La visione appiattita sullo short term è spesso indicata come origine di molti mali nella gestione delle imprese. Se, infatti, l’attenzione ai risultati di breve periodo permette il controllo efficace dell’azienda e la reazione rapida agli eventuali errori, è però un limite per permettere l’avvio di processi di innovazione e di gestione ottimale delle persone.
I manager troppo spesso sono valutati solo sui report trimestrali e sui bilanci semestrali e se il focus su questi risultati diventa ansioso o ansiogeno e viene assolutizzato si corre il rischio di perdere di vista gli obiettivi di lungo periodo che sono essenziali per rendere sostenibile nel tempo lo sviluppo e la stessa sopravvivenza delle aziende.
È mia opinione che il punto di partenza della riflessione etica nell’ambito dell’impresa possa innanzitutto riferirsi a quella della responsabilità della persona verso il lavoro e del significato che questo assume nel contesto sociale ed economico. L’etica (dal greco antico e??? (o ????), èthos, “carattere”, “comportamento”, “costume”, “consuetudine”) è quella branca della filosofia che studia i fondamenti oggettivi e razionali che permettono di assegnare ai comportamenti umani uno status di valore, ovvero distinguerli in buoni, giusti, o moralmente leciti, rispetto ai comportamenti ritenuti cattivi o moralmente inappropriati.
L’etica può anche essere definita come la ricerca di uno o più criteri che consentano all’individuo di gestire adeguatamente la propria libertà nel rispetto degli altri. L’etica può essere descrittiva se descrive il comportamento umano, mentre è normativa (o prescrittiva) se fornisce indicazioni e può essere anche soggettiva, quando si occupa del soggetto che agisce, indipendentemente da azioni o intenzioni, e oggettiva, quando l’azione è relazionata ai valori comuni ed alle istituzioni.
Non è questa la sede per compilare una classificazione delle varie tipologie di etica, come anche esporre una classificazione completa delle virtù, che raramente trova l’accordo dei filosofi che l’hanno tentato. L’esperienza personale confrontata con quella di altri colleghi e con i risultati degli studiosi di etica indica non soltanto che le virtù sono molte e distinte tra loro, ma che ogni riflessione organica sull’uomo darà origine a diversi sistemi di virtù, in funzione soprattutto dei riferimenti valoriali.
L’essere umano è comunque chiamato a realizzare se stesso nella ricerca della felicità, del “bene”, che assume pur sempre una dimensione soggettiva nella ricerca del senso per ciascuno e con questo potrebbe nascere una riflessione sul tema della libertà, ma ci porterebbe al di fuori dei confini di questo contributo.
Le condotte competence attitude definite come etiche derivano dall’esercizio e dalla costituzione di atteggiamenti, disposizioni costanti: così, ad esempio, non basta un singolo atto di coraggio per definire coraggioso un uomo, ci vuole piuttosto l’abitudine ad agire coraggiosamente nelle situazioni e nelle circostanze più disparate, come ben descritto da Aristotele nell’Etica Nicomachea.
Per perseguire risultati d’eccellenza nella vita professionale, ritengo sia quindi prescrittivo esercitare nell’ambito del modello più ampio del “pensiero flessibile” le competence attitude relative alla “lungimiranza”, “trasparenza” e ”perseveranza”, che fanno comunque riferimento alle virtù greco romane della prudenza, giustizia e fortezza, proprie e fondative del pensiero occidentale.