Cancellato il programma radio di Marcello Foa "Giù la maschera". Contri, ex consigliere RAI, scrive all'Ad dell'azienda: servono spiegazioni

Lettera aperta a Giampaolo Rossi
Amministratore delegato della RAI

Caro Giampaolo,
ti scrivo con questa modalità a causa della gravità dell’argomento. Ieri è stata diffusa da Marcello Foa, già presidente della RAI e ideatore e conduttore della trasmissione di Radio Uno Giù la maschera, la notizia che la trasmissione è stata eliminata dal palinsesto.



È assai grave che un programma di vero servizio pubblico sia stato eliminato dall’Azienda di servizio pubblico, nonostante abbia dato assai elevate garanzie di pluralismo e di equilibrio per ben due anni.

È altrettanto grave che Marcello Foa non sia stato minimamente informato dal neo-direttore di Radio Uno di quanto stava per accadere, né convocato in direzione. Un simile comportamento non lo si riserva nemmeno al più scadente degli autori.



Come ben sai, io ho svolto dal 1998 al 2002 il ruolo di consigliere della RAI. E ricordo benissimo che presidente, direttore, direttore del personale e direttori di rete si sono sempre assunti la responsabilità di dare di persona a dipendenti e collaboratori sia le buone che le cattive notizie. Cosa è successo in RAI perché si perdesse questa dignitosa abitudine?

Se è vero, come ricordava spesso Giovanni Testori, che la forma è essa stessa sostanza, dobbiamo rilevare che in questa occasione la RAI si è dimostrata pessima. E indegna del ruolo della “più grande azienda culturale del Paese” che tu rivendichi spesso.



Ora, se c’era un programma pluralista era proprio Giù la maschera. Coadiuvato da colleghi di diverse culture politiche e da una grande esperta di ricerche e sondaggi, in un’ora Foa faceva intervenire tre ospiti che avevano idee diverse sullo stesso tema, senza mai prevaricare, ascoltando tutti con eguale garbo e rispetto.

A chi poteva dare fastidio un programma del genere? Non piaceva perché spesso toccava temi delicati o scottanti anche se trattati con pluralismo ed equanimità?

Ricordo che quando intervenne il dott. Citro, critico sui vaccini anti-Covid, Foa – che pure aveva sentito in trasmissione altre campane – fu costretto a organizzare una sorta di trasmissione di riparazione.

Da chi? Qual è la manina che interviene dall’esterno per evitare che si discutano argomenti delicati? Tra l’altro, la posizione di Citro è la stessa dell’attuale segretario generale della Salute americano Sen. Robert Kennedy. E i suoi dubbi sono gli stessi che i membri del CTS si sono lasciati scappare in un fuori-onda, e di cui la RAI naturalmente non ci racconta nulla.

Recentemente ho rilasciato una intervista a La Verità in cui sostenevo che non esisteva TeleMeloni. Ma se il neodirettore di Radio Uno, secondo le cronache uomo di provata fede meloniana, non conferma un programma del genere, sorge il sospetto che il manovratore del momento non ami il dibattito delle idee (come non ama i giornalisti: lo ha detto a Trump) e quindi “quieta non movere et non mota quietare”.

Solo così si spiega l’annullamento di un programma che si proponeva di elevare il senso critico degli italiani attraverso un confronto mai urlato, come avviene invece nei talk show allo scopo di catturare ascolti. Costituendo un pessimo esempio di servizio pubblico.

Vorrei ricordare a questo proposito che nel 2000, in un Cda che fu tenuto a Milano, ci proponemmo di meglio definire la missione della RAI. Riuscii a convincere i colleghi a porre al primo punto “Elevare il senso critico del Paese attraverso l’informazione, la cultura e l’intrattenimento”.

Credo che questa missione non sia mai stata modificata, e giaccia in qualche archivio. Questa dovrebbe essere la domanda cui dovrebbe rispondere ogni giorno un amministratore delegato che dispone di tutte le risorse dirette e indirette per elevare il livello della programmazione.

Immagino già che tu abbia risposto o ti appresti a rispondere che non avevi poteri per intervenire. Invece un amministratore delegato li ha eccome, basta che lo voglia. Quando Rainet stava per essere travolta per il caso dei contenuti scabrosi postati sul sito di Golem dal giornalista Nicoletti, sono intervenuto direttamente, trovando ampio sostegno nel DG di allora Cattaneo e nel direttore dell’Ufficio Affari legali Esposito. Ricordo bene che allora io inventavo e gestivo in quanto AD, e tu dichiaravi in quanto presidente di quella piccola ma brillante società partecipata.

Oggi sei tu l’amministratore delegato di tutto il Gruppo, e pensi di poter continuare a dichiarare come un presidente di rappresentanza?

La cancellazione del programma di Foa segna un punto bassissimo raggiunto dalla RAI di oggi. Ci sono stati interventi esterni? È stata l’azione di un neodirigente troppo zelante?

A te il compito di toglierci questi dubbi, che potresti fugare in un momento intervenendo per rimettere le cose a posto, e sanare il grave vulnus inferto all’Azienda di servizio pubblico, eliminando un programma che ha saputo interpretare nei fatti e alla lettera questo difficile concetto.

Coraggio.

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