Caos Camera USA per richiesta di rinvio della deposizione di O'Connor, medico dell'ex Presidente Biden: cosa succede e perché è cruciale la testimonianza
INDAGINI SUL DECLINO DI BIDEN: NUOVO COLPO DI SCENA DALL’EX MEDICO O’CONNOR
Serve tempo e serve soprattutto una “garanzia” sul rispetto del rapporto di privacy e riservatezza tra medico e paziente: sono questi gli argomenti messi in campo dall’ex medico del Presidente emerito Joe Biden, il dottor Kevin O’Connor, nella richiesta di rinviare/congelare la sua deposizione presso la Commissione di Vigilanza della Camera USA.
Dopo l’apertura delle indagini voluta dal Partito Repubblicano sul dolo presunto dei Dem nell’aver nascosto il più a lungo possibile il decadimento cognitivo e di salute dell’ex Presidente degli Stati Uniti, un mese fa era arrivata la convocazione per il medico di Biden per poter testimoniare davanti ai membri della Commissione.
Nello specifico, il presidente dell’organo di controllo – il repubblicano James Comer – accusava O’Connor di aver nascosto i segnali di decadimento, oltre a non aver rispettato la richiesta di un colloqui volontario: già ad inizio giugno la Commissione di Vigilanza rispediva al mittente la richiesta del medico di non voler deporre per rispettare la privacy medico-paziente. Ora che il momento della convocazione si è fatto imminente – è previsto per mercoledì 9 luglio 2025 – è ancora lo stesso O’Connor a inviare una ulteriore lettera aprendo un nuovo fronte di polemica con il Governo americano.

Come riporta la NBC News in giornata, la lettera del medico di Biden è stata recapitata al deputato repubblicano che guida la Commissione di Vigilanza, siglata dall’avvocato del dottor O’Connor: «Sarebbe uno spettacolo inutile chiedere al medico di testimoniare davanti alla vostra Commissione, senza alcuna concessione alla consolidata dottrina della riservatezza medico-paziente».
IRA REPUBBLICANI SULLA RICHIESTA DI RINVIO: “TATTICA DILATORIA PER OSTACOLARE LE INDAGINI”
Se a suo tempo l’ex Presidente Biden aveva considerato le accuse di Trump e dei Repubblicani come «ridicole», in quanto le decisioni prese durante la sua presidenza «erano lucide e in pieno possesso delle mie facoltà», le successive notizie emerse in questi mesi, dalle visite “riservate” del suo medico fino alla grave notizia del cancro alla prostata, hanno acceso più di una riflessione in merito allo stato di salute dell’ex leader Democratico.
«Biden aveva uno stato mentale non competente» e con questo stato avrebbe comunque «firmato leggi e decisioni cruciali per il Paese»: alla denuncia di Trump è stata data seguito la convocazione del dottor O’Connor per testimoniare in merito alle effettive capacità cognitive mantenute dall’ex Presidente durante gli ultimi anni del suo mandato alla Casa Bianca.
«La Commissione ha cercato di capire se ha contribuito a nascondere al popolo americano l’idoneità dell’ex presidente Biden», ha spiegato ancora l’attuale Presidente americano in una intervista alla Fox News del 29 giugno 2025. La reticenza del medico di Biden e la richiesta di rinvio a fine luglio o addirittura nel mese di agosto, viene vista dall’opinione pubblica ancora una volta come un elemento “divisivo” e avvolto da una coltre di mistero. Il GOP non ci sta e in una dichiarazione presso la Commissione fa sapere che quest’ultima lettera di O’Connor è una ulteriore «tattica dilatoria per ostacolare le indagini del Comitato di vigilanza».
Assieme al medico personale di Biden, la Commissione ha emesso per le prossime settimane un’ulteriore mandato a deporre per Anthony Bernal, uno dei principali collaboratori e consiglieri dell’ex First Lady Jill Biden: anche lui sarebbe stato coinvolto nel presunto “nascondimento” delle reali condizioni psico-fisiche dell’ex Presidente USA.
