I sindacati si preparano a presentare proposte all'Esecutivo in vista della manovra e hanno nuove sfide da affrontare

Con gli interventi dei rappresentanti del Governo al Forum di Cernobbio abbiamo avuto le prime indicazioni sulla finanziaria che verrà. Sono seguiti i primi accenni da parte delle forze politiche di maggioranza per tranquillizzare quanti temono che i nuovi impegni sulla spesa pubblica possano portare a tagli nelle promesse fatte in questi mesi. Per qualcuno resta centrale quella del taglio delle tasse per il ceto medio, per altri è fondamentale proseguire con la riduzione dei debiti fiscali e da sanzioni a carico delle famiglie. Per ora attenzione allo sviluppo sotto il minimo sindacale.



L’autunno è per l’appunto stagione del sindacato. L’avvio dei mesi tiepidi e dei primi freddi porta con sé le piattaforme rivendicative e il richiamo del famoso, ma ormai lontanissimo, autunno caldo. Le prime proposte avanzate dai principali sindacati, Cgil e Cisl, segnano ancora una profonda divisione strategica. La Uil per ora si segnala come meno subalterna alla Cgil rispetto alla fase precedente, ma ancora fatica a fare emergere una propria caratterizzazione.



La situazione del lavoro appare attualmente positiva. L’occupazione è in costante crescita e anche gli indicatori dell’attività, ore lavorate e produzione, segnano un seppur piccolo incremento. Restano le difficoltà date dal mismatching delle competenze e le difficoltà delle fasce più deboli.

L’impatto della digitalizzazione sul lavoro incomincia a delineare, assieme alla pressione della finanziarizzazione dell’economia, problematiche nuove nelle attività di impresa e direttamente sul lavoro. Le nuove forme di impresa sono sempre più a controllo di piattaforme e algoritmi finalizzati alla massimizzazione dei dividendi. Portano a un aumento della parte di rendita rispetto alla tradizionale divisione fra salari e profitto.



Determinano altresì un mutamento sempre più profondo nel rapporto fra lavoratori e impresa. La nuova organizzazione del lavoro aumenta isolamento e controlli individuali verso gli occupati. Il ricorso a lavoratori a termine e l’accorciamento della stessa vita delle imprese aumentano le transizioni lavorative delle persone. Ne consegue una maggiore dispersione dei legami e delle relazioni che caratterizzavano le esperienze lavorative precedentemente.

Dai cambiamenti in corso emergono così problematiche nuove in termini di tutela della qualità e del valore del lavoro. Si pone un tema di nuove tutele rispetto all’insieme di quelle attualmente in essere per poter dare continuità di sostanza ai diritti costituzionali che sorreggono la nostra Repubblica fondata sul lavoro.

Sia per quanto riguarda il tema della distribuzione del reddito quanto la tutela del lavoratore sul mercato del lavoro vanno aggiornati gli strumenti esistenti. Un patto su produttività e crescita salariale è assolutamente indispensabile.

Se il patto investe anche la tutela del costo della vita e il rilancio di un welfare adeguato a tutelare i nuovi bisogni sociali non basta certo fermarsi allo scambio che può avvenire in fabbrica, ma va coinvolta la politica fiscale e la capacità di recuperare tassazione dalle nuove forme di elusione che caratterizzano molta parte della nuova economia dei big della nuova comunicazione e del monopolio dei dati.

E che ci sia da trovare nuove risorse per rilanciare il welfare è sotto gli occhi di tutti. Ricordiamo come nasce il tema. Il sistema di intervento aveva come obiettivo quello di creare interventi pubblici per battere i 5 giganti che appesantivano la vita della gente: povertà, malattia, ignoranza, disoccupazione e squallore. La risposta passava soprattutto attraverso il lavoro, assicurava così un salario per vivere e il finanziamento del sistema pensionistico oltre al sostegno in caso di disoccupazione. La scuola per assicurare la crescita delle opportunità sociali e la salute difesa dal sistema sanitario davano sostegno alla vita attiva. La lotta allo squallore è soprattutto dare case dignitose a tutti e interventi contro il degrado sociale.

Basta riflettere su come oggi siamo in grado di rispondere alle 5 sfide appena ricordate per vedere come la centralità di nuove iniziative a tutela del lavoro debbano misurarsi con la capacità di saldare le iniziative nell’impresa con le iniziative nella società.

Torniamo allora alle strategie dei principali sindacati. La Cgil parte da un giudizio di crescente impoverimento dei lavoratori imputando le responsabilità a un indebolimento delle tutele dovuto a scelte politiche. Per questo avvia il proprio isolato autunno di protesta con uno sciopero che ha alla base il tema del salario minimo per legge e richieste, già bocciate peraltro dal voto referendario, a favore di forme contrattuali a tempo indeterminato.

La piattaforma Cisl presenta un taglio molto diverso. Centrale è la tutela della persona nel nuovo mercato del lavoro. La richiesta principale è un forte sistema di politiche attive del lavoro per le fasi di transizione, orientamento formazione e sostegni al reddito, perché nessuno sia escluso. La difesa della contrattazione verso interventi legislativi sui salari è una caratteristica di fondo. Per questo cerca di coniugare le nuove opportunità offerte dalla legge per la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese con il rilancio della contrattazione aziendale e territoriale.

La proposta di un patto di responsabilità rivolta al Governo contiene poi i temi del rafforzamento dei servizi alla persona a partire da quelli indispensabili per sostenere l’occupazione femminile.

Avremo così un primo mese di preparazione delle iniziative con un prosieguo della divisione che ha caratterizzato tutto l’ultimo periodo. La realtà, però, ci induce alla speranza che lo sviluppo della contrattazione diffusa porti alla ricostruzione di rapporti di fiducia e a piattaforme sempre più unitarie. Le sfide portate dalle nuove tecnologie spingono per un ritorno all’elaborazione di piattaforme sempre più evolute se si vuole tutelare il lavoro anche nelle forme più avanzate e anche nella società e non solo nell’impresa.

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