Macron vede Trump e parla di una forza di pace Ue in Ucraina. Secondo Trump Mosca potrebbe essere d'accordo. Non è detto che basti a rimettere l'Ue in gioco
Il segnale che la strada è ormai tracciata viene dall’ONU. L’Assemblea generale ha approvato la risoluzione presentata dall’Ue e dall’Ucraina di condanna dell’invasione russa e di richiesta di ritiro delle truppe russe, ma gli Usa si sono opposti: 93 sì, 18 no e 5 astenuti. Ma viene approvata anche la risoluzione proposta dagli Usa nella quale si chiede la fine della guerra in Ucraina senza riferimento all’integrità territoriale del Paese: una contro-mozione che sancisce la distanza tra Washington e Bruxelles. Segno che ormai la contropartita per i russi è pronta, anche se Donald Trump è stato evasivo su quali territori verrebbero lasciati a Mosca.
Prima di chiudere la guerra, che per Trump può finire entro poche settimane, gli americani vogliono un accordo con Kiev per lo sfruttamento delle terre rare, che rischia di essere capestro per l’Ucraina: prevederebbe un fondo per la ricostruzione, ma non garanzie di sicurezza per il Paese. E, nel frattempo, gli USA starebbero stringendo anche accordi economici con la Russia.
L’UE, unica a unirsi a Zelensky per ricordare i tre anni dell’aggressione russa, resta però al palo, spiega Giorgio Battisti, già comandante del Corpo d’armata di reazione rapida (NRDC-ITA) della NATO in Italia e capo di stato maggiore della missione ISAF in Afghanistan, incapace di una visione unitaria. Macron ha cercato di risollevarne le sorti nel suo colloquio con Trump a Washington, riproponendo l’idea di una forza di interposizione europea, che Putin, secondo Trump, potrebbe accettare.
Macron ha parlato con Trump della disponibilità europea a dare vita a una forza di mantenimento della pace. Il presidente USA dice che Putin potrebbe accettarla. Come va accolta questa iniziativa?
Intanto, ci sono due aspetti da considerare: a nome di chi parla Macron? Della Francia e della Gran Bretagna, visto che quest’ultima aveva dato la sua disponibilità a una forza di interposizione? Non penso che possa farlo a nome di tutta l’UE.
Non era un’idea discussa nelle riunioni informali convocate dal presidente francese, cui hanno partecipato diversi Stati europei?
Sì, però la Polonia ha detto che non invia truppe, la Germania neanche, l’Ungheria dipende, l’Italia lo farà solo sotto l’egida dell’ONU. Ci sono già posizioni diverse.
Questa iniziativa basterebbe per ridare un ruolo all’Europa?
Gli europei avrebbero un ruolo perché sarebbero loro i tutori dell’accordo di pace. Sì, per l’Europa potrebbe essere l’occasione per riprendere un po’ di autostima e di rispetto in ambito internazionale. Questa forza di mantenimento della pace, comunque, avrebbe ancora bisogno del supporto americano in termini logistici e di intelligence: ci sono una serie di risorse e di assetti di cui l’Europa è carente. Poi bisogna vedere di quanti uomini si tratta: si parlava di 30mila, ma questo vuol dire che ne servono altri 60mila pronti. In tutto ne occorrerebbero circa 100mila.
Zelensky, intanto, per vedere l’Ucraina nella NATO ha dichiarato di essere disposto anche a dimettersi. Gli USA gli hanno detto subito che il tema non è all’ordine del giorno. Come commenta la mossa del presidente ucraino?
L’articolo 5 del Trattato dell’Alleanza Atlantica prevede che un Paese aggredito possa chiedere l’intervento di tutti gli altri Paesi che ne fanno parte. La richiesta di Zelensky va inquadrata in questo contesto: una volta entrata nella NATO, invocando questo principio, l’Ucraina dovrebbe essere sostenuta contro la Russia. Difficilmente, tuttavia, l’Alleanza Atlantica accetterà che l’Ucraina possa aderire rapidamente. Se ci fosse la volontà dei 32 Paesi aderenti, si potrebbe anticipare l’iter, ma fino a un certo punto.
In occasione dell’anniversario dell’invasione russa in Ucraina, a Kiev si sono fatti vivi solo rappresentanti europei. Bruxelles ha annunciato 3,5 miliardi di euro. Una scelta coerente.
L’Europa sembra non rendersi conto che la situazione è cambiata con l’arrivo di Trump. L’UE ha introdotto nuove sanzioni contro la Russia (come la Gran Bretagna, nda), ma la sua linea rischia di essere superata dalle decisioni di USA e Russia. La von der Leyen ha parlato addirittura di “sostegno incrollabile”.
Gli europei stanno pensando di sostenere da soli l’Ucraina? In fondo, ci sono nove Paesi del Nord e Baltici che hanno preso un impegno ad aumentare gli aiuti militari.
I Paesi baltici hanno sofferto l’occupazione sovietica per tutto il periodo della Guerra fredda. È chiaro che, avendo vissuto sulla loro pelle questa situazione, sono più sensibili al tema dei rapporti con la Russia.
Il Cremlino dice che non ci sono le condizioni per il dialogo con l’UE. Bruxelles resterà fuori dai negoziati?
È chiaro ormai che le decisioni le prenderanno USA e Russia, sulla base di ciò che è stato proposto nel primo incontro in Arabia Saudita. Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer, anche lui questa settimana a Washington, potrebbero cambiare qualcosa, anche se dalle affermazioni di Trump, del segretario di Stato Marco Rubio e del Segretario della Difesa USA Pete Hegseth sembrerebbe che non ci sia margine per una partecipazione attiva o diretta dell’UE. Al limite, russi e americani possono dire all’Europa di sedersi al tavolo delle trattative, ma senza possibilità di intervento.
La vice prima ministra ucraina, Olha Stefanishyna, ha postato un messaggio su X dicendo che l’accordo sulle terre rare è vicino, poi lo ha tolto. Kiev chiede garanzie di sicurezza da parte USA, ma, secondo la CNN, gli americani non ne vogliono sapere. Anzi, escono indiscrezioni su un incontro “di fuoco” fra Zelensky e il Segretario del Tesoro Scott Bessent, tenuto qualche giorno fa. Come andrà a finire questa partita?
Il fatto che la viceministra abbia messo e poi tolto il post sulle terre rare sta a significare che non c’è una posizione condivisa a livello governativo in Ucraina: c’è chi dice una cosa e chi un’altra. Se però Trump impone una visione per cui l’assistenza statunitense continuerà qualora venga concesso lo sfruttamento delle terre rare, non c’è altro da fare.
Xi Jinping ha detto a Putin che Cina e Russia sono amici che si sostengono a vicenda: ha paura che l’accordo con gli americani finisca per staccare un po’ Mosca da Pechino?
Xi Jinping, almeno un paio di anni fa, aveva parlato di amicizia senza limiti fra i due Paesi. Ora c’è chi dice che questa azione di Trump è finalizzata ad allentare il forte legame tra Russia e Cina. Io credo che resti ancora molto saldo, anche perché la Cina, ancorché non lo ammetta, da quello che riportano i media internazionali continua a sostenere Mosca con prodotti non militari, ma comunque utili per la guerra, oltre a comprare petrolio e gas russo.
Oggi sembra che i team russo e americano comincino a confrontarsi ancora in Arabia Saudita. La strada è stata tracciata?
Ritengo di sì. D’altra parte, i 27 Paesi UE non riescono a mettersi d’accordo su come intervenire. L’intenzione europea sarebbe di proporre il cessate il fuoco per poi discutere le condizioni di pace. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, invece, dice che prima bisogna definire le condizioni di pace e poi silenziare le armi.
In Ucraina intanto si continua a combattere.
L’Ucraina viene attaccata da centinaia di droni che hanno colpito un po’ ovunque. Bisogna capire se, al di là delle dichiarazioni, è venuto meno il supporto statunitense in termini di intelligence e informazioni, oppure se si continua come prima.
(Paolo Rossetti)
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