LETTERA/ “O il Natale, o non ci resta che chiudere gli occhi ai nostri figli”

- Lettera firmata

L'omicidio di un 40enne per mano di due ragazzi di 14 e 15 anni apre una serie di domande. In una famiglia se ne parla. E si scopre che il Natale c'entra

incidente_omicidio_carabinieri_3_lapresse_2017 (LaPresse)

Caro direttore,
pochi giorni fa abbiamo letto dell’omicidio di un 40enne per mano di due ragazzi di 14 e 15 anni, a due passi da casa nostra a Monza: ci si è gelato il sangue. Le cronache locali hanno riportato dettagli terribili su questa storia: un omicidio violento, in pieno giorno (una domenica all’ora di pranzo) scatenato all’interno di una storia di droga. Due ragazzi non ancora adolescenti, già nel giro della cocaina al punto da essere in cura presso il Sert. 

La prima reazione è stata di rifiuto: la realtà non può essere così brutta. Poi è subentrata l’analisi: la colpa di una tale situazione è da cercarsi nel degrado economico, sociale e culturale dell’ambiente in cui queste persone vivono. Infine, l’autodifesa: non è colpa nostra, noi viviamo una vita più “normale”, a noi un tale orrore non potrà capitare mai. 

Senza volerlo, abbiamo provato a sopire le domande gridate dal nostro cuore di fronte a questo fatto: che senso ha una tale violenza? Che cosa potrà salvare la vita e il destino di questi ragazzi? Si poteva fare di più per salvarli? In cosa sperare, per il futuro dei nostri figli? 

Viviamo tempi difficili e ingannevoli. Di fronte alla domanda infinita del cuore, si cade spesso in finte risposte e in palliativi stordenti (la droga, lo sballo, il sesso, ad esempio). Non è facile proporre qualcosa di diverso e più vero per chi, come noi, ha la responsabilità di educare i propri figli e i propri studenti. E così ci troviamo spesso impotenti e deboli di fronte proprio a coloro cui vogliamo più bene. Meglio allora dimenticare questi fatti, costruire campane di vetro, chiudere gli occhi dei nostri figli e studenti? 

Non ce la facciamo. La domanda di felicità di quei ragazzi è esattamente uguale alla nostra. Avvertiamo l’urgenza di proporre ai nostri figli qualcosa di bello e grande, a partire dal positivo che sperimentiamo nella nostra vita. La nostra esperienza è che esiste un luogo in cui tutta la nostra domanda di senso è abbracciata, non è abbandonata a se stessa, è sfidata a guardare alla vita con positività, verità e passione. Questo luogo, per noi, è la compagnia cristiana: persone e fatti che testimoniano che un’esistenza bella e piena – pur dentro le difficoltà, le sofferenze e contraddizioni della vita – è possibile per tutti. Per tutti: per noi, per quei ragazzi. 

Il Natale è il momento storico in cui questa possibilità si è fatta concreta. Lo attendiamo trepidanti, dunque. Perché solo questo fatto misterioso ma concreto (Gesù che viene a incontrare ciascuno di noi) ci fa guardare con speranza al domani. 

Anna, Maria, Samanta, Alessandro, Michele e Tommaso 





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