Massimo Andreoni/ “Vaiolo delle scimmie? Attenzione ma non preoccupazione”

- Carmine Massimo Balsamo

L'infettivologo Massimo Andreoni si è soffermato sul vaiolo delle scimmie, ribadendo che non è il caso di fare scattare l'allarme

massimo andreoni (Oggi è un altro giorno)

C’è apprensione per i nuovi casi registrati in tutto il mondo di vaiolo delle scimmie, il professor Massimo Andreoni predica calma. L’infettivologo del Policlinico Tor Vergata è internuto a Oggi è un altro giorno e ha spiegato: “I casi sono sei in tutto. Sono elementi di attenzione ma non di preoccupazione. E’ un virus che conosciamo da tanti anni, il virus non ha un’enorme capacità di trasmissione interumana. Con l’indice di trasmissione sotto l’1, le epidemie restano limitate”.

In Gran Bretagna è stato deciso di optare per il vaccino per i casi a rischio, Massimo Andreoni non intravede margini per una decisione simile in Italia: “Questa è una malattia che il più delle volte decorre in maniera tranquilla, i casi gravi sono eccezionali. C’è stato un cluster che ha interessato tante persone e si vuole delimitare la diffusione del virus. Ma in questo momento direi che non c’è l’indicazione di procedere con la vaccinazione in Italia”.

MASSIMO ANDREONI: “CASI LETALI SONO ECCEZIONALI”

Massimo Andreoni ha tenuto a precisare che il tasso di letalità del vaiolo delle scimmie è estremamente basso: “I casi letali sono veramente eccezionali e riguardano le persone molto fragili. Sta abbondantemente sotto l’1%, il massimo dei casi è stato registrato in Africa e in soggetti giovani, con una letalità trascurabile. Ma come tutte le malattie va tenuta sotto controllo”.

Già interpellato da Adnkronos, Massimo Andreoni aveva confermato che nel suo policlinico è stato annotato “un aumento di persone che si recano in ambulatorio o al pronto soccorso sospettando di avere il vaiolo delle scimmie. Al momento non ci sono nuovi casi, ma questo è un fenomeno atteso quando si parla di malattie emergenziali, e le persone si suggestionano”. L’esperto ha proseguito: “Ma direi che è più pericoloso l’effetto contrario, ovvero che chi ha un sospetto non ne parla con il proprio medico e non chiede informazioni perché teme di essere additato e isolato. L’abbiamo già visto con l’Hiv quando era associato con la tossicodipendenza o la comunità omosessuale”.







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