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Home » Cultura » Letture e Recensioni » LETTURE/ Da Dostoevskij a Stefánsson, quelle “spine nel cuore” che ci aiutano ad essere più uomini

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LETTURE/ Da Dostoevskij a Stefánsson, quelle “spine nel cuore” che ci aiutano ad essere più uomini

Anna Teresa Andreoni
Pubblicato 1 Settembre 2025
Folla tra i padiglioni al salone internazionale del libro di Torino. Torino 17 maggio 2025 ANSA/TINO ROMANO

Folla tra i padiglioni al salone internazionale del libro di Torino. Torino 17 maggio 2025 ANSA/TINO ROMANO

L'ultimo numero di LineaTempo è dedicato al tema "Il valore formativo del romanzo per leggere la vita". Perché abbiamo bisogno di narrazioni?

L’ultimo numero di Lineatempo dedica l’intero dossier ed i percorsi didattici al tema Il valore formativo del romanzo per leggere la vita, indagando il successo del romanzo come medium letterario moderno par excellence.

Il dossier vuole anzitutto provare a rispondere a questa domanda: c’è ancora spazio per il romanzo nella società contemporanea?


UCRAINA/ Da Papa Leone a Shostakovic, così Chiesa e cultura lavorano alla pace


I necrologi che ciclicamente rimbalzano tra gli addetti ai lavori, ben lungi dal sancire la sua definitiva uscita di scena, dimostrano invece la grande capacità autorigenerante di questo genere letterario, capace di risorgere, come l’Arabia fenice, dalle sue ceneri. Ciò è possibile perché le regole del romanzo si evolvono di continuo, a volte quasi in contraddizione tra di loro, ma sono tutte ugualmente valide. Siamo cioè di fronte a un genere aperto, duttile, intramontabile, e che continua a fare la parte del leone nella produzione editoriale. Un oggetto, dunque, estremamente affascinante, vivo e vitale e meritevole di indagine.


PAPA NELLA MOSCHEA BLU/ "Perché Prevost non ha pregato come Wojtyła, Ratzinger e Bergoglio. E in Libano..."


Gli interventi del dossier si muovono lungo due versanti.

Da un lato esso propone (o ripropone) una lettura puntuale ed appassionata di alcuni classici di ieri (Manzoni, Dostoevskij, Zola), accanto ai quali trovano spazio tre autori contemporanei di grande respiro ed originalità (McCarthy, Fosse, Stefánsson); autori quindi che si prestano come esempi della grande versatilità di questo genere letterario.

Dall’altro il dossier vuole entrare più in profondità nella realtà del genere: indagando la sottile dialettica tra romanzo e romanzesco; qual è il suo rapporto con la modernità, perché l’uomo è così sensibile alle narrazioni; il tutto senza ignorare le logiche e le necessità del mercato editoriale e lasciando spazio alla testimonianza di uno scrittore che riflette sul suo lavoro.


Sinodo, pubblicati i Rapporti Intermedi/ Chiese orientali, nunzi e donne: report a Papa Leone XIV entro 2025


Accertato dunque l’ottimo stato di salute del romanzo, resta da chiedersi quale sia la sua funzione oggi, accanto alle tante forme della comunicazione, ancor più facili da reperire e molto più coinvolgenti.

Perché leggere i romanzi? Perché “a differenza dei media audiovisivi (…)  il lettore è molto più attivo. In qualche modo riscrive l’opera, la amplifica con la sua immaginazione, crea un mondo, usa le sue capacità, la sua memoria, i suoi sogni, la sua stessa storia piena di drammi e simbolismi, e in questo modo ciò che emerge è un’opera ben diversa da quella che l’autore voleva scrivere. Un’opera letteraria è così un testo vivo e sempre fecondo, capace di parlare in molti modi e di produrre una sintesi originale con ogni lettore che incontra”. Così scriveva papa Francesco nella sua Lettera sul ruolo della letteratura nella formazione (2024), dove per formazione dobbiamo intendere, come il pontefice stesso scrive nel primo paragrafo, la maturazione personale.

In questo senso Francesco invitava ad aprirsi alla letteratura e in particolare al romanzo non per trovarvi messaggi edificanti, ma come strumento di aiuto ad approfondire la condizione umana.

Il romanzo è simile a una palestra dove allenare lo sguardo a esplorare la verità delle persone e delle situazioni come mistero, come cariche di un eccesso di senso che solo marginalmente si può esprimere in categorie analitiche.

Oggi corriamo il rischio, come notava sempre Papa Francesco, di cadere in un efficientismo che banalizza il discernimento, impoverisce la sensibilità e riduce la complessità. È perciò necessario ed urgente controbilanciare questa inevitabile accelerazione e semplificazione del nostro vivere quotidiano imparando a prendere le distanze da ciò che è immediato, a rallentare, a contemplare e ad ascoltare.

E ancora: l’originalità della parola letteraria consiste nel fatto che essa esprime e trasmette la ricchezza dell’esperienza non oggettivandola nella rappresentazione descrittiva del sapere analitico o nell’esame normativo del giudizio critico, ma come contenuto di uno sforzo espressivo ed interpretativo di dare senso all’esperienza in questione.

L’invito all’esercizio del discernimento e alla capacità di maturazione di un giudizio personale sulla realtà attraverso l’utilizzo delle varie sfaccettature del romanzesco rimanda poi all’altro aspetto sottolineato dalla rivista, vale a dire proprio il valore formativo del romanzo.

Non dimentichiamo infatti (e ciò basti a riprova) che il romanzo è entrato ed è presente, in differenti declinazioni, nei programmi scolastici di quasi ogni Paese. Di qui il senso dei numerosi interventi presenti nella sezione Percorsi che testimoniano il ruolo fondamentale di validi percorsi di letture nell’ambito dell’insegnamento letterario.

I diversi percorsi proposti, che vanno da un Caffè letterario a Laboratori fuori programma o a letture specifiche di grandi classici, documentano infatti come i giovani, attraverso la lettura di romanzi significativi, riescano ad ampliare il proprio universo mentale, scoprendo la complessità, il fascino e anche il dramma, se ben guidati, del mondo esterno così come del loro mondo interiore. La lettura contribuisce dunque potentemente a plasmare la struttura intellettuale di un giovane, divenendo un prezioso strumento per delineare la comprensione della realtà.

Come ha detto espressamente Alessandro Rivali, direttore di Ares, nell’intervista a lui dedicata: “Le grandi storie sono una ‘spina nel cuore’: accendono la nostra coscienza, rendono più limpido il nostro sguardo, ci insegnano ad avere un’attenzione più misericordiosa sull’altro. In sostanza, ci aiutano a vivere meglio”.

Ecco perché un dossier sul romanzo e, soprattutto, ecco perché leggere (o rileggere) i romanzi, nella vita e nella scuola.

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Tags: Papa Francesco

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