Un volume di fresca pubblicazione, "Pino Puglisi. Martire e profeta" offre i contributi di un convegno dedicato al beato dalla Facoltà Teologica di Sicilia
È da poco arrivato in libreria un nuovo libro sul beato don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia del quartiere di Brancaccio a Palermo il 15 settembre 1993: Pino Puglisi. Martire e profeta, a cura di Vito Impellizzeri, Maria Lo Presti, Anna Staropoli (Marcianum Press, 2025). Esso si aggiunge alla lunga lista di testi che ne hanno descritto la statura umana, la testimonianza cristiana e il valore del suo martirio in odium fidei.
Dunque, perché un altro libro? Per giungere ad una prima risposta non è necessario leggere le oltre 300 interessanti pagine che lo compongono, ma basta cogliere nella introduzione di una delle curatrici, Maria Lo Presti, biblista e docente della Facoltà Teologica di Sicilia, il motivo che ne è all’origine.
In occasione del 30esimo anniversario del martirio del sacerdote palermitano la Facoltà Teologica siciliana si è fatta promotrice di numerose iniziative, prima fra tutte un seminario di studi articolato in sei momenti, dilazionati nel tempo, ciascuno su un aspetto legato alla personalità e alla sua opera. “Oggi padre Puglisi è noto, ma non sempre ve ne è una conoscenza profonda”, scrive la curatrice a tal proposito.
Ecco, dunque, la peculiarità del testo. Esso raccoglie innanzitutto le relazioni prodotte nell’occasione, le quali hanno percorso differenti piste che è opportuno elencare: Puglisi educatore e formatore; inconciliabilità fra cristianesimo e mafia; la pastorale vocazionale (di cui fu direttore diocesano); l’ascolto della Parola di Dio; Brancaccio come sfida al cambiamento. Questi temi sapientemente affrontati da 23 valenti docenti e studiosi, che non è possibile elencare, consentono un approfondimento della figura di padre Puglisi oltre gli inevitabili stereotipi che si sono generati nell’arco di questo trentennio. “Le differenti tematiche a cui apre la persona di padre Puglisi – precisa Maria Lo Presti – vengono riprese per guardare all’oggi, alle provocazioni del nostro tempo, dei nostri ambienti, per chiederci cosa possiamo fare noi”. Ecco, allora, la finalità del libro.
La promessa anticipata nell’introduzione viene poi mantenuta nella lettura dei singoli contributi che, proprio per la particolarità delle tematiche e delle angolature individuate consentono al lettore di scegliere ciò che è di suo maggiore interesse, ma al tempo stesso lo stimolano ad andare oltre, sia negli altri contributi che in una sezione specifica, quanto mai interessante.
Nella parte finale del testo infatti sono raccolte alcune testimonianze di persone che a vario titolo hanno collaborato o conosciuto padre Puglisi, le quali ne consegnano un ritratto dai contorni pienamente umani, evidenziandone la grande testimonianza cristiana.
Di fronte a una tale mole di contributi è difficile, anzi impossibile, citarne solo alcuni. Meglio citare una frase di un altro dei curatori del volume, Vito Impellizzeri, preside della Facoltà Teologica di Sicilia, il quale nella postfazione scrive: “Il magistero del riscatto di Pino si pone nel fossato drammatico della separazione tra legalità e giustizia. Fossato in tutto somigliante alla discesa agli inferi. … Scegliere di scendere lì per liberare i propri figli e restituire loro il sole e la luce, la verità e il bene, la giustizia e il riconoscimento, significava per Pino vivere fino in fondo l’esperienza della Pasqua. Bere lo stesso calice di Gesù. E Pino lo ha fatto! Ha bevuto il calice del martirio”.
Forse questa frase finale esprime meglio di altre il titolo del libro e delle iniziative da cui è nato. Puglisi è stato un martire e nessuno può negarlo. Ma è stato un profeta il cui messaggio a distanza di trent’anni è necessario custodire e approfondire. Questo il merito di questa iniziativa editoriale.
Opportuno, quindi, concludere con le parole dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che scrive nell’introduzione: “si tratta … di ascoltare ciò che dalla sua vita è offerto, oggi più che mai, alla comunità cristiana e a quanti, quotidianamente, si impegnano alla edificazione della Casa comune, sperata e ricercata Casa di Fraternità, di giustizia e di condivisione”.
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