Omicidio Liliana Resinovich, perché è stata effettuata una nuova perquisizione da Sebastiano Visintin. Il buco nell'alibi e i timori dei suoi legali

Sebastiano Visintin sostiene di essere stato nel suo laboratorio la mattina della scomparsa della moglie Liliana Resinovich, ma non ci sono prove dirette, anzi ci sono tre ore di buco. Anche per questo motivo la Procura di Trieste ha deciso di effettuare nuovi controlli nell’abitazione dell’uomo indagato per l’omicidio della moglie.



L’idea è di verificare se vi fu consumo di energia elettrica, compatibile con l’uso dei macchinari per arrotare i coltelli, perché così vi sarebbe la prova che ciò che ha riferito l’uomo è vero. Ma gli inquirenti hanno anche sequestrato affilatrice, lucidatrice e altri macchinari per controllare se i consumi elettrici registrati quel giorno corrispondano davvero all’utilizzo reale o se possano essere stati solo accesi per simulare l’attività.



Lo precisa Il Piccolo, spiegando che gli esperti vogliono misurare i consumi con gli strumenti accesi e in uso per verificare la differenza. Inoltre, i macchinari per affilare i coltelli producono polveri particolari, soprattutto di zirconio.

Sebastiano Visintin, marito dio Lilana Resinovich, a Quarto Grado (screen da Mediaset Infinity)

Sulle scarpe di Liliana Resinovich sono state trovate proprio tracce di zirconio, ferro, cromo, nichel, silicio e altri materiali, quindi la Procura vuole capire anche se queste polveri coincidano con quelle del laboratorio di Visintin. I consulenti hanno quindi prelevato campioni di polvere dai macchinari per confrontarli con quelli trovati sugli indumenti della vittima.



OMICIDIO LILIANA RESINOVICH, I SOSPETTI DELLA PROCURA

L’obiettivo della pm Ilaria Iozzi è di verificare se Sebastiano Visintin in quelle tre ore stesse davvero lavorando nel laboratorio o se ha solo creato un alibi. Le polveri trovate su Lilly possono rappresentare un indizio che è stata in quel laboratorio, ma in parallelo, altri periti stanno analizzando i sacchi che avvolgevano il corpo di Liliana Resinovich e altri reperti.

Comunque, l’indagato si è mostrato collaborativo, anzi ha anche chiesto che i prelievi venissero fatti in tutta la casa, non solo nella stanza dei macchinari, per dimostrare che quelle polveri possono essere ovunque in casa per contaminazione indiretta e che non siano un indizio che Liliana Resinovich sia stata nel laboratorio il giorno della scomparsa. Ma questa richiesta è stata respinta perché non rientrava nel mandato della Procura.

LA REAZIONE DELLA DIFESA DI SEBASTIANO VISINTIN

I legali del marito di Liliana Resinovich, hanno contestato l’attività degli inquirenti, spiegando che gli accertamenti sono ripetitivi, perché già in passato erano stati verificati i consumi elettrici. «Non possiamo che esprimere un plauso, sicuramente, nei confronti della Procura per l’eccesso, finanche, di zelo investigativo nella ricerca di elementi che comunque con estrema difficoltà potranno comunque essere assunti come “probatori del fatto”», il commento sarcastico degli avvocati Paolo e Alice Bevilacqua, riportato da Il Piccolo.

Hanno anche espresso preoccupazione per le condizioni del loro cliente, che ha problemi di cuore, ma sono disponibili a ulteriori accertamenti, pur ritenendo che sarà difficile ottenere prove concrete contro il loro assistito. Infatti, hanno segnalato che Visintin «è affetto da cardiopatia ischemica trattata con rivascolarizzazione coronarica», quindi l’auspicio è che «il suo cuore debole regga all’ennesima onda di fatto accusatoria e anche alla mediatica ondata d’urto».