“Corvi” nel Csm, verbali secretati passati di mano in mano fino ad arrivare ai giornali (come al solito), magistrati che si muovono indipendentemente dal loro ruolo e dai loro doveri. È il caso ormai noto con il nome di “loggia Ungheria”, l’ipotetica associazione segreta di cui, secondo le dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara, farebbero parte magistrati, politici, vertici delle forze dell’ordine e imprenditori.
Tali dichiarazioni, come abbiamo già spiegato, sarebbero state contenute in verbali passati di mano tra i pm Paolo Storari e Piercamillo Davigo, che si difendono dicendo di aver chiesto inutilmente di procedere ad aprire un’inchiesta sui contenuti dei verbali, cosa che il procuratore di Milano, Francesco Greco, avrebbe ignorato per lunghi mesi fino a quando il tutto sarebbe arrivato ai giornali.
Secondo Vittorio Sgarbi, critico d’arte e politico, da noi intervistato, “sappiamo poco del contenuto di questi verbali e della veridicità di quanto detto da Amara, è necessario che la magistratura indaghi. Certo, un ennesimo caso, che potrebbe però anche sgonfiarsi, di malagiustizia sottolinea ancor di più ciò che io chiesi per primo e che adesso viene chiesto da molti: una commissione di inchiesta parlamentare sulla giustizia italiana”.
Piero Amara non ha la fama di essere un collaboratore di giustizia affidabile. Lei che giudizio ne ha?
Non conosciamo il contenuto dei verbali, non sono io quello che si deve fidare di Amara, è qualcosa che deve fare la magistratura.
La magistratura però si è finora comportata in modo alquanto misterioso, con passaggi di mano in mano di verbali che poi sono finiti “anonimamente” in mano ai giornali. Non è così?
È qualcosa sulla quale si conferma ancora una volta la proposta che avanzai, prima di tutti, di una commissione di inchiesta che possa valutare tutte le ammissioni o le incertezze di un caso come questo e tanti altri. Sempre di più la commissione di inchiesta appare necessaria.
Intanto il Csm si sta muovendo. Nel mirino, ad esempio, è finito il pm Storari, dopo la sospensione di un’impiegata del Csm indagata come la “gola profonda” che avrebbe fatto avere copie dei verbali ai giornali. Si procede nella direzione giusta?
Chi è coinvolto in questa operazione di documenti passati e pubblicati deve essere indagato. Sappiamo che l’indagine e l’avviso di garanzia non sono una condanna, ma una legittimazione dei buoni diritti di chi è sotto inchiesta. Credo sia opportuno indagare Davigo e tutti quelli che hanno partecipato al caso in questione per capire il profilo che essa aveva, se era un profilo appunto criminale o una forma di associazionismo su cui si manteneva il riserbo, per quanto ho letto. Non possiamo adesso dire cosa fosse. Ciascuno dei soggetti coinvolti, non solo la segretaria ma anche Davigo e Storari, siano indagati. La stessa cosa può fare il Csm con una inchiesta interna. Per questo dico che non è materia su cui si possa dare un giudizio preventivo.
Siamo però davanti all’ennesimo caso di un Csm coinvolto in situazioni imbarazzanti. Non se ne esce mai fuori, a quanto pare.
Si ricordi il caso Palamara, quando fui cacciato dall’aula parlamentare, nel giugno del 2020, perché stavo dicendo che era necessario aprire una commissione su “Palamaropoli”. Era la prima volta che pubblicamente in Parlamento si chiedeva una commissione, che poi è stata richiesta anche dalla deputata Giusi Bartolozzi e da ogni parte, dalla destra soprattutto. Oggi sembra ci sia una forma di omertà da parte della sinistra e dei 5 Stelle nel chiedere una commissione.
Intanto Mattarella, presidente del Csm, tace. Come mai?
Senza dubbio Mattarella, in quanto presidente del Csm, e il suo vicepresidente dovranno prendere una posizione.
Che come in altri casi non arriva mai…
Occorre intanto che i pm comincino a verificare la veridicità delle parole di Amara e il percorso di questi documenti. Può anche darsi che sia una cosa del tutto veniale, abbiamo ormai la tendenza a fare i processi sui giornali dopo di che si vede che è un’altra cosa. È giusto essere all’erta, e chiedere chiarezza attraverso le indagini.
Secondo lei, siamo di fronte a una gestione personalistica, da parte di alcuni magistrati, di atti al di fuori di qualsiasi procedura trasparente?
Su questo non c’è dubbio, ma non sono io a dover valutare la credibilità di Amara o l’importanza di questi documenti. L’unica strada è la trasparenza. Finora abbiamo assistito a un’opacità dentro la quale si possono nascondere cose autentiche o fasulle. Occorre garantire la trasparenza degli atti e valutare se il Csm si sia comportato in modo non trasparente, se questa mancanza di trasparenza avesse una motivazione. È sempre richiesta un’indagine, poi vedremo se Davigo e Storari si sono comportati bene.
Comunque resta la necessità di una commissione di inchiesta, giusto?
La mia richiesta, oggi molto diffusa, diventa sempre più una necessità, perché se tu oggi, dopo tutte queste cose, hai paura di fare una commissione di inchiesta, vuol dire che devi difendere qualcosa. Un’ulteriore conferma della necessità di istituire una commissione.
(Paolo Vites)
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