L’attacco a Doha ha fatto in modo che Qatar (e ora i sauditi) chiedessero la protezione USA. Così gli americani controllano tutta l’area mediorientale

Benjamin Netanyahu e il dialogo dei Meli pronunciato alla Knesset il 5 novembre confermano una tendenza che si sta consolidando soprattutto con il contributo di quei Paesi come USA, Cina e Russia che non esitano a fare carta straccia delle regole internazionali per affermare i propri interessi.  E aprono la strada a una lettura della geopolitica mediorientale inedita.



Fino al 3 novembre, infatti, secondo analisti influenti, compresi quelli di Foreign Policy, Israele era incapace di completare con risultati politici il suo strapotere militare. La previsione era che dopo l’attacco a Doha e l’impegno americano per il Qatar, Israele stesse rischiando grosso.

Infatti quando il 9 ottobre 2025 è stato annunciato il cessate il fuoco tra Israele e Hamas e il negoziatore israeliano Alon Nitzan ha festeggiato abbracciando il suo omologo, il primo ministro qatariota Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, in molti hanno visto in quel comportamento un controsenso rispetto alla bomba da 2mila libbre sganciata il 9 settembre nel cuore di Doha. E, non a caso, molti avevano visto di lì a poco la fine della credibilità americana in quel quadrante geopolitico.



Al netto dei danni prodotti nella considerazione degli USA e di Israele presso le opinioni pubbliche del Golfo, a tutto vantaggio degli estremismi, gli Stati Uniti si erano salvati in corner fornendo lo status di alleato maggiore non-NATO (MNNA, Major non-NATO ally) con clausola di difesa l’articolo 5 de facto, dichiarando pubblicamente che qualsiasi futuro attacco al Qatar sarebbe stato considerato un attacco diretto agli USA.

Trump ha firmato una garanzia scritta che nessuna monarchia del Golfo aveva mai ottenuto prima, nemmeno gli Emirati o il Bahrein, firmatari degli Accordi di Abramo.



Da sin.: Marco Rubio, Donald Trump, Pete Hegseth alla Casa Bianca (Ansa)

Però il documento siglato a New York da tutti gli Stati arabi meno il Qatar il 4 novembre ci dice anche un’altra cosa. Con le bombe su Doha, nel bene e nel male, Israele ha perseguito e ottenuto i suoi scopi. Con buona pace dei sostenitori dei rapporti internazionali basati sulle regole ONU e delle vittime civili provocate.

A prescindere da quanto gli israeliani siano arrivati vicino a colpire i negoziatori di Hamas, non era quello il bersaglio principale. Secondo Machiavelli “I profeti armati vinsono e li disarmati ruinorno”: quelle bombe hanno messo a nudo la debolezza del feroce equilibrista Al Thani, ottimo profeta ma disarmato. Hanno fornito un assist mondiale agli USA, il profeta più armato, a partire dalla dichiarazione del 29 luglio in cui già un congruo numero di Paesi arabi chiese il forfait di Hamas. E in tutto questo la reazione inconsistente di Cina e Russia conferma il principio di Machiavelli.

Al Thani cerca la protezione degli USA, ma a quale costo? Analizziamo il discorso brutale e le minacce di Netanyahu, per farci un’idea.

“I meli non danno frutti per i vermi… Qatar, il ramo marcio si chiama Hamas, avete tempo fino al 31 dicembre per tagliarlo, altrimenti lo faremo noi. E non ci sarà più nessun albero”. Il Qatar corre da Trump, ottiene la nuova garanzia dell’articolo 5 de facto, ma in cambio deve consegnare Hamas. Tutto il resto della questione viene di conseguenza: l’Arabia Saudita, anch’essa abbastanza disarmata, chiede la stessa protezione NATO, ma visto che non ospita leaders di Hamas difficilmente l’otterrà, e forse non ne ha neppure bisogno.

I famosi 14 miliardi per la Siria non sono un pasto gratis, aiutano Damasco a diventare una barriera indipendente dall’Iran al confine ebraico. Il nuovo Medio Oriente, oltre quello delle meraviglie finanziate da Mohammed Bin Salman, è quello in cui Hamas è annientato finanziariamente.

Hezbollah arranca per tenere il sud del Libano. L’Iran è chiuso nei suoi confini. Tutti hanno bisogno degli accordi di Abramo e dell’ombrello americano. Washington ha bisogno delle basi in Qatar e Bahrein. Con queste premesse a nessuno verrà in mente di scagliare la prima pietra. Il Golfo compatto, fuori della propaganda islamista, sta ricostruendo il Medio Oriente. Alcibiade aveva le triremi. A Netanyahu, oltre alla suddetta bomba, è bastata una penna il 4 novembre a New York.

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