Importanti novità relative alla riforma delle pensioni nel testo definitivo della Legge di stabilità approvato sabato dal Senato con voto di fiducia. La manovra prevede l’eliminazione delle penalizzazioni per i contribuenti che, pur non avendo raggiunto i 62 anni di età, matureranno tutti gli altri requisiti entro il 31 dicembre 2017. Il testo di legge introduce anche un tetto per le “pensioni d’oro” dei funzionari dello Stato. L’aliquota sulle casse di previdenza aumenta inoltre dall’11,5% al 20% e quella sui fondi pensione dal 20% al 26%. Ne abbiamo parlato con Maurizio Petriccioli, segretario confederale della Cisl con delega alla previdenza.
Che cosa ne pensa dello stop alle penalizzazioni?
È una richiesta che come sindacati stiamo facendo da molto tempo. Per raggiungere questa soluzione abbiamo attuato un confronto con la commissione Lavoro della Camera. Esprimo un giudizio molto positivo, perché per tutti quelli che andranno in pensione dal primo gennaio e per tutti gli anni 2015, 2016 e 2017 sarà tolta questa penalizzazione. È quindi sicuramente un elemento importante perché corregge una delle tante iniquità contenute nella legge Fornero.
Con l’emendamento alla Legge di stabilità sono risolti tutti i problemi?
No, rimangono ancora due ordini di problemi. Il primo è che cosa accadrà a chi è andato o andrà in pensione tra il 2012 e il 31 dicembre prossimo, il secondo che cosa accadrà dal 2018 in poi. Anche se andando avanti nel tempo saranno sempre meno quelli che avranno la possibilità di utilizzare la pensione anticipata e avere un’età anagrafica molto bassa, perché chi entra nel mercato del lavoro purtroppo lo fa sempre più tardi. Per uscire da questo ginepraio occorre rivedere in profondità la legge Fornero, ricreando le condizioni per una flessibilità in uscita che con il sistema contributivo deve essere permessa.
Quali sono nello specifico le proposte della Cisl?
Proponiamo di reintrodurre la flessibilità nel sistema pensionistico, di rendere obbligatoria la previdenza complementare attraverso la via contrattuale, di ricreare le condizioni perché le pensioni possano essere più adeguate. Ciò può avvenire abolendo il sistema di calcolo che utilizza un coefficiente di trasformazione dell’ultimo anno di vita lavorativa. Al suo posto può essere introdotto invece il criterio del pro rata per l’applicazione dei coefficienti revisionati soltanto alle quote di montante contributivo che sono maturate tempo per tempo. Ciò introduce la possibilità di un calcolo molto più vantaggioso per i giovani, che si ritrovano con un tasso sostitutivo delle pensioni che si riduce sempre di più.
Le pensioni anticipate possono essere un modo per risolvere il problema della disoccupazione?
La Cisl non condivide la “staffetta” di cui si parla spesso al ministero del Lavoro. Ciò che proponiamo è un nuovo patto tra giovani e anziani, basato sull’incentivo dell’uso volontario del part-time negli ultimi anni della carriera lavorativa. Ciò permette di inserire nel restante 50% dell’orario un giovane lavoratore.
Il part-time dei lavoratori anziani porterebbe a una riduzione della pensione finale?
No. Il governo deve riconoscere la contribuzione figurativa perché la persona che si trova negli ultimi anni di carriera può accettare di avere un taglio sullo stipendio e di lavorare meno. Ciò che non può accettare è vedersi ridotta la sua contribuzione previdenziale, perché il calcolo della sua pensione in quel modo sarebbe fortemente penalizzato. Va quindi promosso il part-time attraverso il riconoscimento della contribuzione figurativa corrispondente alla riduzione di orario, condizionando il meccanismo all’assunzione di lavoratori giovani di età inferiore con un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.
(Pietro Vernizzi)