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Home » Cinema e Tv » Film e Cinema » MEMENTO/ Il film sulla memoria che fa emergere il genio di Nolan

  • Film e Cinema
  • Cinema e Tv

MEMENTO/ Il film sulla memoria che fa emergere il genio di Nolan

Gianni Foresti
Pubblicato 31 Ottobre 2023
Una scena del film

Una scena del film

Al suo secondo lungometraggio, Christopher Nolan mostra la sua genialità con una sperimentazione dal punto di vista narrativo e del montaggio

Dopo avervi presentato L’amore dimenticato e la serie tv Audrey è tornata, concludiamo il filone cinema-memoria con il film Memento (2001) di Christopher Nolan. Premetto subito che è un noir e il legame con le altre pellicole è solo la perdita di memoria, a breve termine in questo caso, del protagonista. Dopo 15 minuti non ricorda più nulla.

Leonard Shelby è alla ricerca dell’assassino della moglie, vuole vendicarsi e avvia delle indagini. A causa del suo disturbo utilizza un metodo per non dimenticare: appunti, foto polaroid e scritte tatuate sul corpo.

Detto così è semplice e lineare, ma lo svolgimento del film non lo è per nulla. Vidi il film al cinema e rimasi confuso per buona parte della visione e al termine scoccò una debole scintilla che non soddisfò però la comprensione. Perché  uscii dal cinema frastornato? Semplice, il film è narrato al contrario, ovvero l’inizio del film sarebbe la fine, mentre il The end è la partenza.

Facile a dirsi, ma la visione è difficile sin dall’inizio, vedi la prima scena e dici: ma cheèstarobba?

Non ve la descrivo, guardatela, vi dico solo che non ha utilizzato effetti speciali.

Il DVD in commercio di Memento ha due dischi, nel primo vi è il film andato nelle sale, nel secondo una versione montata in sequenza temporale. Beh, quest’ultima ti fa dire che il film è banale con molte incongruenze, ma Nolan non ha mai visto questa versione, è un’idea della casa di produzione solo per gli extra del DVD, perché ha concepito e studiato il film proprio al contrario. Sia nella sceneggiatura che nella realizzazione concreta dei punti di raccordo e passaggio di ciascuna delle scene cosa questa non facile, anzi. Una sperimentazione sotto l’aspetto narrativo e del montaggio.

Ci sono momenti in bianco e nero e a colori. I primi sono le telefonate del protagonista (parla solo lui in maniera affannata) e il suo voice over di descrizione degli accadimenti, questo in uno stile documentaristico, mentre quelle a colori vogliono rendere partecipe il pubblico di ciò che il protagonista vede per identificarsi con lui. La cinepresa inquadra le polaroid, i tatuaggi (originale l’idea di quello inciso al contrario sul petto per poterlo leggerlo nel verso giusto nel riflesso di uno specchio) e le varie situazioni con gli occhi di Leonard, perché Nolan vuole che gli spettatori si immedesimino in lui, nel suo pensiero, percepiscano la sua confusione, le sue incertezze e paranoie. Ricordiamoci sempre che la narrazione è al contrario e perciò, unita agli atteggiamenti appena descritti, a un certo punto del film tutto ci sembra strano, alterato, incoerente e si inizia a dubitare del prosieguo sia della storia che di Leonard, della sua attendibilità.

Un film noir, drammatico e psicologico.

Tutto questo è voluto da Nolan. Questo è il suo secondo lungometraggio della carriera realizzato all’età di trent’anni. Che mente e pensieri può avere un giovane per narrare una storia in pellicola in questo modo? Un fuori di testa o un genio? Uno psicologo potrebbe rispondere?


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Cimentarsi nel realizzare il film al contrario è stata un’idea, secondo me, brillante e originale; realizzarlo tecnicamente (pianificare le inquadrature per poi montarlo) è stata una sperimentazione innovativa e ben riuscita.

Tutto inizia da uno spunto del fratello di Nolan, Jonathan, scrittore e sceneggiatore, che voleva scrivere un libro sulla vicenda di un personaggio con il disturbo di memoria a breve termine. A quattro mani scrivono la sceneggiatura e il regista ci ha messo del suo nella scelta dell’utilizzo del bianco/nero e del colore, nell’espressione della voce da dare alla recita di Leonard (asettico nel racconto della sua vita, concitato al telefono), come realizzare le riprese per renderci partecipi, l’arredamento e i colori del motel, i tatuaggi come appunti e tanto altro. Ha fatto un gran lavoro certosino. Per dovere di cronaca, il film è stato poi girato in 25 giorni; l’attore protagonista, Guy Pearce (voto 10), a dispetto del tema, aveva una memoria eccezionale nel ricordare le battute; il film è andato nelle sale e il fratello non aveva ancora terminato Memento Mori, il romanzo.

La critica è stata subito tiepida, molti ancora non lo reggono, ma a dispetto di questi è diventato un cult e, aldilà dell’originalità, ci fa discutere e pone interrogativi sulla mente umana, non scivola via.

Continuare a ricercare per non dimenticare.

Bella sfida.

I film successivi di Nolan sono stati un successo. Direte: facile realizzare la trilogia di Batman, ok ci potrebbe stare, ma secondo me non tanto; più difficile però per gli altri che passano dalla fantascienza, alla storia a Oppenheimer. Concepisce le sue pellicole per la sede naturale di visione, i cinema, ne capisce molto di tecnica ed effettua le riprese nel massimo formato, IMAX.

Dopo aver visto i suoi film e averne anche scritto su questo giornalone, lo dico con certezza: Nolan è un genio.


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