Cos'è il Manifesto di Ventotene e perché se ne parla tanto negli ultimi giorni: il progetto federalista europeo e tutte le sue criticità
È da giorni che sembra che non si faccia altro che parlare dell’Europa e tra i tanti argomenti in queste ore centrali sulle pagine di cronaca – e sulle bocche di molti esponenti e tesserati politici dell’opposizione – spicca in particolare quel ‘Manifesto di Ventotene‘ che porta sulle spalle più di 80 anni di storia e le firme di persone come Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni – appunto, gli autori del documento -: risalente all’epoca fascista con radici profondamente intrecciati negli ideali antifascisti, venne usato come vera e propria base per creare l’Unione Europea e le sue attuali istituzioni; ma cerchiamo di capire meglio cosa sia il Manifesto di Ventotene, cosa c’è scritto e perché se ne parla tanto in questi giorni.
Partendo dalla non trascurabile storia, è bene ricordare che il Manifesto di Ventotene venne realizzato nel 1941 durante l’esilio nell’isolotto del mar tirrenico di alcuni degli oppositori politici del Duce: l’idea alla base era quella di formulare un vero e proprio progetto politico e sociale in grado di governare – in un’epoca in cui ancora non esisteva se non in forma continentale – l’Europa in una vera e propria unione di paesi federati e liberi; poi utilizzato come base ideologica per arrivare alla moderna UE passando dalla Comunità europea del carbone e dell’acciaio.
Cos’è il Manifesto di Ventotene: il progetto dell’Europa federale che strizza l’occhio al socialismo e alla guerra
La ragione per cui oggi si torna a parlare del Manifesto di Ventotene è strettamente legata alla Piazza per l’Europa organizzata dal giornalista di Repubblica Michele Serra in una sorta di appello a recuperare la ‘lezione’ di Spinelli, Rossi e Colorni: tanto oggi quanto nell’epoca dei totalitarismi, per superare le sfide è necessario – secondo l’ideale ispiratore del Manifesto recuperato da Serra – arrivare ad una piena federazione europea che supera le piccola istanze partitiche nazionali grazie ad un governo sovranazionale in grado di garantire pace, libertà a giustizia sociale per tutti i cittadini.
Nel Manifesto di Ventotene – diviso in tre differenti parti – si spiega infatti che l’unico modo per garantire una pace duratura e stabile è solamente quello di superare il nazionalismo a favore di un’unione di interessi; ma d’altra parte sono anche molte le criticità alla base del progetto perché oltre ad essere impregnato di ideali eccessivamente socialisti che mal si conciliano con l’attuale globalismo, strizza anche eccessivamente l’occhio all’allora URSS.
Un esempio deriva dal fatto che il Manifesto di Ventotene – tra le altre cose – condanna fermamente il concetto di proprietà privata definendola un punto che non va “dogmaticamente” applicato a tutti i casi, così come naturalmente condanna anche il libero mercato a favore di uno Stato sovranazionale che lo governi e lo guidi attraverso “nazionalizzazioni su vasta scala” e stipendi politicamente decisi; appellandosi ad un “Partito rivoluzionario” che guidi questa istituzione verso la democrazie “con polso fermo” e passando per una necessaria – parole dello stesso Spinelli – “guerra contro l’Unione Sovietica“.