Alla Camera è stato approvato il Ddl sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle aziende
Dopo una discussione in Commissione – vivacizzata da alcuni emendamenti poi in parte recepiti nel testo finale – è approdato in Aula alla Camera, che l’ha approvato, il Ddl AC 1573, legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle aziende, voluta dalla Cisl, che rappresenta un importante passo verso un cambiamento epocale.
Si chiude il modello della distribuzione del reddito e del controllo esogeno della produttività, che ha caratterizzato l’era delle rivoluzioni industriali, ma che ora è incapace di garantire la sostenibilità del welfare che per anni ha rappresentato uno strumento indispensabile alle politiche industriali: capitale umano, fonti di finanziamento, costi dell’energia, innovazione nei processi produttivi, analisi settoriali, crisi aziendali, sistema di contribuzione, sistemi di benefit e imposte fiscali transitavano soprattutto attraverso il sistema di welfare.
Il modello redistributivo dei guadagni di produttività previsto dall’art, 46 della Costituzione nel tempo era già stato adottato da grandi aziende, ma ora con la legislazione di riferimento vi è la possibilità di disegnare un nuovo modello redistributivo dei guadagni di produttività derivanti dal coinvolgimento diretto delle persone (risorse umane), dalle nuove tecnologie, basato sulla partecipazione, a fronte delle grandi transizioni in atto, nell’ambito delle nuove politiche industriali che devono essere calate nel contesto sociale.
La competitività deve essere interpretata come un fattore di crescita, sviluppo e aumento del benessere individuale e collettivo. In questo quadro, quindi, è fondamentale investire soprattutto nella formazione e nel capitale umano, individuando gli obiettivi di produttività che si pongono le imprese insieme al management.
Il Ddl prevede 15 articoli che devono essere implementati dalla contrattazione collettiva e regolano quattro diverse forme di partecipazione: quella gestionale, economica gestionale, organizzativa e consultiva coadiuvata da un Fondo per la partecipazione messo a bilancio.
Lo sviluppo della norma – di tipo volontario – in capo alla contrattazione collettiva prevede a proposito del trattamento fiscale che le somme derivanti dalla distribuzione ai lavoratori dipendenti di una quota di utili di impresa non inferiore al 10% degli utili complessivi sono soggette a un’imposta sostitutiva dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali pari al 5%, entro il limite di importo complessivo di 5.000 euro lordi, se erogate in esecuzione di contratti collettivi aziendali o territoriali di cui all’articolo 51 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81.
Posto che secondo norma vi è la possibilità che, nelle aziende, siano previsti piani di partecipazione finanziaria dei lavoratori, tali piani possono individuare oltre agli strumenti di partecipazione dei lavoratori al capitale della società previsti dalle disposizioni del codice civile anche l’attribuzione di azioni in sostituzione di premi di risultato, ferma restando la previsione di cui all’articolo 1, comma 184-bis, lettera c), della legge n. 208 del 2015 (Legge di stabilità 2016), secondo cui tali azioni, qualunque ne sia il valore e indipendentemente dalle condizioni stabilite dall’articolo 51, comma 2, lettera g), del Tuir, non concorrono a formare il reddito di lavoro dipendente, né sono soggette all’imposta sostitutiva del 10% per i premi di risultato.
Si dispone, altresì, che per l’anno 2025 i dividendi corrisposti ai lavoratori e derivanti dalle azioni attribuite in sostituzione di premi di risultato, per un importo non superiore a 1.500 euro annui, siano esenti dalle imposte sui redditi per il 50% del loro ammontare.
Il Ddl prevede anche un importante ruolo per il Cnel. Si stabilisce, infatti, l’istituzione presso il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro della commissione nazionale permanente con funzioni interpretative e di indirizzo sull’attuazione della partecipazione dei lavoratori alle aziende.
Con il passaggio in Senato, questo traguardo che finalmente attua l’articolo 46 della Costituzione ci auguriamo venga definitivamente raggiunto. Il nostro Paese si trova in una situazione di estrema fragilità, dovuta soprattutto all’elevata tassazione e alla debolezza delle finanze pubbliche. Diventa quindi ancora più importante spingere quelle riforme, come quelle già previste in Costituzione sulla partecipazione dei lavoratori e lavoratrici, che possono rendere l’economia più dinamica e innovativa.
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