A Mattino 5 si torna a parlare di Liliana Resinovich: il legale di Silvia Radin racconta una novità sul giallo dei cellulari consegnati da Visintin

La puntata di oggi della trasmissione Mattino 5 è tornata a parlare – come spesso fa oltre un anno a questa parte – del giallo di Liliana Resinovich, la donna 63enne misteriosamente sparita a Trieste nel dicembre del 2021 e poi ritrovata morta poche settimane più tardi, nel gennaio, in un boschetto alle porte del comune friulano: per farlo, la trasmissione di Canale 5 ha raggiunto un’altra volta Claudio Sterpin che dalla sparizione a questa parte si è sempre professato amante di Liliana Resinovich e grande accusatore del marito della donna, Sebastiano Visintin.



Centrale nel servizio di Mattino 5 il tema del cellulare di Liliana Resinovich che – si è scoperto solo recentemente – fu regalato dallo stesso Visintin a una sua amica circa un anno dopo la morte della moglie, dopo averlo formattato: amica – ovvero la youtuber Paola Calabrese – che ha raccontato alla trasmissione che quando glielo regalò “mi disse solo che era un suo telefono ricondizionato“, tralasciando il fatto che fosse il cellulare della moglie; mentre quando lo scoprì, “l’ho chiamato subito, lui ha farfugliato qualcosa che non ho assolutamente capito e allora ho deciso di fiondarmi in procura per raccontare tutto“.



Liliana Resinovich, il legale di Silvia Radin: “Visintin consegnò un secondo cellulare agli inquirenti”

Sul tema dei cellulari, peraltro, nello studio di Canale 5 è intervenuto anche il dottor Cozza, avvocato che assiste Silvia Radin – cugina di Liliana Resinovich – che ha spiegato che “quando ci fu l’esecuzione dell’ordine del PM di andare a prendere questi cellulari, Visintin ne consegnò un altro della stessa marca, omettendo, forse per una dimenticanza, di dire che quello non era il telefono che usava nel periodo in cui c’era ancora Liliana”; mentre il telefono in questione – conferma il legale – “sarà poi la youtuber a preoccuparsi e a portare l’altro telefono agli inquirenti”.



Dal conto suo, invece, il presunto amante di Liliana Resinovich ha preferito tralasciare l’argomento dei cellulari, sostenendo che “spetta solo alla procura pensarci” e che “io mi faccio solo le mia congetture” che preferisce non approfondire; mentre, incalzato su dove a suo avviso sia stato tenuto il corpo di Liliana Resinovich dalla sparizione al ritrovamento, precisa – come ha fatto molte altre volte – che “se fosse stato [nel boschetto] più di una notte, il secondo giorno veniva letteralmente sbranata dai cinghiali“.

Claudio Sterpin, presunto amante di Liliana Resinovich (Foto: web)

Secondo Sterpin, il corpo sarebbe stato “portata lì la mattina del 5 gennaio o al massimo il giorno prima” e nel frattempo “mantenuto al fresco in modo da non congelarsi, altrimenti si sarebbe visto con le analisi, per conservarlo più tempo possibile indenne così com’è stato trovato”; ricordando anche che il corpo di Liliana Resinovich che “era piena di puntini gialli che dovevano essere analizzati, dei quali fu dichiarato solo che erano frammenti vegetali”, riferendosi all’ipotesi che potesse trattarsi – ma non è mai stato dimostrato – di polline essiccato, ricollegandosi così all’amico apicoltore di Visintin.