"Inizio e cammino dell’esperienza di Comunione e Liberazione a Palermo (1971 -1981)" di Francesco Inguanti viene presentato oggi a Palermo
In Inizio e cammino dell’esperienza di Comunione e Liberazione a Palermo (1971 -1981) (Palermo 2025) Francesco Inguanti prosegue la narrazione che aveva iniziato nel suo precedente libro Storia di una compagnia che ancora continua ovvero il nascere, il radicarsi e il diffondersi dell’esperienza inizialmente di Gioventù Studentesca e poi di Comunione e Liberazione a Palermo e nella Sicilia Occidentale.
In questo articolo metterò in evidenza come l’inizio e l’affermarsi di CL a Palermo si inserisca nella storia del nascere e del consolidarsi dell’esperienza di CL a Milano, dove nacque, come ripresa dell’esperienza di GS che era stata sconvolta dagli avvenimenti che la contestazione studentesca aveva provocato nelle scuole e nelle università milanesi.
A Milano, la contestazione studentesca iniziata nel 1967 mette in profonda crisi la comunità di GS così che molti dei suoi aderenti se ne allontanano per partecipare a all’esperienza del Movimento studentesco; altri, confusi da quello che sta accadendo, si disperdono. Solo un piccolo gruppo, in maggior parte i più giovani, rimane, cercando di continuare a vivere secondo le modalità proposte da don Giussani, aiutati in questo da alcuni sacerdoti rimasti fedeli all’esperienza originale di GS.
Nel libro di Alberto Savorana Vita di don Giussani (da cui abbiamo attinto per descrivere la situazione che si era creata in quegli anni nella GS milanese) Pieralberto Bertazzi, all’epoca studente della facoltà di Medicina dell’Università Statale di Milano e che aveva mantenuto vivo un rapporto personale con don Giussani, ricorda che “per i gruppi di universitari, formalmente in FUCI, decidere di continuare l’esperienza che ciascuno ha incontrato e riconosciuto come determinante per la propria vita è una cosa ovvia” ed infatti continuano a ritrovarsi riconoscendo come propria “l’ansia di vero che sembra attraversare tutti”; ma mentre “gli altri studenti pensano che bisogna liberarsi da ogni legame per essere liberi, noi abbiamo qualcosa cui bisogna rimanere attaccati per essere liberi”.
A Milano
In una intervista del 1999 il cardinale Angelo Scola ricorda che quando si produce la crisi del Sessantotto alcuni universitari provenienti da GS rimangono legati fra loro: “Questo nucleo stava soprattutto intorno a Bertazzi … e cercammo di mantenere un’amicizia ed una unità tra di noi … in connessione a questa realtà nascerà poi … la novità di Comunione e Liberazione … ma questa novità è sicuramente in sé e per sé da agganciare all’esperienza originaria del carisma di don Giussani”.
A Palermo, anche se con dinamiche molto diverse, la storia della comunità di GS prima e di CL poi si muove nella stessa direzione.
Nel febbraio del 1971 padre Guglielmo Neri, il gesuita che per dieci anni aveva accompagnato la comunità palermitana di GS, constatando la deriva ideologica e politica che i giessini stavano prendendo a seguito delle vicende del Sessantotto, che a Palermo presero forma e sostanza tra il 1960 e il 1970, e le posizioni che avevano di conseguenza assunto, posizioni che lui non condivide e che sono assolutamente distanti dalla sua esperienza di fede, comunica, con una lettera indirizzata ai ragazzi della comunità di GS di Palermo, la sua indisponibilità a proseguire quella esperienza.
“Carissimi fratelli della comunità di GS …. Siccome non sono d’accordo circa l’impostazione generale dell’azione comunitaria a livello del Movimento studentesco, debbo dire a tutti che non condivido una certa azione politica e quindi non posso più partecipare alla vita della comunità e ne esco ora ufficialmente…. Per questi motivi, non volendo imporre a nessuno ciò che non è sentito, mi ritiro io.”
La conseguenza di questa decisione fu quello che Inguanti chiama “effetto dissolvenza” e che “portò tutte le persone della primitiva esperienza di GS ad intraprendere una strada di impegno personale, alcune proseguendo l’impegno cristiano altre invece no”. Accadde così che la comunità di GS di Palermo scomparve.
La nascita di Comunione e Liberazione, che avvenne a Milano, è il frutto della decisione di un piccolo gruppo di ex giessini entrati nelle università milanesi di rimanere nel solco dell’esperienza di GS così come era stata proposta da don Giussani per (come ricordò ancora Bertazzi) una “pura questione di affetto … perché c’era qualcosa che ci aveva preceduto che anche in quel momento era più determinante di qualsiasi stimolo e più affascinante di qualsiasi progetto e più consolante di qualsiasi compagnia che veniva proposta in alternativa”.
Da Desenzano a Palermo
A Palermo la nascita di CL si pone direttamente nel solco tracciato da quei pochi universitari milanesi rimasti fedeli all’amicizia e al carisma di don Giussani con una modalità impensata ed imprevedibile e perciò provvidenziale.
La protagonista di questa storia provvidenziale fu una studentessa del primo anno dell’Università Cattolica, proveniente da Desenzano del Garda, Maria Grazia Vitale. Ma lasciamo che sia lei a raccontare quello che accadde.
“Nel 1971 trascorsi come sempre la mia estate a Palermo. La comunità di Desenzano da cui venivo aveva meno di due anni di vita ed era costituita da un piccolo nucleo di studenti radunati da Glauco Davoli, un giessino proveniente da Reggio Emilia. La sua identità era ancora confusa, perché poco conoscevamo del Movimento di Comunione e Liberazione e della sua storia, ma avevamo dentro quell’esplosione di gioia di chi ha incontrato qualcosa di molto grande, che stava già cambiando la nostra vita. Per me, ne fu un segno il fatto che i miei gusti erano totalmente cambiati e all’abituale frenesia di mare e di nuotare era subentrato un unico desiderio: comunicare a tutti quello che avevo incontrato”.
Accadde così che attraverso don Pietro Cappello, il parroco della Parrocchia in cui si trovava la casa dove Vitale abitava nel periodo estivo, incontrò tre fratelli: Maria, Andrea ed Ignazio Spataro, poco più giovani di lei, ai quali “in una sala della Parrocchia, raccontai la mia esperienza di Movimento, la scoperta della comunità cristiana”.
Nacque così un’amicizia con i tre fratelli Spataro e con tanti altri giovani, fatta di molta convivenza e scandita dalla recita della liturgia delle ore. Questa amicizia semplice e naturale tra alcuni giovani palermitani e Maria Grazia è stato il seme da cui è germogliata l’esperienza di CL a Palermo. Osserva Inguanti: “ciò che colpisce di questa storia è la corrispondenza con tante altre accadute negli stessi anni su tante altre spiagge italiane … accadeva infatti che i primi giessini milanesi che trascorrevano al mare qualche mese estivo incontrassero i loro coetanei e a loro … comunicassero … quello che avevano incontrato nelle scuole lombarde”.
Anche per i giovani palermitani divenne inevitabile far conoscere ai loro coetanei presenti nel quartiere la novità di vita che avevano cominciato a vivere. Dall’incontro tra una giovane studentessa universitaria di Desenzano ed alcuni giovani studenti di Palermo, nasce così una compagnia che diventa un’esperienza di comunità cristiana che si consolida, cresce e si diffonde prima a Palermo e poi anche in altre città della Sicilia. Come è ben descritto nel libro di Inguanti, è la storia di tanti incontri che sono stati il modo semplice ma reale con cui Cristo ha raggiunto ed afferrato la vita di molti.
Comunicare esperienze
Vorrei mettere in luce un altro aspetto che ben descrive l’inizio dell’esperienza di CL a Palermo e che è sempre stata una delle dimensioni fondamentali, anzi la dimensione più importante di chi viveva in Comunione e Liberazione e questo già dal suo nascere.
Questa dimensione, ricorda Bertazzi, si collega al desiderio “di comunicare esperienze in cui fosse evidente che vivere la fede dava corpo ad una modalità di vita più piena” e si voleva anche identificare queste esperienze con un nome che esprimesse quello che quei giovani universitari volevano comunicare: “noi ci siamo, non siamo estranei a ciò che il mondo vive, ma lo viviamo in un altro modo, per noi più vero”.
Questo aspetto è stato il punto centrale che ha fatto rinascere l’esperienza di GS con il nome di Comunione e Liberazione. Don Giussani definisce quella che è sempre stata una delle dimensioni fondamentali della vita di una comunità cristiana con questa affermazione: “il nostro scopo non è quello di contestare … ma semplicemente una volontà di collaborare a costruire la Chiesa” ed ancora “quei pochi universitari sono un cuor solo ed un’anima sola perché per loro prima viene Cristo e poi l’attacco”.
Nel novembre del 1969 all’Università Statale di Milano inizia a circolare un volantino ciclostilato con una strana intestazione “Comunione e Liberazione” ed un altrettanto inusuale titolo: Costruire la Chiesa è liberare l’uomo. Bertazzi ricorda: “ci sentivamo come se stesse continuando l’esperienza del movimento iniziata al liceo… mi venne in mente che noi volevamo parlare di due cose: la liberazione, ovvero l’istanza che condividevamo con tutti; e la comunione, ovvero ciò che secondo la nostra esperienza poteva realizzarla”.
Si capisce allora come sia stato possibile che tra quei pochi studenti universitari che non erano stati travolti dagli avvenimenti che negli anni della contestazione studentesca avevano praticamente spazzato via l’esperienza di GS a Milano, abbia cominciato ad emergere una risposta al loro chiedersi “Cosa rispondiamo? Cosa dobbiamo fare?”.
Sentendoli fare queste domande, Giussani li provoca chiedendo a loro: ”Ma voi vi sentite di amare meno dei vostri compagni contestatori la libertà dell’uomo, la liberazione della vita, sentite meno di loro il desiderio di una giustizia autentica?” e continua affermando: “più edificheremo la Chiesa più contribuiremo alla liberazione vera del mondo … la risposta alla provocazione della contestazione è moltiplicare la comunità cristiana … aperta a valorizzare anche l’infinitesimale spunto che l’intuizione altrui ci palesa, pronti a collaborare con ogni fatto che, alla luce della fede ci appare giusto”, ed ancora: “una lettura vera dei bisogni può nascere solo dalla condivisione di essi … altrimenti la lettura diventa aprioristica, dettata dalle teorie in voga … condividere il bisogno è l’unico modo per leggerlo, ma la lettura sarebbe realtà modana se non partisse dalla tradizione cristiana”.
Come è chiaro dalla testimonianza di Bertazzi, quel gruppetto di giovani studenti universitari, rimasti fedeli all’esperienza cristiana incontrata in GS, aveva capito che la vera liberazione nasce solo dal moltiplicare la comunità cristiana, ovvero dalla comunione. Così accadde che un giorno, avendo don Giussani visto un volantino firmato Comunione e Liberazione disse: “Ecco, noi siamo il nome che si sono dati gli universitari, perché comunione è liberazione”.
Nella narrazione dei primi passi fatti dai giovani studenti palermitani che hanno aderito dell’esperienza di CL attraverso l’incontro con Maria Grazia Vitale, si vede emergere, anche se in modo molto iniziale, lo stesso tipo di desiderio, di consapevolezza e di giudizio che abbiamo visto essere presente tra i giovani studenti universitari milanesi che diedero origine all’esperienza e al nome di Comunione e Liberazione, ovvero che l’esperienza cristiana integralmente vissuta accoglie e condivide tutti i bisogni dell’uomo.
Cultura, carità, missione
Ricorda Andrea Spadaro nella testimonianza personale riportata nel libro di Inguanti: “Da quei mesi in avanti cominciammo l’attività del Movimento, senza neanche capire un gran che, senza accorgercene. Abbiamo messo in pratica le indicazioni che il Movimento diceva: cultura, carità e missione. La cultura è stata la cosa più pazza, perché noi ragazzi di 15-16 anni che fino a quel momento stavamo insieme a mangiare patate bollite e panelle ci siamo ritrovati per leggere un libro di Nicola Zitara L’unità d’Italia: nascita di una colonia. Significava studiare e capire come i piemontesi hanno fatto l’Italia al Sud. Ma ancora di più, assieme a due studenti universitari, Maria Concetta De Carolis e Franco La Cecla, che avevano rapporti con don Francesco Ricci che allora curava i rapporti con la Chiesa dell’Est, andavamo a leggere e a studiare la rivista CSEO, cioè quella del Centro Studi dell’Europa Orientale. Il salto dalle patate bollite alle crisi della Chiesa orientale è stato alquanto faticoso”.
Anche a partire da questa fatica, negli anni successivi nasceranno opere sociali, servizio e sostegno alla Chiesa locale, iniziative missionarie anche fuori d’Italia.
È stata una storia di amicizia e di fraternità che si è inserita nell’esperienza più grande che è stata ed è quella di Comunione e Liberazione in Sicilia ed in Italia.
Per completezza va anche aggiunto che il libro è arricchito dai racconti sintetici dell’inizio della vita di molte comunità di CL in Sicilia avvenuto proprio in quel decennio così decisivo.
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