Marco Baldini, com’è oggi il rapporto con Fiorello?
“Ho capito subito che Fiorello era un fenomeno. Mi manca lavorare con lui? Certo, per me con lui era la notte degli Oscar. Ero all’apice della carriera e soprattutto ci divertivamo”. Marco Baldini, conduttore radiofonico e personaggio televisivo dei primi anni Duemila, ricorda così il suo lungo sodalizio artistico col comico siciliano. Lo fa in un’intervista rilasciata a Vieni da me, dove si racconta a tutto tondo tra carriera e vita privata. Baldini parla soprattutto di come è mutato il loro rapporto da quando lui non gli fa più da spalla: “Siamo due persone ormai anziane, di una certa età. Un tempo le nostre telefonate riguardavano le uscite serali, ora si parla di dolorini e prostata…”. Nonostante l’allontanamento, l’intesa c’è ancora. Certo, sono passati anni dal loro periodo d’oro, quello in cui facevano contemporaneamente radio e Tv e i ritmi erano pressanti. Ma ogni stagione ha le sue esigenze, e Marco non rimpiange nulla: “Fiorello non ha bisogno di una spalla, è bravissimo anche da solo. Lo ha dimostrato sempre”. Questo il commento su Viva Raiplay!, il suo nuovo programma: “Ha portato i social in tv, ha fatto esattamente quello che voleva fare lui: una roba innovativa”.
Marco Baldini e il dramma della ludopatia
Messo da parte il successo che ha avuto con Fiorello, Marco Baldini ha vissuto anche periodi meno luminosi. Tutti conoscono il dramma che l’ha coinvolto, la ludopatia, un vero e proprio “male” che l’ha portato in breve tempo a perdere affetti, conoscenze e probabilmente anche l’opportunità di avere un figlio. “Se avessi gestito la mia vita in modo diverso”, si rimprovera Baldini, “forse non sarebbe finito il mio matrimonio”. “In tanti hanno provato ad aiutarmi, anche Fiorello con il lavoro. Ma in quel momento non era possibile capire. Linus mi ha prestato soldi, Magalli… Fabrizio Frizzi è stato una grandissima persona, aveva una grandissima umanità”. Tante le follie che ha fatto per scampare a chi rivoleva i soldi: “Ho buttato via cellulari per non ricevere le telefonate dei creditori. Avevo paura ad accendere il telefono, con tutti i messaggi di chi giustamente voleva i soldi che io avevo buttato via con la ludopatia”. A dieci anni dalla “guarigione”, Marco ha il coraggio di chiamarla per nome: “La ludopatia è una malattia, ti rendi conto di essere malato quando è già troppo tardi e vedi dietro una voragine. Io ero un vecchio ‘cavallaro’, giocavo anche a carte ma in maniera marginale. Ti rendi conto della follia quando vedi che i soldi piazzati su una corsa bastano per fare una settimana di spesa per una famiglia. Non è solo una questione di soldi, non si perdono solo i soldi: affetti, amicizie, talento, lavoro, tempo da dedicare a voi stessi”. Il rammarico più grande? La mancata paternità. “Quando sei in quel tunnel chiedi soldi, ma non ti servono soldi: ti serve aiuto. Parlatene con chi vi vuole bene e fatevi curare nei centri specializzati”.