Il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha ragionato sulla politica interna e su quella estera durante la tradizionale cerimonia del Ventaglio

Si è tenuta nella giornata di oggi la cosiddetta cerimonia del Ventaglio che ha visto l’Associazione stampa parlamentare consegnare il consueto ventaglio al presidente della Camera di turno, in questa legislazione Lorenzo Fontana: una vera e propria tradizione che si ripete ormai dal 1893 e durante la quale lo stesso presidente ha intrattenuto un breve discorso con i giornalisti in sala riflettendo sulla situazione politica internazionale, sull’andamento dei lavori alla Camera che presiede e sui temi politici più rilevanti.



Partendo proprio dal lavoro governativo, esattamente come fece durante l’ultima cerimonia del Ventaglio, Lorenzo Fontana ha ricordato che nell’ultimo anno il Governo Meloni ha approvato un totale di 223 leggi, delle quali il 73% su iniziativa governativa: una quota – ha precisato – del tutto incline a quello che succede in altre realtà europee come la Germania, il Regno Unito o la Spagna, ma sul quale promette che continuerà la sua “battaglia”.



La decretazione d’urgenza, infatti, secondo Lorenzo Fontana è un vero e proprio problema che fin dall’inizio ha promesso di combattere – ammettendo, tuttavia, di non aver ottenuto “risultati (..) eccezionali” -, contro una procedura che “oggettivamente non quella adatta per alcuni tipi di decreti”: non solo, perché a suo avviso sarebbe anche necessario rispettare le indicazioni del Capo di Stato che ha già più volte invitato i ministri a rispettare “l’omogeneità” dei decreti senza renderli scatole in “inserire un po’ qualsiasi cosa”.



Lorenzo Fontana: “Israele si sta comportando in modo sproporzionato e la Russia non vuole la pace in Ucraina”

Rivendicando ancora al volo il fatto che nell’ultimo anno la Camera guidato da Lorenzo Fontana è riuscito a segnare un positivo “avanzo di 45 milioni di euro” che dimostra l’efficienza della sua guida, è poi passato allo scottante tema delle imminenti Regionali, dicendosi fiducioso che – “come sempre” – il centrodestra “troverà una quadra” sulle candidature: sul nodo del Veneto, ha smentito le voci che lo vorrebbero candidato fato che non gli piace “lasciare i lavori a metà”; mentre proprio su quel campo, si dice anche “meno ottimista” del nome per il post-Zaia dato che già cinque anni fa “gli accordi arrivarono solo a metà agosto”.

Lorenzo Fontana, presidente della Camera (Foto: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Dalla politica interna, poi, Lorenzo Fontana è passato anche a quella estera, partendo dai dazi del presidente USA Donald Trump che sono ora al centro della mediazione da parte di Bruxelles, dicendosi fiducioso che sia innanzitutto nell’interesse dello statunitense non danneggiare quel “rapporto stretto che [ha] con l’Unione Europea”, invitando chiunque sia preoccupato dal tema a tenere i “nervi saldi” in attesa dei prossimi sviluppi che potrebbero – secondo Lorenzo Fontana – rivelarsi più positivi del previsto.

Dagli USA a Israele, Lorenzo Fontana non ha faticato particolarmente a definire “sproporzionata” la reazione di Tel Aviv agli attacchi da parte di Hamas, pur riconoscendo che quest’ultimo ha “grosse responsabilità” e dovrebbe restituire al più presto gli ostaggi per risolvere la “drammatica situazione” che si è creata; mentre dal punto di vista dell’Ucraina, secondo il presidente della Camera è ormai chiaro che non ci sia “una reale volontà da parte della Russia di porre fine al conflitto”, soprattutto – a suo avviso – perché Mosca ha convertito interamente la sua economia in una “di guerra” e non può neppure accettare la sconfitta dietro al fatto che “dopo tre anni non è ancora riuscito a conquistare l’Ucraina”.