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Home » Lavoro » Pensioni » PENSIONI/ Esodati e lavoratori precoci. Cazzola: vi spiego tutti i nodi irrisolti col Milleproroghe

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PENSIONI/ Esodati e lavoratori precoci. Cazzola: vi spiego tutti i nodi irrisolti col Milleproroghe

Int. Giuliano Cazzola
Pubblicato 25 Gennaio 2012
Lavoratore_AnzianoR400

Fotolia

Il testo che salvava lavoratori precoci ed esodati è stato rinviato, prima del voto, alle Commissioni Bilanci e Affari Costituzionali. Ora che succede? Ce lo spiega GIULIANO CAZZOLA

Si diceva che ormai fossero salvi. Invece, siamo ancora in alto mare. Per i precoci e gli esodati, il Parlamento si era mobilitato con spirito bipartisan. La riforma delle pensioni, infatti, avrebbe rischiato di penalizzarli oltremodo; i primi sono quelli che hanno iniziato a lavorare a 15-16 anni e che, laddove abbiano maturato 42 anni  e un mese (41 e un mese le donne), ma non hanno raggiunti i 62 anni di età, non possono ancora andare in pensione, salvo decurtazioni sull’assegno; i secondi sono, invece, i lavoratori licenziati su base volontaria in seguito alla promessa di andare in pensione entro due anni e che, adesso, si trovano senza lavoro e con il rischio di accedere al trattamento pensionistico solo tra 5-6 anni. Ebbene: alcune norme presenti nel decreto Milleproroghe prevedevano, per costoro, il mantenimento del regime precedente alla riforma. Ma la Camera ha rispedito il testo alle Commissioni Bilancio e Affari costituzionali. La copertura per l’operazione era stata individuata mediante l’ipotesi di aumentare le aliquote contributive degli autonomi. Un’eventualità che al Pdl non è andata a genio. Quindi?


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«Premetto che sono d’accordo nel tutelare gli esodati, ma non i precoci; una modesta penalizzazione per chi va in pensione prima dei 62 anni è giusta, equa e sistemica. Presenterò, infatti, in tal senso, due emendamenti soppressivi; so benissimo che non saranno presi in considerazione, dato che si tratterà di un voto di fiducia. Ma è giusto, in certi casi, non consentire che certe misure passino senza averne sottolineto l’iniquità», afferma, raggiunto da ilSussidiario.net Giuliano Cazzola, vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera.


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Fatta la premessa, ci serve capire, ora, quali scenari si prefigurano. Silvano Moffa, su queste pagine, affermava che era sufficiente decurtare i sei miliardi di risparmi previsti per il 2013 grazie alla riforma delle pensioni per trovare la copertura relativa. Su questo, Cazzola non è per nulla d’accordo. «Se un provvedimento è inserito in bilancio ed entra a far parte della contabilità nazionale, laddove venga modificato occorre trovare la relativa copertura finanziaria. Stiamo parlando, infatti, di una norma che è già stata acquisita; il decreto Milleproroghe modificherebbe tale norma».


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Rispetto all’ipotesi di trovare i soldi necessari colpendo gli autonomi, spiega: «Trovo singolare che per agevolare qualche decina di migliaia di persone si intervenga su una platea di qualche milione di cittadini lavoratori». L’operazione non riguarderebbe gli esodati: «Siamo tutti d’accordo nel tutelarli. Del resto, le garanzie nei loro confronti sono state inserite grazie a risorse precedentemente stanziate. Se queste risorse non dovessero bastare, c’è un percorso che prevede l’aumento del costo del lavoro. Il che è discutibile, ma si tratta di un problema rinviato».

In ogni caso, la cifra necessaria potrebbe ammontare a circa 100 milioni di euro. Resta da capire dove potrebbero essere recuperati. Si parla, ad esempio, di aumentare dal 20% al 25% il contributo di solidarietà per le pensioni più alte. «Non sarebbe sufficiente. Con questo provvedimento, si recupererebbero solo alcuni milioni. Temo che sarà necessario aumentare qualche accisa. Sull’alcol o i tabacchi, ad esempio. O che  si dovrà tagliare da qualche parte». 

 

(Paolo Nessi)

Tags: Riforma pensioni

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