Martin Castrogiovanni e sua moglie Daniela Marzulli sono stati oggi ospiti di Caterina Balivo nel salotto de La Volta Buona.
La puntata odierna de La Volta Buona ha accolto in studio una coppia che ha emozionato con racconti riguardanti sia la loro storia che le singole vite; stiamo parlando di Martin Castrogiovanni e sua moglie Daniela Marzulli. E’ stata proprio la seconda a prendere per prima la parola per raccontare la genesi del loro amore, quasi casuale e nata grazie ad una videochiamata. “Ero a questa cena e verso fine serata i suoi amici hanno fatto questa videochiamata in Argentina per chiamare proprio lui, alla fine il telefono è finito nelle mie mani; ci siamo guardati, salutati…”. Prende la parola l’ex sportivo che racconta cosa è accaduto dopo quello scambio di sguardi tramite uno schermo: “Mi sono fatto fare il numero e il giorno dopo le ho scritto; in quel periodo ero in giro per il mondo, avevo smesso di giocare. Lei è stata una sorta di luce in un momento difficile dove non sapevo cosa volessi fare… Tutti noi sportivi quando smetti da un giorno all’altro non è mai facile, lo sport ti dà tanto ma altrettanto ti toglie; quando smetti devi cercare di reinventarti e su questo Daniela mi ha aiutato tantissimo”.
Martin Castrogiovanni a La Volta Buona: “Per la malattia ho rischiato di perdere l’uso della gamba…”
Proseguono le parole al miele a La Volta Buona da parte di Daniela Marzulli, moglie di Martin Castrogiovanni. “Fin da subito mi ha colpito il suo cuore, è come un bambino; spontaneo… Ci siamo sposati dopo poco più di un anno”. Particolare anche il racconto della proposta di matrimonio; con uno scenario mozzafiato tra le colline in argentina e un anello messo intorno alla cannuccia del mate: “All’inizio nemmeno me ne ero accorta, ero ipnotizzata dal panorama, quando ho visto l’anello non capivo più nulla…”.
Toccante anche il racconto della malattia; nel 2015 erano stati diagnosticati 6 mesi di vita a Martin Castrogiovanni a causa di un brutto male. Un referto che fortunatamente è stato sovvertito dai controlli successi in Italia e da un’operazione che si è risolta nel migliore dei modi: “Ho rischiato di perdere l’uso della gamba, sono stato fortunato; in ospedale il giorno dell’operazione c’erano 30 persone, non mi sono mai sentito solo”.
