Il processo a Massimo Bossetti, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, verso l'iter di revisione dopo il riesame delle prove
Massimo Bossetti, principale imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio di cui si parlerà nel nuovo programma “Il Caso” su Rai 3, arrestato sulla base della prova di confronto del Dna trovato sugli slip della 13enne e poi condannato all’ergastolo dopo tre gradi di giudizio, continua a dichiararsi innocente. Il muratore di Mapello, sia durante gli interrogatori nei quale aveva affermato di non conoscere la ragazza, che nei vari processi durante i quali la difesa ha contestato l’attendibilità delle prove ed infine all’interno del carcere, ha sempre sostenuto di essere vittima di un clamoroso errore giudiziario.
Le indagini che portarono a svelare il suo nome furono piuttosto complicate, coinvolgendo oltre 18mila persone con un test collettivo di raffronto del Dna che ancora oggi è un record. Prima di arrivare a lui infatti, ci fu da risolvere l’enigma della traccia biologica appartenente al cosiddetto “Ignoto 1“, che non corrispondeva con alcun profilo tra quelli analizzati tranne che con quello di Giuseppe Guerinoni, un ex autista di autobus deceduto nel 1999 e che quindi non poteva essere l’assassino ma che poi risultò essere padre biologico di Massimo Bossetti.

La difesa di Massimo Bossetti ottiene l’accesso ai reperti per la revisione del processo
Dall’arresto di Massimo Bossetti inizia il processo per l’omicidio di Yara Gambirasio, una vicenda giudiziaria che ancora oggi non sembra ancora definitivamente chiusa nonostante le sentenze, che hanno confermato l’ergastolo in tutti e tre i gradi. Le tracce che per i giudici confermano inconfutabilmente la tesi della sua colpevolezza infatti, sono state più volte contestate dai legali difensori che ha chiesto più volte un riesame dei reperti sostenendo soprattutto che i materiali potrebbero essere stati contaminati.
Tuttavia ad incastrare il muratore resta la principale prova che è quella del Dna trovato sugli slip di Yara Gambirasio, che è compatibile al 99,9%, oltre alle immagini delle telecamere di sicurezza nelle quali si vede il furgone di Massimo Bossetti passare proprio davanti alla palestra frequentata dalla vittima. L’iter per la revisione però prosegue, e lo scorso 17 giugno il Tribunale ha concesso alla difesa l’accesso agli archivi e risultati delle perizie, che potrebbero essere poi usati per produrre una nuova documentazione utili a fornire prove sull’innocenza di Massimo Bossetti.
