Il welfare state è la più grande innovazione sociale del XX secolo, in Europa al contrario del Nord-America, il suo principio universalistico ha garantito a tutti i ceti sociali la soddisfazione dei bisogni fondamentali legati alla salute, all’assistenza, all’educazione e alla previdenza. Questo servizi oggi rischiano di essere compromessi, oltre che da una riduzione delle risorse finanziarie a disposizione degli Stati per i vincoli di spesa pubblica, dalla precarietà dei legami famigliari e, in generale, dall’insicurezza e dalla fragilità delle relazioni umane che aumentano le risorse di spesa destinate al singolo individuo, sottraendole ai corpi sociali.
Il welfare sta diventando una questione centrale dei tempi moderni, in cui si gioca una partita decisiva per la tenuta delle nostre democrazie. Un recente convegno ad Acqualagna (PU) organizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con il Centro Culturale E. Mounier sul tema “Dove sta andando lo Stato Sociale. La sussidiarietà a servizio del Welfare” ha affrontato il tema con esperienze in atto, con dati statistici e proposte. Sono intervenuti Guido Canavesi, direttore Scuola di Specializzazione in Diritto Sindacale, del lavoro e della previdenza dell’Università degli Studi di Macerata; Elia Grossi, responsabile organizzazione e sostenibilità Imab Group Spa; Walter Pazzaglia, direttore generale Crainox Srl, moderati da Antonio Cencioni membro del direttivo del Centro culturale E. Mounier. Le conclusioni del dibattito sono state affidate a Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà.
Ognuno dei relatori ha raccontato la propria esperienza nel campo del welfare. Elia Grossi mettendo in evidenza le realtà del baby sitting aziendale che accoglie, per ora, 25 bambini e il car sharing, con la messa a disposizione di 4 autovetture aziendali elettriche ai dipendenti, soprattutto quelli che partono da più lontano e che lungo il percorso raccolgono altri colleghi (almeno tre per macchina). Walter Pazzaglia ha raccontato il rapporto creato con l’Istituto professionale di Urbania consentendo ai ragazzi di conoscere più da vicino la loro realtà produttiva e le opportunità lavorative che offre, in modo che i ragazzi possano indirizzarsi verso i percorsi di studio a loro più congeniali per la propria professione futura, senza perdere tempo. Guido Canavesi ha raccontato l’esperienza della Scuola di sussidiarietà rivolta ad amministratori, funzionari pubblici e operatori del Terzo settore. Essa nasce a seguito di una serie di innovazioni giuridiche, amministrative e nelle prassi, relative ai servizi di pubblica utilità, che ha dato impulso alla pratica dell’amministrazione condivisa, prevista e disciplinata dal Codice del Terzo settore (d.lgs. n.117/2017).
Particolare attenzione è stata data alle nuove regole introdotte e alla loro applicazione; alle diverse scelte gestionali degli enti locali; alle diverse fasi implicate nella co-programmazione e co-progettazione dei servizi e alle modalità per gestirle attraverso la soluzione di casi concreti proposti ai partecipanti. Questo per far conoscere e promuovere nuove prassi nell’ambito delle amministrazioni pubbliche, che non si limitino ad utilizzare esclusivamente l’appalto pubblico nella gestione dei servizi.
Vittadini ha messo in luce, attraverso diverse slide, la composizione della spesa sociale in Italia che ha raggiunto i 615 miliardi di euro pari al 30,1% del Pil, superata, in Europa, solo da quella della Francia con il 31,6%. Tale spesa comprende: previdenza, sanità e politiche sociali. La previdenza assorbe il 48% della spesa sociale, di cui il 90% va alle pensioni, il 22% alla sanità, il 18,2% alle politiche sociali (disabilità, esclusione sociale, sostegno alla famiglia, ecc.) e l’11,8% all’istruzione. Nonostante questa montagna di danaro pubblico, il 20% della spesa per il welfare non è tutta di natura pubblica ma in parte a carico delle famiglie, tramite diverse partecipazioni alla spesa o all’utilizzo di prestazioni in regime privatistico non convenzionato.
Nel 2021 questa spesa sulle famiglie ha pesato per il 17,5% del reddito familiare netto e, in prospettiva, sempre più soggetti non avranno accesso a forme di assistenza o tutela negli anni a venire. I dati ci dicono che 4,5 milioni di italiani rinunciano a curarsi per ragioni economiche in quanto la lunghezza delle liste d’attesa li costringerebbero a utilizzare servizi privati troppo costosi, ma, in questa situazione, c’è anche chi rinuncia, viste le difficoltà, a cercare alternative. Un giusto sistema di welfare è quello che prende a carico la persona che si trova nel bisogno, e riesce, attraverso una pianificazione integrata dei servizi, a dare le giuste risposte, senza, possibilmente, sradicare le persone dal loro ambiente.
In questo contesto di crescente difficoltà, la sussidiarietà nelle sue forme, verticale e orizzontale, è l’unico metodo che può alleggerire lo Stato attraverso la collaborazione fra pubblico, privato e Terzo settore, secondo un principio di amministrazione condivisa che potrebbe dare una risposta al bisogno, mantenendo un sistema universalistico capace di favorire una qualità dei servizi per tutti.
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