non hanno certo reso uno degli economisti più in vista di Wall Street come un autentico “spauracchio” da evitare e attaccare. «Fra azioni e prestiti, hanno investito in energie fossili il 95% dei rispettivi capitali. In totale 530 miliardi di euro. Se passiamo alle energie rinnovabili, vanno in bancarotta. Non sanno come fare a liberarsi di questa zavorra», attacca ancora sul “CorSera” padre Giraud.
Nel 2009 la Commissione europea propose che ogni Paese creasse una bad bank, una sorta di banca dei titoli spazzatura: «ieri erano i mutui subprime, oggi i combustibili fossili. Ma non è la soluzione giusta, perché socializza il deficit: gli istituti di credito privati guadagnano, lo Stato perde, il cittadino paga. L’alternativa è che sia la Banca centrale europea a fare da bad bank. Non costerebbe nulla a nessuno. I miei colleghi francesi mi hanno dato del pazzo», rileva ancora Giraud. Questa sarebbe secondo il gesuita economista l’unica strada affinché le banche ripulite possano finanziare la transizione ecologica, solo che non lo fanno e in più attaccano chi teorizza tali proposte. Da qui il tentativo di creare scandalo sul nome di Giraud, come da lui stesso raccontato: «Si presenta questa ragazza di 23 anni. Dice di essere figlia di un generale cinese altolocato. Ignoro se sia vero. Chiede il dottorato con me. Rinvio la risposta all’anno seguente. Allora lei mi propone esplicitamente di fare sesso. La allontano. Poi scopro che aveva preso casa a 300 metri dal mio studio di Parigi». Era bella e fascinosa ma lui ha resistito: «Tre mesi dopo mi scrive una mail: “Mi spiace di averle fatto del male. Ma ero controllata da fuori”. Non capivo. La invito in una caffetteria e le chiedo: chi ti ha mandato? Silenzio». Anche su “Le Monde”, tempio del progressismo francese, arrivano articoli contro Giraud accusato di plagio, complottiamo e addirittura anche antisemitismo: «Un attacco mirato perché secondo alcuni incarno l’alternativa al sistema». Si dice “non di sinistra” ma solo per una «ecologia universale» e racconta anche di essere in trattativa con alcuni grandi famiglie capitaliste per esporre le proprie 20 proposte per riformare il capitalismo: «La crescita demografica non è il problema. Già oggi si produce cibo sufficiente per 12 miliardi di persone ma il 33 per cento viene buttato via e 800 milioni di poveri non hanno nulla da mangiare».