Sul pratone di Pontida la Lega continua il percorso del congresso di Firenze. Il motto era ispirato al manifesto dei “Liberi e forti” di Sturzo

Non si può cercare di comprendere la novità politica e culturale di questa Pontida 2025 senza metterla in connessione con il Congresso di Firenze dell’aprile scorso. Questo giornale aveva scritto che ad aprile era nata la “Lega 4.0”.

Una nuova mission politica che con il “Coraggio della libertà” (titolo del congresso) recuperava nel profondo e con maggior consapevolezza la propria natura ideale mettendo al centro la persona, le comunità e i popoli, con la loro libertà inestirpabile e unicità. Una Lega più stabile, governativa, identitaria ed europea.



A distanza di sei mesi questa impostazione ideale è rafforzata dallo slogan di Pontida 2025, “Liberi e Forti”, che evoca il famoso appello di Luigi Sturzo del 1919 “A tutti i liberi e forti”.

Difficile dire se sia stata voluta o meno dai dirigenti leghisti. Senza volere in alcun modo riscrivere la storia del Carroccio, questa scelta può apparire oggi come una rivoluzione culturale, un manifesto della Lega 4.0.



Per capire meglio questo nesso “culturale e politico” ripercorriamo brevemente i capisaldi dell’appello di Sturzo, alla base del popolarismo che voleva portare in politica i valori della dottrina sociale della Chiesa Cattolica insieme ai valori del liberalismo e del conservatorismo.

L’appello “a tutti i liberi e forti” chiamava a raccolta senza alcuna distinzione di confessione o credenza, e a livello sociale difendeva il ruolo della famiglia, della libertà di educazione, dell’impresa, delle “libertà religiose contro ogni attentato di setta”.

In politica estera esaltava il ruolo della “Società delle Nazioni”, che doveva riconoscere le giuste aspirazioni nazionali, affrettare l’avvento del disarmo universale e, tramite la diplomazia, garantire pace e prosperità dei cittadini.



Il palco di Pontida 2025 (Ansa)

Nella politica nazionale poi, l’appello di Sturzo valorizzava il decentramento amministrativo e auspicava una riforma della burocrazia, degli ordinamenti giudiziari, un riforma tributaria e una soluzione al problema del Mezzogiorno.

La gran parte di questi temi fa parte ancora oggi delle battaglie politiche della Lega, una sorta di patrimonio comune tra il popolarismo di Sturzo e il mondo leghista. La cifra comune che viene ancora prima delle singole battaglie è il valore di partenza della persona e della sua libertà.

Si capisce bene ora che il tormentone di certi giornaloni, tra “vannaccizzazione” o “fontanizzazione” della Lega, prendendo a pretesto (ma senza capirla) qualche battuta fugace dei protagonisti, è privo di qualsiasi sostanza politica.

Questa rivoluzione culturale della persona e della libertà al centro di ogni azione politica, se condivisa, non contrappone un “vannacciano” e un “fontaniano” ma esalta entrambi, nella loro diversità unica, che non diventa quindi più divisione ma contributo di ricchezza nelle battaglie comuni.

È questa l’immagine della Lega 4.0 che esce da Pontida 2025: non più un corpo monolitico e chiuso all’esterno, ma un movimento che si apre, capace di dialogare con tutti e di coinvolgere altri mondi, a partire dalla propria identità e dai propri principi, che sono poi gli stessi ideali di una tradizione che viene da lontano ed è largamente condivisa.

Ecco che allora non esiste più il problema (tanto caro al Foglio) delle Lega del Nord contro la Lega nazionale, o della Lega di Salvini contro quella di Zaia o della Lega del “Ponte sullo stretto”, per citare le più in voga nelle narrazioni giornalistiche. Tutte queste “leghe” sono pezzi diversi e unici di un stesso grande movimento.

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