A Quarto Grado vi era Silvia Radina, cugina di Liliana Resinovich: ecco l'intervista al talk di Rete 4 attraverso cui lancia accuse a Sebastiano
Quarto Grado è tornato ad intervistare Silvia Radin, cugina di Liliana Resinovich, da sempre grande accusatrice di Sebastiano, marito della vittima. Le prime parole sono state sulla presunta impronta di guanto rinvenuta sul sacco in cui era avvolta la donna, e a riguardo la cugina ha spiegato: “Non posso rispondere perché da quello che so io non abbiamo ancora niente di ufficiale in mano.
Certo è che nel sacco non ci sono impronte di Liliana Resinovich né fuori né dentro, e il che è impossibile: basta fare una semplice prova con il sacco dell’immondizia.
E ancora: “Che sia l’impronta di un guanto o dei jeans non cambia niente; da sola non si è infilata nei sacchi, non c’è una sua impronta. Lilli è stata picchiata selvaggiamente, soffocata e impacchettata; è stata uccisa e non è stata sicuramente lei a fare questo; a noi non ci interessa questa impronta”. Sul fatto che il marito di Liliana Resinovich, Sebastiano, sia finito sul registro degli indagati: “Non ho niente da dire; se hanno fatto questo atto specificando il modus operandi dell’assassino, secondo il mio punto di vista qualcosa in mano di più di quello che sappiamo c’è”.
Quindi ha sottolineato un po’ di stranezze: “Il cordino e i sacchi (trovati addosso al cadavere di Lilli, ndr) provenivano da casa, è lampante: i sacchi stavano nel sottoscala, i sacchetti Conad e il cordino stavano in cucina; cordino comparso dopo che è stato fatto il prelievo del DNA”.
Poi conclude: “Se qualcuno mi viene a dire che ce l’abbiamo con Sebastiano e che lo vogliamo colpevole, dico che ha fatto tutto da solo con mille bugie, contraddizioni e depistaggi; se lui si è tirato addosso tutto questo qualcosa sotto c’è, qualcosa a cui non vuole che si arrivi. Lui non ha fatto tutto da solo, è stato aiutato”, ha poi concluso.
LILIANA RESINOVICH, LE PAROLE DELL’AVVOCATO DI STERPIN E DI GAROFANO
In collegamento con Quarto Grado vi era anche l’avvocato Squitieri, legale di Claudio Sterpin, che sulla vicenda ha aggiunto: “Attendiamo il termine degli accertamenti sulle fibre rosse e gialle, e il dove potrebbero essere state rinvenute potrebbe condurci a risultanze importanti; importante anche il jeans all’interno del sacco dove è stata rinvenuta Lilli.
Per la GoPro, meglio tardi che mai” – ha aggiunto riferendosi al fatto che in una perquisizione di questa settimana gli inquirenti hanno prelevato la macchina fotografica a Sebastiano – “purtroppo una copia forense non è stata effettuata; quindi il cellulare di Sebastiano è stato formattato e anche la scheda che costituisce il cuore della GoPro. Vediamo se si può risalire a qualche traccia anche attraverso l’ultima indagine”.

Il generale Garofano, ex consulente di Sebastiano, fa invece notare: “Due cellulari uguali acquistati da Visintin? Dobbiamo stabilire se effettivamente Sebastiano ha comprato lo stesso cellulare con le stesse caratteristiche fotografiche, visto che per lui molti cellulari erano sinonimo di fotografia; vedremo se dagli accertamenti di ottobre emergerà qualche dato: cerchiamo di avere cautela nell’anticipare i risultati”.
