Mostruoso. Difficile trovare espressioni più adeguate per definire quello che la scienza è ormai in grado di fare. Realtà virtuale è già un ossimoro, un controsenso: se è realtà, non può essere virtuale, ma deve essere “reale”, cioè in grado di rendersi concreta, toccabile, sensibile, odorosa, udibile. Se non fa queste cose, o almeno alcune di queste, allora non è realtà, è finzione. Da tempo con apposita strumentazione è stato reso possibile vedere una “realtà” alterata tramite appositi occhiali, ad esempio permettere di uscire dal mondo concreto in cui ci troviamo per provare la sensazione di star camminando tra due grattacieli altissimi. Ma sono appunto sensazioni. Ma fino a quando ci si limita a questi effetti, degni di un gioco, vabbè, ci si può anche stare. Diventa appunto mostruoso quando si vuole rendere reale ciò che non potrà mai esserlo, ad esempio incontrare la figlia morta. Grazie a un visore VR una mamma è stata trasportata in un ambiente fantastico digitale. Qui ha ritrovato la figlia morta quando aveva 7 anni, il tutto trasmesso per la serie I met you, ti ho rincontrano, dell’emittente sudcoreana Munhwa Broadcasting. Prima cosa: nonostante si sforzi, la madre non può stringere e abbracciare la figlia, perché appunto virtuale. Solo la mano destra fasciata da apposito guanto può toccare la mano della figlia. Una sensazione, pensiamo, orribile, non poter stringere l’amata figlia.
I MORTI RESUSCITATI VIRTUALMENTE
Che, nel video che è possibile vedere, più che un essere umano travolto dalla gioia e dall’affetto di rivedere la madre sembra uno zombie, una creatura robotica, incapace di alcun sentimento affettuoso. Ma la madre è felice così, piange abbondanti lacrime, passa con la piccola tutto il pomeriggio festeggiando il suo compleanno. Poi tutti naturalmente finisce, con la bambina che si addormenta nel suo sonno mortale e impenetrabile regalando alla madre un fiore bianco che libera farfalle dalla sua anima. Si legge in alcuni commenti mediatici: “La tecnologia apre dunque le porte a una dimensione nuova, inesplorata: quella in cui un semplice viaggio virtuale colma l’enorme vuoto senza consolazione alcuna lasciato dalla perdita di una persona amata, ricreando un piccolo angolo di felicità in cui noi mortali facciamo ancora in tempo a rivelare ai nostri cari tutto ciò che, in quegli attimi di vita reale, non siamo riusciti a dimostrare”. No, non è così. E’ tutto finto, finzione, inganno. Non c’era nessuna bambina reale in quell’incontro, e cercare di colmare il vuoto, che poi vuoto non è, ma una vita diversa, un modo di farsi compagnia differente, “senza consolazione” è auto condonassi a un dolore ancora più atroce e senza speranza. A tanto sta arrivando la scienza: a manipolarci per renderci esseri senza un proprio livello di coscienza, di capacità di vivere la realtà. Finti, come quegli esserini prodotti dal video tridimensionali. Menzogna.